La Fondazione Polis per le vittime di criminalità ed i beni confiscati, ma anche promotrice di numerose iniziative culturali e sociali a favore dell’infanzia, ed AsCenDeR, Associazione Centro di Documentazione e Ricerca, che affonda le sue radici nelle esperienze educative degli anni ’70, hanno lanciato dalla Campania, ma con una valenza nazionale, un nuovo appello al Governo ed al Parlamento perché si utilizzi una quota del Recovery Fund per uno strategico piano nazionale infanzia.
L’iniziativa è stata presentata nei giorni scorsi in uno dei tanti significativi luoghi dell’impegno concreto a favore di bambine e bambini, di ragazzi e ragazzi, l’Associazione “Figli in Famiglia”, di Carmela Manco, insignita, tra l’altro, del titolo di Commendatore, per meriti sociali, dal Presidente della Repubblica. Ma il Gruppo promotore, con le firme dei vari rappresentanti in calce all’Appello, è costituito da molte delle associazioni che operano da anni nel territorio napoletano e campano, con collegamenti di livello nazionale.
Sono rappresentate realtà operative e scientifiche, di carattere laico e religioso, che si occupano e progettano, anche a livello sociosanitario, a favore della prima infanzia, dell’età scolare, nel contrasto alla dispersione scolastica, alla povertà educativa e materiale, nell’impegno per l’area del disagio e della disabilità, per la promozione dello sport, come educativo fattore di sviluppo di comportamenti pro-sociali, per la tutela ed il recupero di ragazzi con esperienze carcerarie.
«Non mancano, su tali temi, oltre a quelle del volontariato, pregevoli iniziative di tipo istituzionale, a livello di Comuni, della stessa Regione Campania e dell’Ufficio Scolastico regionale. Abbiamo anche letto, nella prima stesura del Pnrr, vari riferimenti alla dimensione infantile ed alla scuola, ma noi crediamo che sia necessaria una “visione strategica” ed un governo centralizzato dei processi, che devono determinare innanzitutto radicali trasformazioni anche di tipo istituzionale, intendiamo in primo luogo delle istituzioni sociali, sanitarie, educative, superando tante inique disparità territoriali, a partire dalla questione dei Nidi e degli Asili.
Se non si affronta, per esempio, la qualità dell’intervento sociosanitario nella primissima infanzia, che permetta di monitorare ed accompagnare bambini e genitori più in difficoltà per ragioni sociali ed economiche, ma anche culturali ed ambientali, non affronteremo “alla radice” il problema. Perciò proponiamo uno strategico piano nazionale infanzia. Per porre i bambini veramente al centro dell'azione politica, con un'attenzione particolare proprio ai territori e alle famiglie più vulnerabili, attraverso concrete e precoci strategie di adozione sociale, anche per incidere sulla povertà minorile che caratterizza il nostro Paese».
«Abbiamo già raccolto tante altre firme (appellopianoinfanzia@gmail.com), ricevuta una prima iniziale attenzione della stampa e soprattutto di parlamentari, già impegnati su questi temi, ma a tutti loro vogliamo rivolgerci, a partire dal Governo, dal presidente del Consiglio ed i ministri, e dai presidenti di Camera e Senato, perché sia preso in considerazione il nostro appello, che spetterà poi a loro ed agli esperti tecnici deputati tradurre in articolate proposte concrete, che costituiscano una importante pagina ed un capitolo significativo del Recovery Plan, capace davvero di guardare al futuro delle nuove generazioni.
Di seguito i primi firmatari dell'appello che ha già superato le 2mila sottoscrizioni.
Don Tonino Palmese (Fondazione Pol.i.s.), Don Gennaro Pagano (Cappellano del IPM di Nisida-Fondazione Regina Pacis), Geppino Fiorenza (AsCenDeR Centro Documentazione e Ricerca), Enrico Tedesco (Fondazione Pol.i.s), Enrica Amaturo (Univ.di Napoli Federico II – Pres.