Manfredi da Draghi a Palazzo Chigi ma il premier frena sul patto per Napoli

Manfredi da Draghi a Palazzo Chigi ma il premier frena sul patto per Napoli
di Luigi Roano
Martedì 26 Ottobre 2021, 23:30 - Ultimo agg. 25 Marzo, 07:42
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Il sindaco Gaetano Manfredi incontra il capo del Governo Mario Draghi al quale consegna i numerosi dossier targati Napoli: il primo è quello del debito che paralizza il Comune. Circa tre miliardi che lo hanno portato in una condizione amministrativa di predissesto formale - vale a dire che i napoletani pagano le tasse locali più salate del Paese a fronte di servizi minimi tra i più scadenti d’Italia - e dissesto di fatto. Cosa è venuto fuori dal vertice? Che per Napoli - a oggi - non è prevista nessuna norma specifica come per Roma. La capitale del sud è sicuramente - tra i 400 comuni nelle sue stesse condizioni - quella più attenzionata dal Governo. Ci saranno aiuti e investimenti per sollevare le sorti di Palazzo San Giacomo, ma nell’ambito di una norma generale. Politicamente è una frenata quella di Draghi sul cosiddetto “Patto per Napoli”. La traduzione è che quel Patto sottoscritto per convincere Manfredi a candidarsi dai numeri uno di Pd, M5s e Articolo 1 rispettivamente Enrico Letta, Giuseppe Conte e il ministro per la Salute Speranza a oggi resta un “patto d’onore” tra le parti. Non si tratta di poca roba visto che i contraenti rappresentano un gran pezzo del Governo, nulla è perduto. Le risorse per Napoli - tuttavia - arriveranno nell’ambito di una norma generale che servirà a tutti gli enti nelle stesse condizioni di Palazzo San Giacomo. Insomma nessuna corsia preferenziale.

Come ha reagito il sindaco? Non è stato felice, come sempre ha usato toni soft, ma molto circostanziati e decisi per raccontare a Draghi quanto sarà difficile amministrare Napoli in queste condizioni. L’occasione - per Manfredi - di riprendere con Draghi il filo di un discorso iniziato in mattinata a Napoli con Alessandra Todde - il viceministro allo Sviluppo Economico in quota M5S - in visita in Comune per la questione Whirlpool. Ovvero, che il Governo è molto a trazione nordista e le elezioni amministrative hanno invece consegnato al Paese una mappa politica e dei bisogni dei Comuni dove il meridione e la sua capitale - in quanto a investimenti e risorse erogate dallo Stato - sono decisamente svantaggiati. Per Manfredi serve un riequilibrio con il nord. Draghi a quanto si apprende è stato cordiale, ha ascoltato molto però ha parlato poco nei 30 minuti di vertice. Tuttavia se l’obiettivo di Manfredi era capire cosa bollisse in pentola per Napoli nella legge di Bilancio e di conseguenza replicare con un messaggio politico, la missione è stata portata a termine. Manfredi dopo avere parlato con tanti ministri di tutti i colori politici - con una interlocuzione speciale con Mara Carfagna - ha riportato Napoli al centro del dibattito nazionale dopo l’incontro con il premier.

Manfredi continuerà a porre i suoi temi su tutti i tavoli romani. 

Cosa deve aspettarsi in quanto a finanziamenti il Comune? Manfredi vorrebbe 200 milioni per 20 anni per smaltire il debito e liberare la spesa corrente e gradirebbe molto un commissario che si occupasse specificamente della questione debito. Difficilissimo avere il commissario, una trattativa nell’ambito della norma generale è possibile. Atteso che tutti i Comuni hanno le loro necessità, ma non si può sottovalutare che Napoli è la terza area metropolitana più grande d’Europa con 3,5 milioni di cittadini e Manfredi è anche il sindaco della Città metropolitana. A oggi nella legge di Bilancio per i comuni in difficoltà sono appostati solo 100 milioni e il Pnrr di cui pure si è parlato cammina su altri binari che noin sono quello del risanamento finanziario dell’Ente.

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A gennaio Napoli potrà avvalersi della norma «dell’accollo del debito» con lo Stato che andrà a ricontrattare i prestiti con le banche per abbassare gli interessi e recuperare un’altra manciata di milioni. Siamo però sempre alla boccata d’ossigeno. Il grosso dovranno farlo le forze parlamentari che quel Patto per Napoli lo hanno sottoscritto, questa la sfida di Manfredi. Che da oggi spedirà il neoassesore al Bilancio Pier Paolo Baretta - che fino a pochi mesi fa era sottosegretario al Mef - a Roma per presentare il conto che Napoli vorrebbe venisse saldato dal Governo. Sul tavolo di Draghi anche l’immancabile rogna Bagnoli. È stato Draghi un mese fa a incoronare Manfredi come commissario per Bagnoli, manca ancora il decreto di nomina, ma il sindaco vuole vederci chiaro. Mettere mano a Bagnoli significa avere gli strumenti giusti a iniziare da una struttura tecnica su cui contare. E in questo senso quello che trapela è che proprio la Carfagna sta valutando la nomina di 10 specialisti da inserire nella cabina di regia di Bagnoli.

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