La location è bella, è sulla Costiera amalfitana, un ex convento con annessa chiesa dove oggi si sposerà il giovane deputato Alessandro Amitrano. Con due testimoni d'eccezione: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il presidente della Camera Roberto Fico. Ma il punto non è la loro funzione al matrimonio di Amitrano, ma il loro ruolo politico. Nel M5S raccontano - e non è un mistero per nessuno - che lo stallo che c'è a Napoli sui nomi del Movimento da dare al sindaco Gaetano Manfredi per la giunta, è tale perché tra i due non c'è accordo. C'è freddezza, gelo a livello politico che inevitabilmente influisce anche sul rapporto umano. Ebbene i quotisti pentastellati scommettono molto sul fatto che il matrimonio di Amitrano potrebbe essere l'occasione giusta per riavvicinarsi.
Dunque, se nel Pd e nel resto del centrosinistra la quadra per dare nomi al sindaco Manfredi e fargli chiudere il cerchio della giunta sta mettendo in crisi un sistema che, come ampiamente annunciato, è riuscito a centrare un grosso risultato elettorale ma è poco coeso politicamente, anche nel M5S le cose non vanno per nulla bene. Napoli può essere per il Movimento l'unica città dove un candidato frutto dell'alleanza con il Pd sia davvero - non fosse altro perché lo scelse l'allora capo del Governo Giuseppe Conte - associato in maniera concreta al nuovo corso del M5S, e allo stesso tempo la città dove gli ex grillini rischiano di stare in giunta in maniera debole perché divisi e ai massimi livelli. Perché tra Di Maio e Fico non c'è accordo su Napoli? Un accordo non scritto, ma di fatto, ha sempre visto queste posizioni: Fico numero uno a Napoli, aspirava a fare lui il candidato sindaco, non ci è riuscito per un pelino perché non si è trovato l'accordo per il suo successore alla presidenza della Camera. E Di Maio che faceva la parte del leone nell'area metropolitana e in regione. Questo equilibrio a un certo punto si è rotto e non è un caso che sia successo con il M5S in chiaro calo di preferenze alle urne. Gli spazi si sono ristretti e Napoli è una piazza troppo grossa - avranno pensato soprattutto i dimaiani - per lasciarla senza un presidio ben riconoscibile della loro area. La sintesi probabilmente si sarebbe trovata presto se Manfredi non avesse messo un paletto inviolabile: gli assessori non devono essere espressione del Consiglio comunale. Qui sono andati in crisi sia Di Maio che Fico. Perché Fico ha proposto l'uscente Francesca Menna e lei è stata bocciata.