Pizzicati con lo smartphone: in carcere gli imputati vip di Torre del Greco

Pizzicati con lo smartphone: in carcere gli imputati vip di Torre del Greco
di Dario Sautto
Domenica 26 Maggio 2019, 13:00
3 Minuti di Lettura
Dopo un mese e mezzo ai domiciliari, con le accuse confermate anche dal Riesame e nuovi elementi raccolti a loro carico, da ieri mattina Stefano Abilitato e Simone Magliacano sono finiti in carcere. Un aggravamento della misura cautelare è stato firmato dal gip Antonio Fiorentino, su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Borriello, che fa parte del pool di magistrati della Procura di Torre Annunziata guidata dal procuratore Sandro Pennasilico e dall'aggiunto Pierpaolo Filippelli, che hanno coordinato le indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco, agli ordini del capitano Emanuele Corda.

I due politici di Torre del Greco avrebbero incontrato diverse persone non autorizzate durante il loro periodo di detenzione domiciliare. E non solo. Ai due è contestato anche l'uso degli strumenti elettronici, su tutti gli smartphone, con il sospetto di telefonate e chat per comunicare con persone con le quali non avrebbero potuto. Stefano Abilitato, consigliere eletto con 927 voti nella maggioranza del sindaco Giovanni Palomba e già dimissionario da un mese e mezzo, e il suo sponsor politico Simone Magliacano, commercialista ed ex assessore che aspirava ad un nuovo incarico in giunta, sono entrambi accusati di essere i veri registi dello scandalo del voto di scambio alla scorsa tornata elettorale amministrativa di Torre del Greco.
 
A firmare l'ordine di carcerazione per aggravio della misura cautelare è stato il gip oplontino Antonio Fiorentino, che ha vagliato gli elementi raccolti dagli investigatori emettendo subito l'ordinanza, notificata nella mattinata di ieri dagli stessi carabinieri. Abilitato e Magliacano sono stati raggiunti nelle loro abitazioni e accompagnati a Poggioreale.

Lo scorso aprile, lo stesso giudice per le indagini preliminari aveva valutato insufficiente la misura degli arresti domiciliari chiesta per i due politici. L'imminenza delle elezioni europee in programma oggi e la possibilità di inquinamento probatorio avevano spinto il gip a delle considerazioni extra, contenute nella prima ordinanza che aveva portato ai domiciliari i due politici con l'accusa di aver promesso posti di lavoro in cambio di voti e comprato preferenze in contanti e con pacchi alimentari dell'Unicef. Per questa vicenda sono finiti in carcere Giovanni e Ciro Massella, Giuseppe Mercedulo e Gerardo Ramondo, ai domiciliari Andreina Vivace e Francesco Sallustio.

Tranne Giovanni Massella (papà di Ciro), si tratta di cinque netturbini assunti per sei mesi con il progetto Garanzia Giovani dalla Gema, entrando in servizio il 30 maggio dello scorso anno con le amministrative fissate al 10 giugno. Non ottenendo il rinnovo del contratto, i Massella, Sallustio, la Vivace e l'altro netturbino Salvatore Marrazzo avrebbero minacciato e aggredito Abilitato, il sindaco Palomba e i dipendenti della ditta che curava la nettezza urbana, e per questo sono stati raggiunti da un nuovo ordine di arresto appena tre giorni fa. Proteste, interruzioni della raccolta, danneggiamento di mezzi e uffici sono gli episodi contestati agli spazzini, probabilmente illusi dalle promesse elettorali, e poi protagonisti di episodi di violenza.

Nella vicenda della compravendita dei voti, invece, è coinvolto indirettamente, per favoreggiamento, l'altro consigliere comunale Ciro Piccirillo, l'unico raggiunto dal divieto di dimora in Campania, mentre in cinque hanno il divieto di dimora a Torre del Greco: Domenico Pesce (che avrebbe distribuito i pacchi alimentari non commerciabili), Salvatore Loffredo, Giuseppe Sdegno, Vincenzo Izzo e Gennaro Savastano.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA