Napoli, la prima volta del vicesindaco Panini: «In sette anni lo Stato ci ha tolto un miliardo»

Napoli, la prima volta del vicesindaco Panini: «In sette anni lo Stato ci ha tolto un miliardo»
di Luigi Roano
Lunedì 12 Novembre 2018, 10:00
5 Minuti di Lettura
Da assessore a vicesindaco in sette anni con dentro la scalata a demA - il movimento politico che porta il nome del sindaco Luigi de Magistris - di cui è segretario. Enrico Panini, ex piddino ed ex della Cgil, a Napoli ha messo radici e ora deve affrontare problemi molto seri: rischio dissesto, maggioranza traballante e tanto altro.

Allora vicesindaco, lei è ora il numero due della giunta: cosa significa per un nordico come lei, un emiliano, essere il vicesindaco della capitale del Sud?
«Senza falsa modestia, mi sento un componente della giunta di un grande Comune ora con più responsabilità. La prima delle quali è contribuire al consolidarsi della primavera napoletana. Sono a Napoli dal luglio 2012, non parlo, purtroppo, nonostante lo studio, la lingua napoletana ma al nord non vado da tempo. Sono grato ad una città che mi ha osservato, giudicato, accolto, insegnato».
 
Veniamo alle note dolenti: per fine mese lei dovrà portare in giunta e poi in Consiglio comunale la manovra correttiva di bilancio e il nuovo piano di rientro dal debito. C'è il rischio default?
«La salute sarebbe discreta se non ci avessero tagliato oltre un miliardo di trasferimenti dal 2011 ad oggi, privilegiando le città già ricche. Abbiamo ereditato un Comune con milioni di debiti, in grande parte nascosti. I cittadini napoletani hanno un reddito medio pro capite che è un terzo di quello di Milano. Stiamo efficientando e recuperando ritardi, in parte anche nostri. Non c'è alcun rischio default perché a Napoli nessuno spegnerà la luce. Serve però attenzione ai Comuni, bisogna smetterla di pensare che siamo gli esattori dello Stato e consentirci di aprire una stagione di investimenti».

Andiamo nel dettaglio: come correggerà il bilancio 2018 che la Corte dei Conti ha bocciato evidenziando uno squilibrio che supera i 100 milioni e ha bloccato la spesa?
«Noi ci salveremo con le nostre mani. In attesa dei pronunciamenti delle sezioni riunite della Corte sul nostro ricorso e di interventi legislativi, per noi come per tutti i Comuni, ci siamo messi all'opera per riequilibrare il nostro bilancio, secondo le indicazioni della Corte, che pure non ci convincono. Incrementeremo la riscossione ed acceleriamo sulla vendita degli immobili. Una faticaccia: dal 2011 ad oggi ci sono oltre 6mila dipendenti in meno. Napoli è una città orgogliosa, per questo non c'è sfida che non venga raccolta».

Tra le criticità evidenziate dalla magistratura contabile c'è quella della riscossione e la mancata vendita del patrimonio. Iniziamo dalla riscossione. È già tramontata l'idea di fare la riscossione in house visto che volete affidarla all'Agenzia delle entrate?
«La mancata riscossione è un problema vero. Stiamo migliorando le nostre prestazioni, anche in termini di servizi: 23mila nuclei familiari hanno già compilato le loro denunce da casa grazie al nuovo applicativo informatico, al corso Lucci non ci sono più le file, stiamo recuperando sugli arretrati. Ma c'è un problema che troppi ignorano: un nucleo famigliare con Isee zero quando mai potrà corrispondere i tributi? Nel frattempo la contabilità peggiora per alchimie contabili legate alla mancata riscossione per soggetti che non ce la possono fare. Una roba da matti. Napoli riscossione decollerà presto, stiamo individuando le prime tipologie di pratiche da affidare alla nostra holding».

Sulla dismissione non crede sia necessario aprire ancora di più alle agenzia immobiliari per cercare di vendere almeno quella fetta di patrimonio più pregiato e appetibile sul mercato?
«Dopo la tragica eredità Romeo (quattro tir di carte hanno materializzato il passaggio delle consegne) stiamo recuperando. Ma c'è un problema di fondo che riguarda la vendita degli immobili: se il mercato non compra che cosa si fa per tenere fede agli impegni assunti? Allora, una precisa richiesta al Governo: se non volete che gli enti locali che devono vendere immobili per rientrare da una condizione di bilancio difficile siano vittime del mercato, costituite un fondo immobiliare a garanzia e Cassa Depositi e Prestiti scenda in campo».

Nei prossimi giorni ci sarà un Consiglio dei ministri a Napoli dove il Governo ha annunciato che porterà misure - tra le altre - a sostegno degli enti in predissesto. Cosa si aspetta al riguardo il vicesindaco e assessore al Bilancio?
«Il rapporto con il Governo è positivo. C'è un impegno vero. La sottosegretaria Castelli è persona capace ed attenta, non solo a Napoli ma, in particolar modo, ai comuni in difficoltà. Mi aspetto, finalmente, regole, risorse, rispetto. Ciò che non ho trovato nell'azione di altri governi».

Prima di varare il nuovo piano di rientro dal debito aspetterete dunque le decisioni del Governo?
«Giustizia e politica hanno i loro tempi. Noi abbiamo il 30 novembre come termine ultimo per approvare in Consiglio il riequilibrio. Noi rispetteremo quella scadenza facendo ricorso a noi stessi».

Lei è anche il segretario di demA, non crede che la maggioranza che si divide sul rimpasto e che fa saltare i Consigli comunali su argomenti importanti ha lo stesso atteggiamento di quella politica vecchia che tanto critica anche il sindaco?
«Oggi la politica è molto liquida. Ogni volta va ricostituito un equilibrio, non ci sono principi generali buoni una volta per sempre. Questo è il bello del laboratorio Napoli».

Il primo dicembre de Magistris annuncerà la sua discesa in campo alle Europee, se venisse eletto, lei sarà il sindaco reggente, si sta preparando a questa evenienza?
«Il primo dicembre Luigi concretizzerà il suo mettersi alla guida di una nuova proposta politica: la costruzione nel nostro Paese di un vasto fronte popolare e democratico per sconfiggere xenofobia e neofascismo. La sua presenza alle Europee si realizzerà solo se ci sarà un vasto schieramento di città e territori, ma lui non lascerà mai il suo primo impegno: Napoli. Mi creda, io lavoro intensamente per fare al meglio il vicesindaco e l'assessore al Bilancio. Il resto non esiste».

Nella coalizione che vuole mettere in piedi il sindaco scomparirà la parola sinistra: vista la sua storia non si sente un po' a disagio?
«I valori vivono oltre le definizioni e chi ha pensato che la parola sinistra fosse un brand garantito per sempre in realtà ha contribuito a svuotarla di visione del futuro. Per fortuna il mondo è più ricco, e la ricchezza è fatta dalle idee, non dalle parole per quanto cariche di storia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA