«Sentieri, ponti e passerelle»: da Napoli a Trento un ponte per l'inclusione dei Neet

«Sentieri, ponti e passerelle»: da Napoli a Trento un ponte per l'inclusione dei Neet
di Paola Marano
Mercoledì 17 Marzo 2021, 20:03 - Ultimo agg. 20:07
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Offrire ai ragazzi tra i 16 e i 18 anni che hanno lasciato la scuola una passerella verso nuovi stimoli e motivazioni per la vita. È l’obiettivo del progetto «Sentieri Ponti e Passerelle – Se.Po.Pass», selezionato da «Con i Bambini» nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. L’iniziativa traccia un ponte che va dai Quartieri spagnoli di Napoli al quartiere Arghillà di Reggio Calabria, da Messina al Gratosoglio di Milano fino a Trento, con lo scopo di rivolgere a una platea di giovani Neet che, prima della scuola o della formazione, hanno la necessità di trovare spunti e entusiasmo. L’ente capofila è l’Associazione Quartieri Spagnoli (Aqs). Oltre a diverse scuole o Cipia nelle tre città i partner sono: Comune di Napoli, DiArc Università  degli Studi di Napoli Federico II, Università  degli Studi Suor Orsola Benincasa, Accademia di Belle Arti, Associazione culturale Arrevuoto Teatro e Pedagogia, Compagnia Elefanti. A Reggio Calabria: le Cooperative sociali Res Omnia, La Casa di Miryam e La Casa del Sole, il Centro Comunitario Agape.  A Messina: Consorzio Sol.E, Società  Cooperativa Sociale LILIUM, Associazione Hic et Nunc, Centro di Formazione Sportiva.  A Milano: le Cooperative sociali Lotta contro l’emarginazione e Lo Scrigno,  e A-CUBE Srl. A Trento: Istituto Alberghiero Trentino, Arché Cooperativa Sociale.

«Il progetto risponde a un problema spinoso. Abbiamo ragazzi descolarizzati che corrono il rischio di essere non occupabili, possono solo aspirare ad essere richiedenti di reddito di cittadinanza. Il problema esplode tra la scuola media e i primi due anni delle superiori, secondo Save the children sono oltre 1,3 milioni i ragazzi in questa condizione. Per una parte di loro occorre un percorso alternativo e noi diamo una mano nel successo scolastico ma non basta – ha spiegato Giovanni Laino, vicepresidente di Aqs - Con sentieri ponti e passerelle si tratta di fare interventi e abbiamo un’ambizione: chiediamo all’Anpal e al Ministero di aprire un tavolo su questo fenomeno. Serve un biennio prototipo per riattivare questi ragazzi che vanno galvanizzati nel loro immaginario».

Il vicepresidente dell’impresa sociale Con i bambini Marco Rossi Doria è intervenuto puntando l’accento sull’innovazione: «Come Con i bambini abbiamo affrontato decine di progetti e premiamo chi si cimenta nel crinale rischioso dell’innovazione.

Ben venga la sperimentazione e il monitoraggio attento perché serve anche a noi. Prendo in parola Laino: è possibile costituire dei tavoli e ci sediamo con le istituzioni. È necessario che per uscire da questa crisi si esca con grandi novità. Siamo pronti a farlo, la base è un’alleanza tripartita tra Comune, il terzo settore e le autonomie scolastiche. Intorno a questi tre poli si può uscire». 

A Rossi Doria ha fatto eco anche Lucrezia Stellacci del ministero dell’Istruzione: «C’è tanta voglia di fare e si sono create queste alleanze sul territorio, sono strategiche per arginare il fenomeno della povertà educativa. Vogliamo essere aiutati perché non abbiamo la verità, voi che siete vicini ai territori sapete quali sono i suggerimenti utili per utilizzare al meglio i fondi. Come dice il ministro serve una riforma vera della scuola». 

Una esperienza, quella del progetto, già sperimentata su scala locale a Napoli con dei ragazzi dei Quartieri Spagnoli, impegnati in alcuni laboratori di formazione in botteghe partenopee. «La scuola mi piace ma non ho avuto la possibilità di scegliere quello che volevo – ha raccontato Alessia, 18enne attualmente impegnata in un tirocinio come assistente cuoca attivato tramite l’associazione  -  Ho scelto scienze umane perché era gratuito ma ho sempre voluto fare alberghiero che costava troppo. Spero di diventare cuoco, bisogna crederci anche se economicamente non si può bisogna andare avanti e trovare una strada per imparare un mestiere. Il lavoro che ho scelto è più da uomo che da donna, ma ci voglio mettere tutta la forza per riuscire a mantenermi da sola, non voglio che mio padre , la mia famiglia o un mio futuro marito mi debba mantenere . Io voglio essere autonoma».

La ragazza ha rivolto un appello ai suoi coetanei disorientati: «A chi adesso sta sul letto senza far nulla dico di svegliarsi e andare a lavorare. Anche se per pochi soldi, se si hanno buone intenzioni si scende e si va lavorare e non si prende una strada sbagliata. Sono scelte di vita e io sono stata fortunata ad avere questa occasione. Auguro anche a loro di avere una occasione nella vita ma anche di coglierla».

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Una delle tante occasioni che avrebbe potuto cogliere Ugo Russo, il ragazzo rimasto ucciso dopo un tentativo di rapina, che da ragazzino frequentava l’educativa territoriale dell’Aqs. «Noi sollecitiamo attivazione e opportunità ma nessuno salva nessuno. Abbiamo maturato che in casi più compromessi bisogna fare interventi molto più individualizzati che potrebbero, e non parlo di Ugo ma in generale, anche prevedere una momentaneo allontanamento dai contesti –  ha sottolineato il vicepresidente dell’associazione Giovanni Laino - Certe volte i contesti sono così inclusivi anche negativamente che non c’è progetto o associazione che tenga. Ma non si può saperlo prima. Lo stesso Ugo in realtà non era in una situazione tanto compromessa. Siamo convinti che le situazioni più compromesse meritano altri dispositivi. L’espressione “Sentieri, ponti e passerelle” significa un po’ di più del progetto in sé. Nei quartieri ci dovrebbero essere centri per l’orientamento e l’accompagnamento dei ragazzi dove ai vari tipi di situazioni e domande  si fanno interventi differenziati». Rispetto al dibattito scaturito sul murales dedicato al 15enne a Piazza Parrocchiella l’associazione preferisce stare un passo indietro.

«Non perché non  vogliamo esporci – ha chiarito Laino - ma perché c’è molta confusione su questi piani. Io penso che il dibattitto sia legittimo, oggi è tutto media e rappresentazione. Non va però drammatizzato. Il murales può restare o non restare. Il problema non è il murales in sé ma che tipo di presenza hanno le istituzioni nei Quartieri. Le associazioni non sostituiscono il bisogno di un controllo sociale. Il problema è che in questa città il controllo è intermittente. Ci sono delle strategie di organizzazione dell’ordine che consentono che certe cose si perpetuino».

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