Gaetano Manfredi sindaco di Napoli, chiamata agli alleati dopo il flop in Consiglio: «Maggioranza a rapporto»

Gaetano Manfredi sindaco di Napoli, chiamata agli alleati dopo il flop in Consiglio: «Maggioranza a rapporto»
di Luigi Roano
Mercoledì 18 Maggio 2022, 08:00
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Un tagliando - il primo - alla sua maggioranza litigiosa dopo sette mesi di consiliatura, su questo terreno si sta muovendo il sindaco Gaetano Manfredi dopo il flop in Consiglio comunale di lunedì, il primo dove è venuto meno il numero legale pur potendo contare su ben 28 dei 41 consiglieri che compongono l'Aula. Lo scivolone c'è stato sull'ordine del giorno che all'unanimità il Consiglio aveva proposto all'assessora allo Sport Emanuela Ferrante - in quota M5S - sulla vicenda dello sfratto della Virtus Piscinola dalle Tendostruttura dove opera. Una associazione sportiva impegnata nel sociale e in periferia ora senza casa perché la Tendostruttura il Comune l'ha messa sul mercato. La Ferrante non può revocare il bando di gara, è la legge, e su questo punto è mancato il numero legale. Che al di là della vicenda in se è un campanello d'allarme per Manfredi.

Sullo sfondo resta inevasa - a sette mesi dall'insediamento - la questione delle giunte nelle Municipalità perché non c'è accordo politico e a stretto giro ci sarà la sessione di bilancio con il previsionale 2022-2024 che arriverà in Aula nei primi giorni di giugno. Il primo bilancio di Manfredi che non sarà una passeggiata di salute, ci sarà l'aumento dell'Irpef e una tassa di imbarco aeroportuale, decisioni da prendere ce ne sono. E serve che la maggioranza sia coesa il tema è quindi tutto politico. Di qui la necessità del tagliando alla maggioranza sul quale stanno lavorando Carlo Puca - il portavoce politico dell'ex rettore la personalità che ha rapporti con i partiti della coalizione anche a livello nazionale - e Teresa Armato l'assessore al Turismo che ha la delega ai rapporti con il Consiglio comunale. 

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La Ferrante - giova ricordarlo - è espressione del M5S che ha problemi interni e ora anche con il Pd. In questo contesto sono i dem che lanciano segnali. Dalla segreteria cittadina del Pd retta da Marco Sarracino - trapela «che è prioritario discutere e risolvere la vicenda della Virtus Piscinola che il Consiglio non ha potuto affrontare.

Le periferie e la garanzia di opportunità sono temi prioritari del Pd». Insomma, il tema della mancata discussione dell'ordine del giorno per il no della Ferrante viene posto. Quello politico è ancora più marcato: «Un incidente di percorso può accadere - raccontano quelli del Pd - ma si lavori con tutta la coalizione e con i gruppi consiliari affinché vi sia una maggiore compattezza e una maggiore collegialità». Un velato messaggio pure per Manfredi chiamato a far rispettare il contratto elettorale. Un punto nevralgico della vicenda. 

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La sostanza di una vicenda molto spinosa sta tutta nella debolezza delle singole forze politiche - ben 13 - che compongono la maggioranza che sostiene Manfredi. Una questione che riguarda anche Pd e M5S. E il ragionamento ad alta voce rimbomba nelle stanze di Palazzo San Giacomo. Ogni consigliere comunale più o meno si sente legittimato a percorrere una strada individuale dove perseguire i proprio interessi politici che spesso noi coincidono con quelli della città e della stessa coalizione. Il sindaco ha un gruppo in Aula di 5 consiglieri ma - evidentemente - non basta per guidare la coalizione. Manfredi si muove con molta circospezione perché ogni sua mossa verrebbe letta - questo il ragionamento - come quella di chi vuole costruirsi un partito tutto suo da spendere sul mercato elettorale tra qualche anno. E questo potrebbe insospettire il suo dirimpettaio, il Presidente della Regione Vincenzo De Luca, che con Manfredi già sta duellando. E che ieri ha rilanciato l'idea di un suo terzo mandato all'ente di via Santa Lucia. 

Manfredi alla Regione era una ipotesi già nel 2020 quando De Luca ha fatto il bis sbaragliando tutti in piena pandemia. Su Manfredi ci sono le attenzioni di molti giallorossi che su di lui hanno scommesso per vincere a Napoli e sarebbero pronti a scommettere ancora sull'ex rettore come governatore. Ipotesi che a oggi sono destinate a rimanere tali, perché Manfredi dovrebbe lasciare Palazzo San Giacomo un anno e mezzo prima della scadenza il Comune, invece è molto concentrato nel rilanciare Napoli. Sul suo futuro all'assemblea di «Farerete per Napoli» organizzata da Dino Falconio Manfredi è stato chiaro. «Questa associazione esisteva prima che io nemmeno lontanamente pensassi di candidarmi a sindaco. Credo abbiano intenzione di fornire un contributo di idee. Non ho un'area politica di riferimento e non ho intenzione di farne una, l'unico mio desiderio è amministrare bene la mia città». Una mossa politica - oltre al tagliando della maggioranza - comunque Manfredi la sta preparando. Ha indicato le quote ai partiti per la spartizione delle poltrone nelle Municipalità, ma non ha avuto nessun riscontro. Ora è pronto, per sbloccare lo stallo delle nomine, a dare il via libera ai presidenti eletti perché siano loro a scegliere le giunte. 

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