«Il Sud Conta»: il mondo della cultura partenopeo si mobilita contro il regionalismo differenziato

«Il Sud Conta»: il mondo della cultura partenopeo si mobilita contro il regionalismo differenziato
di Paola Marano
Mercoledì 13 Febbraio 2019, 18:09 - Ultimo agg. 18:10
2 Minuti di Lettura
Artisti, registi, musicisti, scrittori, giornalisti e docenti universitari: una fetta del mondo culturale di Napoli dice no alla firma dell’accordo sul regionalismo differenziato tra il Governo e le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Il Sud Conta: si intitola così la piattaforma online da cui è stato lanciato un appello, aperto a tutti, «per bloccare la ratifica, attuare finalmente la definizione dei livelli essenziali di prestazioni, e permettere un reale confronto democratico in tutto il Paese a partire dalla presa visione del contenuto dell’accordo da parte dell'opinione pubblica».
 
Tra i primi firmatari il regista Mario Martone, l’attore Gianfranco Gallo, i giornalisti Sandro Ruotolo e Giannì Minà, il cantante Luca Persico, il padre comboniano Alex Zanotelli, docenti universitari e altri. Non mancano le adesioni politiche. A partire da quella del primo cittadino Luigi de Magistris, dell’assessore Alessandra Clemente, della consigliera comunale Laura Bismuto. Fino ad arrivare al sostegno di esponenti pentastellati con un seggio in Parlamento, come la senatrice “dissidente” del M5s, Paola Nugnes.
 
L’appello rappresenta un primo passo verso la costituzione di una rete di comitati civici meridionali ed è rivolto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e al Presidente della Camera Roberto Fico, a tutti i deputati e i senatori, specie a quelli eletti a partire da quanti sono stati eletti a rappresentare le circoscrizioni meridionali. Prossimo step un presidio a Montecitorio in programma venerdì 15 febbraio, giorno della firma del dispositivo. Secondo i promotori la definizione di standard territoriali differenziati «rappresenta non un percorso verso la valorizzazione delle autonomie, ma un’istituzionalizzazione delle disuguaglianze e delle discriminazioni, in particolare nei confronti dei cittadini delle regioni meridionali».
 
 «Nel già complesso sistema paese italiano, contraddistinto da profonde disuguaglianze sociali e territoriali, si rischia di andare definitivamente nella direzione di un modello di cittadinanza differenziata tra diverse aree del paese – recita il testo dell’appello - Si affermerebbe il principio non delle autonomie ma delle piccole patrie e del razzismo che è frutto di un decadimento della cultura democratica e di una banalizzazione ideologica e interessata della storia d'Italia, del suo controverso processo post-unitario, delle eredità di un modello di sviluppo asimmetrico, dell'essere stato l'unico paese d'Europa la cui crescita si è costruita anche sulla migrazione interna di milioni di lavoratori». 
 
 
 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA