Whirlpool, Patuanelli lascia il tavolo: «Stop cessione e chiedete scusa»

Whirlpool, Patuanelli lascia il tavolo: «Stop cessione e chiedete scusa»
Venerdì 20 Settembre 2019, 15:58 - Ultimo agg. 21 Settembre, 08:04
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Sulla vertenza Whirlpool la tensione continua ad alzarsi e arriva al livello dello scontro fra azienda e governo. Dalle dichiarazioni rilasciate al termine dell'incontro tenutosi oggi al Mise sembra quasi che il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e l'amministratore delegato di Whirpool Italia, Luigi La Morgia, abbiano partecipato a due riunioni differenti. Quest'ultimo, infatti, si è affrettato a definire l'incontro come «costruttivo», ma dal dicastero di via Veneto è subito trapelata una smentita, accompagnata dal fatto che lo stesso tavolo sia invece stato interrotto bruscamente dal ministro Patuanelli, che avrebbe chiesto all'azienda di ritirare la procedura di cessione ma anche di scusarsi con lavoratori e istituzioni della Repubblica. Se la multinazionale non lo farà, il ministro sposterà la discussione a Palazzo Chigi, coinvolgendo quindi il consiglio dei Ministri. Dal canto suo, il manager ha ribadito con convinzione che la vendita dello stabilimento napoletano - dove attualmente si producono lavatrici - alla società di container refrigerati Prs con sede a Lugano «sia una soluzione solida» ma anche «l'unica per salvaguardare i 410 posti di lavoro». La stessa scelta di cederla sarebbe stata presa unicamente a difesa dei lavoratori. La Morgia, poi, si mostra comprensivo nei confronti delle preoccupazioni dei sindacati soprattutto perché non hanno ancora potuto visionare il piano di rinconversione preparato da Prs. Per questo motivo, si augura che al più presto possa partire un confronto, con le parti sindacali e l'azienda acquirente, proprio per chiarire tutti gli aspetti del piano. Un vero e proprio atto di vendita, però, non è ancora stato siglato. Lo conferma lo stesso La Morgia quando spiega di aver aperto, per ora, solo una procedura di consultazione, alla quale poi seguirà l'atto stesso.
 


​Che l'acquisto non sia stato ancora formalizzato l'ha detto anche il presidente di Prs, Rodolphe Schmid, in un'intervista al Corriere del Mezzogiorno in cui ha specificato che prima di prendere una decisione del genere «ci dobbiamo pensare bene». Per avviare la produzione, Schmid ha poi aggiunto che «sono necessari almeno due anni» e soprattutto che non tutti i dipendenti potranno essere tutelati. Prs, però, in una nota che smentisce l'intervista ha ribadito «di avere già compiuto nelle opportune sedi, tutte le verifiche necessarie» al perfezionamento del trasferimento del ramo di azienda che, comunque, «rappresenta l'unico modo per tutelare la massima occupazione garantendo al sito di Napoli e ai suoi lavoratori un futuro sostenibile di lungo termine».

Le parole di Schmid confermano le perplessità dei sindacati che parlano di un'operazione «spregiudicata».
Così l'ha definita il segretario generale della Uilm Campania, Antonio Curso, ricordando che in questo modo la multinazionale straccia gli accordi presi a ottobre 2018 e ponendo anche il problema di come Prs riuscirà a trovare i capitali da investire. I sindacati, intanto, hanno proclamato due settimane di agitazione e hanno organizzato una manifestazione nazionale per il 4 ottobre a Roma.

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