Elezioni 2022, Manfredi ai dem: «Più vicini alla gente, modello Napoli per i progressisti»

Elezioni 2022, Manfredi ai dem: «Più vicini alla gente, modello Napoli per i progressisti»
di Luigi Roano
Martedì 27 Settembre 2022, 09:24 - Ultimo agg. 10:42
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A urne chiuse e a risultati sicuri con il campo progressista che vede il Pd arrancare a Napoli e il M5S invece replicare l'exploit del 2018, il sindaco Gaetano Manfredi tira fuori la sua agenda politica. Un fatto importante, non di poco conto la discesa in campo di Manfredi non solo come sindaco. Un'agenda dove al primo rigo c'è scritto in neretto: Ricomporre ciò che oggi è diviso ovvero l'alleanza tra Pd e M5S fino ad arrivare a Renzi e Calenda. «E voglio dare un contributo - sottolinea - a livello nazionale perché credo che il modello Napoli e della Città metropolitana dove il campo progressista sfiora il 70% sia un esempio da seguire». Rivendica una leadership anche politica Manfredi e non ne fa mistero, così l'analisi del voto parte dal Partito democratico. «Il Pd - racconta l'ex rettore - deve ripartire dai bisogni delle persone che sono lavoro, casa e reddito, questi sono i bisogni primari che una forza progressista deve mettere al centro del suo programma e purtroppo non è stato fatto». Per Manfredi la ricetta giusta è quella nata all'ombra del Vesuvio l'anno scorso di questi tempi: «Il fronte progressista deve ripartire dall'alleanza di Napoli e io voglio dare un contributo anche a livello nazionale, siamo un modello». Non lo chiama più campo largo Manfredi, ora parla di fronte progressista nazionale ma la sostanza non cambia. Interrogato sul boom del M5S che replica in città quello del 2018 - l'ex rettore ha pochi dubbi: «Vince nelle periferie il M5S perché sono luoghi che chiedono attenzione e non solo sulla questione di un reddito maggiore ma cura dei servizi, il riconoscimento di una dignità e questo voto dato al M5S è uno dei temi forti che abbiamo messo al centro dell'azione amministrativa e che continueremo a fare sempre meglio. Una forza progressista deve guardare ai bisogni delle persone più fragili, ci sono tanti precari e i giovani. Bisogna badare a questo più che a discorsi politici». 

Manfredi insiste sul tema dell'unità del fronte progressista: «Se avessimo mantenuto l'alleanza che c'è a Napoli a livello nazionale oggi racconteremmo una storia diversa.

Gli elettorati hanno molta contiguità, la separazione è stata una scelta che non ha portato benefici. Bisogna partire da questa esperienza per rimettere in piedi l'alleanza e guardare anche alle forze riformiste e centriste. Quando il centrosinistra è stato unito è risultato sempre vincente e io voglio dare un contributo perché ciò avvenga anche a livello nazionale». Qual è - concretamente - la prima mossa che il sindaco farà in questa direzione? «Voglio fare un coordinamento dei parlamentari di Napoli e della Città metropolitana, abbiamo bisogno di chi interpreti i bisogni della città». All'ex rettore non piace la polarizzazione che si sta formando, ovvero un M5S partito del sud e gli altri rappresentanti del nord. «Il risultato - spiega - testimonia che esiste una polarizzazione geografica del voto. Questo è un dato che oggi è sul tavolo, anche perché i grandi partiti nazionali a partire dal Pd non sono stati in grado di poter interpretare questo senso di unità di cui abbiamo bisogno. Questo è un altro argomento politico importante». Per il sindaco «non abbiamo bisogno di partiti regionali, ma di grandi partiti nazionali che siano in grado di fare una sintesi sui bisogni del Paese, che è un Paese purtroppo sempre più diversificato. I divari aumentano, la visione culturale e sociale è molto differente tra Nord e Sud e questo sicuramente non è un bene». C'è un tema anche regionale, la sconfitta dei deluchiani a Salerno ha un suo perché nella nuova geografia politica della Regione e a Manfredi non sfugge la bocciatura storica del governatore Vincenzo De Luca del reddito di cittadinanza. «Io con il M5S collaboro e continuerò a farlo, questo progetto è in campo e continuerà a esserlo. Va sottolineato che la Campania non è solo reddito di cittadinanza, il risultato elettorale ci racconta anche che bisogna rimettere al centro la questione meridionale, il Sud non vuole essere considerato marginale ed essere destinato solo all'assistenza, credo che si apriranno scenari politici diversi nei prossimi mesi e l'esperienza di Napoli è quella da cui partire per tutta l'Italia». Sulla bocciatura dei deluchiani è restio Manfredi ma alla fine la sensazione che si tolga qualche sassolino dalle scarpe è abbastanza netta: «Va detto che il salernitano tradizionalmente è di centrodestra. Io guardo a Napoli e all'area metropolitana dove il fronte progressista è largamente maggioritario. E penso che Napoli e la sua area metropolitana rappresentano molto per la Campania e per l'Italia. Da noi i rappresentanti del centrosinistra sono arrivati tutti secondi e la destra terza». 

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Manfredi sui rapporti con il futuro governo di centrodestra sgombra il campo da ogni dubbio. «Non è mai stato sul tavolo un eventuale pericolo del sistema democratico, una questione che non esiste. Il tema è che mi auguro che questo governo abbia competenze per governare in un momento difficile per l'economia e a livello sociale e che sia europeista. La vera sfida è sulla collocazione internazionale del Paese». Il sindaco assicura che ci sarà «una forte e leale collaborazione istituzionale con l'Esecutivo».

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