Manfredi, una visita al Pd per definire la giunta: «Resta il nodo Sarracino»

Manfredi, una visita al Pd per definire la giunta: «Resta il nodo Sarracino»
di Adolfo Pappalardo
Domenica 10 Ottobre 2021, 12:55 - Ultimo agg. 11 Ottobre, 10:10
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Anzitutto i tempi: per la giunta se ne parlerà tra una settimana o giù di lì. Perché in mezzo non ci sono solo formalità burocratiche come la proclamazione del nuovo primo cittadino ma anche declinazioni politiche. Domenica prossima, infatti, ci sono i ballottaggi e Gaetano Manfredi è corteggiato in queste ore dai vertici nazionali del Pd per dare una mano. Non solo nella vicina Caserta ma anche nella difficile trincea di Roma, dove la sfida rimane aperta. Questo per dare l'idea di come l'ex ministro sia diventato ormai la punta di diamante del partito di Enrico Letta. Potenza di queste amministrative napoletane vinte in modo netto in alleanza con i grillini. In barba anche ai ragionamenti del governatore De Luca che punta, da qualche giorno, a demolire l'impianto democrat-grillino, nella vittoria di Napoli, in favore del raggruppamento di liste moderate in gran parte riconducibili a lui. Narrazione, quella dell'ex sindaco di Salerno, opposta a quella del segretario Letta che anche ieri cita la vittoria di Napoli per ribadire come «siamo tornati in sintonia con il Paese».


In questo quadro si possono così anche focalizzare due alleanze sempre più strette. La prima tra i vertici democrat nazionali e quelli napoletani, cosa che non accadeva dopo un decennio in cui la federazione locale, altro che punta di diamante come in queste ore, veniva vista come un parente scomodo di cui vergognarsi. La seconda: l'asse fortissimo tra Manfredi e proprio il segretario della Federazione Marco Sarracino. In quest'ottica quindi si è declinato un pressing sul trentenne per l'incarico prestigioso di vicesindaco. Un ruolo che andrebbe bene non solo al sindaco ma anche al segretario nazionale Enrico Letta. L'unico nodo però è il diretto interessato: perché accettando la poltrona di palazzo San Giacomo dovrebbe mollare la guida della Federazione, in un momento in cui c'è il vento in poppa. E lasciarla (anche se non ci sono incompatibilità) significherebbe farla finire preda facile di ras e correnti che non vedono l'ora di duellare in un congresso. Specie se i nuovi vertici saranno quelli che avranno il compito di stilare le liste in vista delle prossime politiche. Insomma, sarebbe il ritorno alla balcanizzazione del partito come accaduto negli ultimi anni prima. Un problema che conoscono bene anche i vertici nazionali del Pd e, quindi, rimangono cauti.

Intanto Gaetano Manfredi, in queste ore, continua a lavorare per formare la squadra. Che dovrebbe essere un modello più tecnico e di area che squisitamente politico.

Perché l'ex ministro dell'Università sa bene che aprire la squadra anche ad un solo eletto in consiglio, e quindi ai partiti, significherebbe sollecitare le richieste pressanti di tutti i 13 partiti e formazioni che l'hanno sostenuto. Anche i piccoli. Più che naturale, quindi, lavorare su un team di alto profilo ma concordandolo con i tavoli romani di Pd ed M5s, più che locali, con cui Manfredi ha più dimestichezza. Evitando quindi di farsi trascinare nelle solite beghe napoletane.

Sicure o quasi, per ora, le scelte dell'ex super poliziotto Antonio De Iesu alla Legalità ed il prof di ingegneria Edoardo Cosenza, che ha anche dimestichezza con la macchina burocratica per essere stato assessore ai Lavori pubblici nella giunta Caldoro. E, ancora, l'ex ministro dell'Ambiente, il grillino Sergio Costa, suo collega nel governo Conte e sponsorizzato dal ministro Di Maio. Sin qui i nomi politici perché la ricerca di Manfredi è tutta orientata sui tecnici in un momento in cui Napoli è alle prese con la prossima sfida dei fondi del Pnrr ed ha una macchina comunale ridotta all'osso. Per questo circolano i nomi di Alberto Stancanelli, attuale capo di gabinetto al ministero delle Infrastrutture e trasporti retto da Enrico Giovannini; Carlo Buonauro, presidente di Sezione presso la Commissione provinciale tributaria di Napoli e consigliere al Tar della Campania e, soprattutto, Giuseppe Recinto, docente di diritto privato alla Federico II ed ex capo di gabinetto di Manfredi da ministro per l'Università.

Infine un dettaglio che tale non è: domani è stata fissata la direzione provinciale del Pd di Napoli per l'analisi del voto. Discussione di rito ma stavolta alla presenza del sindaco Manfredi e del responsabile nazionale democrat degli Enti locali, Francesco Boccia. È un modo di schiarirsi le idee per il nuovo primo cittadino ma anche per controbattere alla narrazione deluchiana che il pd non sia stato centrale nella sua vittoria.
 

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