Forza Italia, Fulvio Martusciello risponde ai ribelli: «Cesaro non c'è più, così rilancerò il partito»

Forza Italia, Fulvio Martusciello risponde ai ribelli: «Cesaro non c'è più, così rilancerò il partito»
di Valentino Di Giacomo
Sabato 27 Agosto 2022, 09:00 - Ultimo agg. 28 Agosto, 08:55
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Commissario Martusciello, con lo strappo dei quattro parlamentari De Siano, Ferraioli, Pentangelo e Sarro, hanno accusato lei e i vertici nazionali di Forza Italia di non aver mantenuto degli accordi. È stato tradito un patto? O non c'era alcun patto che se De Siano avesse lasciato il coordinamento a lei poi avrebbero avuto una candidatura?
«Ognuno dei quattro ha avuto un suo percorso in questi anni e ognuno ha sperato di essere candidato ma queste ambizioni personali si sono poi scontrate con la realtà. Ovvio che se ci fosse stato spazio avrebbero trovato candidature tutti. So solo che il tavolo nazionale ha fatto ogni sforzo per dare una rappresentanza adeguata a ogni regione tenendo conto dell'esigenza di rinnovamento, coniugata con il problema della riduzione dei parlamentari. Sulle scelte campane mi assumo la totale responsabilità».

C'era una volontà di decesarizzare il partito, come ha detto il suo vicecoordinatore regionale Francesco Rubano per dire che i quattro non ricandidati erano vicini a Luigi ed Armando Cesaro?
«Cesaro non c'è più.

Sì questi parlamentari erano stati candidati e avevano una storia con Cesaro tanto che uno di loro si definiva non di Forza Italia ma gigginiano, ma mi creda non c'entra nulla con le scelte fatte. Quello che cambia da oggi è l'impostazione del partito: aperto, plurale, protagonista. Dico a tutti quelli che in questi anni sono andati via: tornate perché finalmente lo spirito del '94 è tornato».

I parlamentari uscenti le chiedono quali criteri sono stati seguiti per le candidature, accusandola anche di non aver rispettato dei criteri territoriali. Perché sono stati esclusi?
«La riduzione dei parlamentari ha portato a scelte a volte difficili perché è ovvio che c'è chi ha coltivato una ambizione, chi ci ha lavorato e chi ci ha sperato. Io per primo, da coordinatore regionale, pur potendo, ho scelto di dare spazio ad altri perché un partito è democratico se si apre e cerca di valorizzare tutte le energie. Avremo un parlamentare almeno per ogni provincia. La differenza sta nel fatto che il parlamentare sarà una donna anziché un uomo. Penso a Caserta, Salerno o ad Avellino ad esempio. Non è che se eleggiamo uomini siamo democratici e se eleggiamo donne siamo scarsi».

Teme un contraccolpo in campagna elettorale? O sono validi i nomi messi in campo?
«Il partito esiste sempre, non perché esistono i parlamentari ma perché esistono gli elettori. Vanno separate le storie e le ambizioni personali da quelle che invece sono le aspettative di un Paese. Queste sono le elezioni più importanti della storia repubblicana. Il popolo di centrodestra le sta aspettando dal 2008, ultimo anno di un premier eletto dai cittadini a cui poi si sono succeduti governi tecnici e premier frutto di accordi di palazzo. Abbiamo candidato due sindaci a Benevento ed Avellino, Rubano e De Angelis che sono anche coordinatori provinciali, la capogruppo in Regione Annarita Patriarca e il capo dell'opposizione Stefano Caldoro che, con la loro elezione, porteranno in Consiglio regionale i primi dei non eletti: cioè Franco Cascone e Mariagrazia Di Scala, ridando rappresentanza all'isola di Ischia. C'è il più votato in consiglio comunale a Napoli, la coordinatrice regionale e la vice di Azzurro donna, il responsabile regionale dei difensori del voto, la consigliera comunale più votata della provincia di Salerno, la prima dei non eletti alle regionali di Caserta. Tutti conosciutissimi e apprezzati dalla base».

In conferenza stampa De Siano ha detto che si tratta di sconosciuti, sbaglia?
«Il vero inganno agli elettori è mettere in una lista dove scatta un solo seggio quattro candidati locali facendo credere agli elettori che tutti e quattro possono essere eletti. Come invece abbiamo organizzato le liste gli elettori sapranno perfettamente chi li rappresenterà e saranno in maggioranza donne».

Qualcuno però, sui territori, sta andando via lasciando polemicamente il partito...
«Per ognuno che va via ce ne sono dieci che arrivano. Basti pensare a quello che è accaduto a Caserta con l'adesione del presidente della Provincia di Caserta che ha consegnato nelle mani di Tajani la sua adesione. Posso citarle un esempio da cui tutti dovrebbero prendere insegnamento?».

Prego...
«Nel 2008 mio fratello, Antonio Martusciello, fu escluso dalle liste l'ultima notte proprio da chi ha fatto la conferenza stampa ieri. Sa cosa fece Antonio? Dopo due giorni era già in campagna elettorale per Forza Italia».

Con quali progetti si presenta Fi agli elettori per Napoli e la Campania?
«I parlamentari campani dovranno battersi per migliorare il credito di imposta portandolo da 15 milioni di euro a 20, così rendendolo alternativo ai contratti di sviluppo ed esente da Irap e Ires così come il credito di imposta transizione 4.0. Migliorare i contratti di sviluppo che oggi non sono coerenti con le necessità degli investitori, dando la possibilità che in presenza di mutate condizioni di mercato si possa riprogrammare l'intervento. È la lotta alla burocrazia nel Sud la nostra prima battaglia contro il potere asfissiante delle sovrintendenze. E poi c'è da chiudere definitivamente la questione condono 2003. Basta incertezze. Mettiamo il punto e ripartiamo». 

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