M5S, grandi manovre in Campania: le sirene di Di Maio per Puglia, Conte «corteggia» Moronese

M5S, grandi manovre in Campania: le sirene di Di Maio per Puglia, Conte «corteggia» Moronese
di Lorenzo Calò
Martedì 19 Luglio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 20 Luglio, 08:04
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Attendere, prego. Nella galassia Cinquestelle in Campania la parola d'ordine è aspettare lo sviluppo degli eventi perché in questo complesso passaggio politico scegliere dove e con chi schierarsi potrebbe rivelarsi più rischioso di un salto nel buio. Già ieri, per esempio, in Consiglio regionale qualche consigliere faceva alcune riflessioni a bassa voce: la verità è che a quello che un tempo era il granitico M5s della Campania la prima scissione operata da Luigi Di Maio con Insieme per il futuro è già costata tanto. «Figuriamoci ora un altro scisma all'interno del gruppo che non meno di un mese fa ha scelto di restare fedele a Giuseppe Conte», è la posizione più ricorrente. E dunque se in Consiglio regionale campano per ora la partita è finita 3-3 (Ciarambino, Aversano e Cirillo con Di Maio; Cammarano, Ciampi e Saiello con Conte) proprio dalla Campania potrebbe rinvigorirsi un'onda lunga carica di incertezze che al momento presenta un ulteriore, grande punto interrogativo: con la riduzione del numero dei parlamentari, quanti posti e candidature «blindati» potrà garantire Di Maio ai suoi adepti? Il neopartito del ministro degli Esteri è quotato nei sondaggi poco oltre il 2%, ma «il progetto è ambizioso - dicono - certamente cresceremo». Può essere, ma se anche i contiani dovessero dividersi al loro interno, non è detto che tutti vadano con «Luigino». 

In Campania sono convinti che della compagine di governo i filo-draghiani D'Incà e Patuanelli potrebbero presto trasmigrare anche nelle file del Pd. E se domani al Senato avverrà la prima conta, fondamentale per comprendere i margini di sopravvivenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi, i sussurri interni portano al nome di Sergio Puglia, senatore di Portici, consulente del lavoro e segretario della presidenza di Palazzo Madama, indicato tra quelli più «sensibili» all'ipotesi di abbandonare la nave di «Giuseppi» e magari passare con Di Maio, del quale in passato è stato tra i seguaci più fedeli senza poi seguirlo nell'avventura di Ipf. Inoltre, la tentazione di aggirare alcuni totem del Movimento (come il vincolo del doppio mandato) resta forte anche in chi è rimasto fedele all'avvocato di Volturara Appula tanto che un quotato deputato m5s campano come il salernitano Angelo Tofalo ieri andava ripetendo: «È necessario confermare il vincolo dei due mandati prima del voto di mercoledì per non dare adito a sospetti di strategie di pochi che vogliono mantenere la poltrona sulla pelle degli italiani». Una frase che la dice lunga sul clima di veleni e sospetti che il M5s sta vivendo in queste ore. E d'altra parte non sono soltanto le sirene di Di Maio a sibilare in questo momento. Anche i «cacciatori di teste» mandati da Conte - per motivi uguali e contrari - sono entrati in azione. «Almeno in Campania il M5s mantiene il suo zoccolo duro - è il ragionamento di uno di loro che preferisce rimanere coperto - la scissione di Di Maio non sembra aver creato scossoni incontrollabili e i nostri elettori votano il simbolo Cinquestelle o, se delusi come pure è accaduto negli ultimi tempi, disertano le urne. Ecco perché Giuseppe sta tentando di recuperare alcuni scontenti che si erano allontanati». Il nome più ricorrente è quello della senatrice casertana Vilma Moronese, ora nel Gruppo misto dopo essere stata espulsa dal partito nel febbraio 2021 perché si rifiutò di votare la fiducia proprio al governo Draghi. 

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Insomma, «l'operazione recupero» punta a rilanciare i territori attraverso il ritorno a casa di esponenti Cinquestelle della prima ora. Un tentativo che mira a far rientrare nell'alveo del Movimento anche l'eurodeputato sannita Piernicola Pedicini che, non a caso, ieri ha dichiarato come un'eventuale caduta di superMario non sarebbe certo una sciagura: «L'opzione Draghi a vita - spiega Pedicini - è uno dei peggiori esercizi di antidemocrazia che l'Italia abbia mai conosciuto. Piuttosto, l'eventualità di un ritorno anticipato alle urne, comunque vada, non potrebbe che sortire l'effetto opposto: fine del governo insalatissima della finta unità nazionale, per ridare finalmente vita a una maggioranza di governo contrapposta a forze politiche di opposizione, come in ogni sano Paese civile e democratico che si rispetti». Oltre all'eurodeputato beneventano Conte potrebbe ricondurre all'ovile anche altri due parlamentari europei come Ignazio Corrao e Rosa D'Amato, siciliano il primo, pugliese la seconda: il granaio del Sud per i grillini non va mai abbandonato. 

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