«Ci saremmo aspettati un provvedimento che desse impulso al processo di ripresa economica, a cominciare da un alleggerimento della pressione fiscale. A parte una diminuzione esigua per i ceti meno abbienti, la legge di stabilità regionale impone aumenti di aliquote Irpef per la generalità dei contribuenti. L'abbassamento delle aliquote deciso su scala nazionale viene in tal modo almeno parzialmente vanificato per i cittadini campani, già oberati da anni da addizionali di ogni tipo. Non è questa la strada per perseguire la riduzione dei divari territoriali, uno degli obiettivi fondamentali assunto a livello nazionale e declinato a partire dal Pnrr».
È quanto si apprende dall'Unione industriali Napoli. «La finalità di ridurre il debito regionale è legittima e condivisibile, ma si raggiunge diminuendo la spesa pubblica corrente, piuttosto che chiedendo altri soldi ai cittadini, in una regione il cui reddito pro capite medio è lontanissimo dai valori del centro-nord.
Ci riserviamo di dare un giudizio complessivo sulla manovra di bilancio della regione Campania, dopo averla potuta finalmente approfondire.
Per gli industriali di Napoli, comunque, «mancano una visione di politica industriale e un confronto vero con chi rappresenta direttamente l'imprenditoria. Le tante crisi in atto di intere filiere meriterebbero sensibilità e attenzione, che non sono invece mai state sul tavolo della regione Campania in maniera strategica e prospettica. I tentativi di tamponare le varie crisi rientrano, al contrario, in una logica assistenziale ed emergenziale, non di pianificazione».