Luigi Di Maio lascia il suo nuovo partito e studia da consulente in affari esteri

Luigi Di Maio lascia il suo nuovo partito e studia da consulente in affari esteri
di Valerio Esca
Lunedì 24 Ottobre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 25 Ottobre, 08:58
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Luigi Di Maio esce di scena. Dopo il passaggio di consegne con il neo ministro degli Esteri Antonio Tajani, Di Maio si è dimesso dall'incarico di segretario di Impegno civico. Partito fondato ad agosto insieme a Bruno Tabacci, l'unico che è riuscito a rientrare in Parlamento. La resa dell'ex numero uno della Farnesina sembra segnare il suo addio alla politica, dopo quello social. Chi lo conosce bene racconta gli ultimi suoi giorni da ministro: «Ha continuato a lavorare fino all'ultimo minuto. A portare avanti i dossier sulla sua scrivania. Adesso resterà a Roma, dove vive anche la sua compagna (Virginia Saba, ndr) e sicuramente per i prossimi mesi non ci saranno novità sul suo futuro». Di Maio dunque si prenderà del tempo per riordinare le idee «almeno fino a Natale» ribadisce un suo fedelissimo. Qualche mese sabatico prima di capire cosa fare da grande. La sua ultima uscita pubblica è stata al Quirinale. L'ex ministro degli Esteri, insieme al premier Mario Draghi e agli altri colleghi dell'esecutivo uscente, si era recato dal capo dello Stato Sergio Mattarella in vista del Consiglio europeo. L'enfant prodige del M5S aveva lasciato il partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio proprio per ribadire il suo assoluto sostegno al governo Draghi.

È stato un duro colpo da digerire quello del flop elettorale. La Caporetto dello 0,6% raggiunto da Impegno civico alle politiche ha segnato per lui uno spartiacque. C'è un Di Maio pre-elezioni ed uno post-elezioni. L'ex ministro non ha nascosto la debacle all'indomani del voto: «Non ci sono se, ma o scuse da accampare. Abbiamo perso. Gli italiani non hanno considerato abbastanza maturo e valido il nostro progetto politico. E su questo la nostra comunità dovrà aprire una riflessione» scriveva su Facebook prima di oscurare le sue pagine. Ma quello che tutti oggi si chiedono è: adesso cosa farà? Non sembra che ci siano all'orizzonte spiragli per altri progetti politici: basti ricordare la secca smentita arrivata dal suo staff relativa ad un possibile ruolo nella giunta regionale di Vincenzo De Luca. Piuttosto potrebbe reiventarsi consulente e immaginare di lanciarsi in un mondo già esplorato da altri suoi ex colleghi. «Consulenze nelle relazioni internazionali», forte del suo curriculum da ministro degli Esteri.

Ci sono illustri casi di politici-consulenti. Come dimenticare il leader di Italia viva, Matteo Renzi, che da parlamentare ha effettuato lecitamente consulenze «all'Arabia Saudita, finalizzate a sostenere la nascita di una città green, a scopo turistico, negli Emirati Arabi»? Un circuito bazzicato anni prima anche da un altro ex ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, che ha offerto la sua intermediazione a Paesi come Cina e Colombia.

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Guadagni adeguati ma ruoli strategicamente lontani dalla luce dei riflettori. Potrebbe aprire una società tutta sua? «Perché no» rilancia un dimaiano. Magari potrebbe tirarsi dentro anche qualche fedelissimo, che ha deciso di salpare sulla nave, poi trasformatasi in Titanic, di Impegno civico. Insomma un Di Maio 2.0, che nel nuovo anno potrebbe indossare i panni dell'uomo d'affari. Un lobbista per gli Stati stranieri. Non è certo un mistero che chi guida la Farnesina stringa rapporti con ministri, capi di Stato e interi governi di tutto il mondo, oltre che con le ambasciate. Di Maio, da ministro, si è molto impegnato nell'azione di sostegno alle imprese del Made in Italy. «Potrebbe continuare su quella falsa riga, ma da privato». 

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