Governo Meloni, la partita dei sottosegretari: Fdi punta su Schifone e Cirielli

Governo Meloni, la partita dei sottosegretari: Fdi punta su Schifone e Cirielli
di Valerio Esca
Domenica 23 Ottobre 2022, 23:57 - Ultimo agg. 25 Ottobre, 08:35
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Il suono della campanella sancisce l’inizio dell’era Meloni. Fatto il giuramento, tenuto il primo Consiglio dei ministri, comincia adesso la corsa ai ruoli di sottogoverno. Da assegnare ci sono 41 caselle. Nella war room di via della Scrofa si comincia a ragionare sulle «compensazioni» e i «risarcimenti» chiesti dai partiti e dagli esclusi, rimasti fuori dalla squadra di Giorgia. Il pressing dei territori è già partito e c’è chi comincia a sciolinare calcoli con il pallottoliere in mano. «Ora sud e Campania siano protagonisti. Siamo la seconda regione per numero di voti per Forza Italia» sottolineano dal coordinamento regionale degli azzurri. Un messaggio lapalissiano, chiaro e diretto. Nel nuovo Esecutivo i ministri campani sono soltanto due, tra l’altro tecnici di area senza nessuna tessera: il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, e il prefetto Matteo Piantedosi, numero uno del Viminale. 

Il risiko per tenere a bada i delusi ed evitare effetti collaterali, fuoriuscite scomode e terremoti nella coalizione – dei quali Meloni farebbe volentieri a meno - dovrà tenere conto dell’insistenza di chi chiede «rappresentanza» nel Governo. La Campania è in prima fila: «È pur sempre la terza regione d’Italia» è il ragionamento che mette d’accordo un po’ tutti. Ma ciò che conta in politica sono i numeri. Guardando i risultati elettorali su scala regionale (del Senato): FdI tocca quasi il 18 per cento, Fi arriva al 10 e la Lega raggiunge il 4 per cento. C’è già chi scalcia. Basti leggere - neanche tanto tra le righe - la nota diffusa dal coordinamento regionale del partito di Silvio Berlusconi: «Secondi in Italia per numero di voti, Fi Campania sarà presente nel governo Meloni».

«Il Sud ha visto Fi protagonista – ha rimarcato il coordinatore campano Fulvio Martusciello - ed è giusto che abbia una sua rappresentanza. Sulla linea espressa tutta la delegazione parlamentare campana si è ritrovata». Ingolosiscono le caselle ancora da assegnare. Il tutto dipenderà dalle deleghe: se fossero quelle legate al Dicastero dell’Università - ruolo ricoperto da Anna Maria Bernini, candidata al Senato proprio in Campania - in pole ci sarebbe il professore della Federico II, Pasquale Perrone Filardi, capolista forzista alle scorse comunali. «Il partito in provincia di Napoli ha uomini di esperienza - fanno trapelare da Fi -. Chi? Ermanno Russo o Nello Di Nardo che fu sottosegretario alla Protezione civile». 

Ma la precedenza, così com’è avvenuto per la composizione del Governo, andrà ai fedelissimi del neo presidente del Consiglio. Gli addetti ai conteggi di FdI ribadiscono che al partito che ha vinto le elezioni spetta il doppio dei posti rispetto alla somma di Fi e Lega. In pole come viceministro c’è Edmondo Cirielli, che era stato dato tra i favoriti per il dicastero della Difesa, dove l’ha spuntata Guido Crosetto. Cirielli potrebbe essere nominato numero due della Farnesina, come vice di Antonio Tajani. Tra i papabili sottosegretari il salernitano Antonio Iannone, rieletto senatore ed attuale commissario regionale di FdI, e la giovane deputata Marta Schifone, sulla quale il partito ha investito e non poco alle ultime politiche: capolista in tre plurinominali. 

Un ruolo di primo piano potrebbe essere ritagliato per Giuseppe Pecoraro, ex prefetto di Roma, ex procuratore generale della Figc e candidato all’uninominale Napoli-San Carlo all’Arena.

Pecoraro ha un rapporto diretto con il neo premier e fino a quando Piantedosi non ha sciolto le riserve è stato considerato nel totoministri come scelta gradita per il Viminale. Per la Lega potrebbe rientrare Pina Castiello, ex deputata del Carroccio, che ha già ricoperto il ruolo di sottosegretario del ministero per il Sud dal 12 giugno 2018, nel governo Conte, fino alla caduta dell’Esecutivo il 5 settembre dell’anno successivo. 

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In Fi sono ore concitate. Non è andata giù al segretario del Nuovo Psi Lucio Barani la scelta di «aver nominato ministro Raffaele Fitto e non Stefano Caldoro». «Fitto - ha sottolineato Barani - persona di grande competenza e che merita l’importante incarico conferitogli, è di fatto il “gemello politico” di Caldoro: tutti e due sono stati ministri di Berlusconi, entrambi hanno vinto insieme e perso insieme le elezioni regionali. Due storie identiche e parallele. Unica differenza: Caldoro ha scelto di rimanere al fianco del Cavaliere. Così è stato ricambiato?». I caldoriani e i socialisti del centrodestra pongono due questioni. La prima più personale con Berlusconi, rispetto al confronto con Fitto: la Meloni ha premiato chi lasciò polemicamente il Cav e passò con FdI, mentre il numero uno di Fi ignora chi gli è rimasto leale. La seconda: al Sud Fi ha preso più voti rispetto al Nord e il partito indica cinque ministri, ma nessuno del Mezzogiorno. Non è da escludere uno strappo di Caldoro con Fi, che potrebbe maturare nelle prossime settimane. 

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