M5S con l'incubo scissione: da Napoli alla Camera, chi sta con Fico e Di Maio

M5S con l'incubo scissione: da Napoli alla Camera, chi sta con Fico e Di Maio
di Adolfo Pappalardo
Martedì 4 Giugno 2019, 07:30
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Non c'è giorno che rumors e spifferi vari non alimentino lo scenario di una scissione all'interno del movimento M5S. A soffiare sul fuoco poi ci si mettono i continui appelli all'ala del presidente Roberto Fico a staccare la spina al governo leghista. E poi, appena qualche giorno fa, la benzina nel motore di questo plot viene da Fico stesso che decide di non votare la fiducia a Luigi Di Maio sulla piattaforma Rosseau. «Sono sempre stato contrario alla politica che si identifica in una sola persona. Se il focus - ha spiegato il presidente della Camera - resta sulla fiducia da accordare o meno a una figura, e non sui tanti cambiamenti che invece, insieme, occorre porre in essere, non ci potrà essere alcuna evoluzione. Significa non cambiare niente». Ed ecco che la sceneggiatura si scrive praticamente da sé. Anche per le aperture continue del sindaco de Magistris che l'altro giorno, al Fatto Quotidiano, ha lanciato un piano per il voto 2020-20121: «Fico sindaco di Napoli e io candidato alla Regione». Ma facendo fuori il vicepremier grillino (salvo poi correggere il tiro ieri): «Io non riuscirei a fare un comizio con Di Maio che nel frattempo è alleato di Salvini». Risposta secca ma garbata del numero uno della Camera al Mattino dopo 24 ore: «Con il sindaco rapporti cordiali ma istituzionali». Discorso chiuso? Macché. Perché non vi è giorno che non si quantifichi, tra gli addetti ai lavori, il peso politico di Roberto Fico. Che avrebbe, in uno scenario nazionale, l'appoggio di una trentina di deputati e una decina di senatori. Ma quest'ultimi sono determinanti a Palazzo Madama.
 
Qui nel Napoletano, che rimane un importante serbatoio dei voti grillini, il maggior peso sembra averlo, per ora, la corrente legata a Luigi Di Maio, il vicepremier nativo di Pomigliano D'Arco.

Anzitutto i 7 consiglieri regionali che sono e rimangono di strettissima fede dimaiana. Mai, per ora, un cedimento o un tentennamento rispetto alle posizioni del vicepremier. E, anzi, se il gruppo parlamentare grillino tenta di tenersi defilato rispetto agli schemi interni, il gruppo del Centro Direzionale ostenta il rapporto diretto con il ministro del Lavoro.

E a lui fanno riferimento anche diversi parlamentari. A cominciare dai deputati Alessandro Amitrano, Andrea Caso, Angela Ianaro, Antonio Del Monaco, Anna Bilotti, Iolanda Di Stasio, Concetta Giordano, Luigi Iovino, Nicola Acunzo, Salvatore Micillo e Silvana Nappi. Sino al super fedelissimo Vincenzo Spadafora chiamato a sedere, proprio da Di Maio, sulla nevralgica poltrona di sottosegretario a palazzo Chigi. Per chiarirci lo stesso posto che fu di Maria Elena Boschi, braccio destro di Matteo Renzi. Della corrente di Luigi Di Maio anche la maggior parte dei senatori napoletani: Franco Ortolani, Maria Domenica Castellano, Raffaele Mautone, Francesco Urraro, Silvana Giannuzzi, Vincenzo Presutto e Sergio Vaccaro. O almeno questo raccontano le voci di dentro del movimento.

Più piccolo, ma più agguerrito anche perché non teme passi avanti e prese di posizione, è il gruppo campano legato a doppio filo al presidente della Camera. Quello che non le manda a dire anche a costo di rimetterci. Politicamente parlando, s'intende. È il caso della senatrice Paola Nugnes, dissidente dal novembre scorso quando non votò la fiducia al decreto sicurezza di Salvini (tanto da rischiare l'espulsione). Sulle sue stesse posizioni la collega Virginia La Mura che sulla Diciotti era favorevole al processo per Salvini. Agguerrito anche il gruppo dei parlamentari napoletani. Da Luigi Gallo a Raffaele Bruno. Da Gilda Sportiello a Carmen Di Lauro sino a Doriana Sarli. Tutti legati a Roberto Fico e definiti «l'ala movimentista del movimento». E da meno legati alla poltrona si sentono sempre più a disagio in un governo da condividere con i grillini. Come la deputata Carla Ruocco, napoletana ma eletta nel Lazio, che l'altro giorno, all'indomani del voto on line sulla leadership di Di Maio, è stata chiara. Staccare la spina al governo? «Non è che si deve andare avanti a tutti i costi».
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