Nicolais: «La gaffe dell'inno al San Carlo? Re Felipe ha soltanto sorriso»

Nicolais: «La gaffe dell'inno al San Carlo? Re Felipe ha soltanto sorriso»
di Maria Pirro
Giovedì 9 Maggio 2019, 10:23 - Ultimo agg. 10:25
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«Re Felipe VI ha sorriso, quando l'orchestra e il coro di voci bianche hanno eseguito per errore l'adattamento franchista dell'inno spagnolo. E, ricevute le scuse da parte del soprintendente del San Carlo, il sovrano ha spiegato che è stato bello sentire i bimbi cantare: difatti, assieme a tutti i presenti, ha applaudito». Vuole raccontare com'è andata, il giorno dopo la gaffe, Luigi Nicolais, presidente Cotec Italia, organizzatore del convegno sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione e il ruolo della burocrazia alla luce dell'introduzione e diffusione delle nuove tecnologie. Un simposio che ha portato in teatro anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il capo di Stato del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa. Ma, per il sindaco Luigi de Magistris, si è trattato di «un episodio increscioso, che non doveva accadere. Chi aveva il compito di portare gli spartiti ai bambini, che sono stati bravissimi, doveva stare più attento», ha detto ieri. E, pur precisando di non volere cogliere «questo scivolone», il primo cittadino ha ribadito la sua posizione secondo cui «il San Carlo meriterebbe una soprintendenza di diverso valore».

 
«Ritengo che la polemica sia fuori luogo, di natura politica: la responsabilità dell'errore non va attribuita al soprintendente Rossana Purchia e, a ogni modo, è un'esagerazione tornare ancora sull'argomento».

Nessun caso diplomatico, insomma.
«No. Lo ha detto Felipe VI».

Il sovrano spagnolo ha aggiunto altro?
«Sul terrazzo del Palazzo reale re Felipe VI ha detto che è stato felicissimo di ritornare a Napoli, la città più bella del mondo. E, aggiungo io, è un peccato che una questione minore, dovuta alla sostituzione di una parola nel testo, sia stata così enfatizzata da alcuni siti web e quotidiani, tralasciando informazioni più importanti».

A cosa si riferisce?
«Al focus del convegno: è in atto un cambiamento epocale che va governato assumendo precisi impegni in Italia e in Europa».

Napoli può essere decisiva in questo scenario?
«Lo è già. Scegliendo questa città, il presidente Sergio Mattarella e io abbiamo voluto segnalare che qui si svolgono tante attività fondamentali nel settore dell'innovazione. Quello che avviene alla Federico II, nel polo universitario di San Giovanni a Teduccio, va riconosciuto: la Apple Academy è unica in Europa, ma affiancata da tanti altri progetti avanzati e indica la leadership che la città sta conquistando sul campo».

Quali i prossimi passi?
«Stiamo lavorando perché la Grecia entri nel gruppo Cotec e stiamo preparando il prossimo convegno, tra un anno nella penisola iberica, per affrontare altri problemi: innanzitutto il digital divide, in Italia più di 10 milioni di persone che non usano il pc e non devono essere escluse».

L'industria 4.0 può essere una occasione per il paese, visto che la crescita è praticamente ferma, come ha appena ricordato dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.
«Serve una politica di maggiori investimenti nelle infrastrutture e a sostegno delle imprese, senza fermarsi a interventi a pioggia, utili più che altro in periodo elettorale».

Si riferisce al reddito di cittadinanza?
«Sì, è una misura utile, in passato spinta anche da partiti di sinistra, ma non in grado di dare slancio all'economia».

Vuole tornare a fare politica?
«Non ci penso proprio. Mi diverto a lavorare con i giovani».

Ma è stato ministro e anche assessore in Campania.
«Esperienze eccezionali, però diventa difficile per un esponente del mondo delle professioni trovare soddisfazione quando la politica ha poca etica, ogni momento è buono per un attacco personale e manca la programmazione».
 

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