Manfredi sindaco della città metropolitana di Napoli, nell'ex Provincia via lo staff di De Magistris

Manfredi sindaco della città metropolitana di Napoli, nell'ex Provincia via lo staff di De Magistris
di Luigi Roano
Lunedì 11 Ottobre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 13:55
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Non solo il Comune, ma anche la Città Metropolitana è ai primissimi posti nei pensieri di Gaetano Manfredi sindaco di Napoli e - come da legge, appena insediatosi - anche sindaco della Città metropolitana. Manfredi vuole arrivare per quella data con le idee chiare. Il punto di partenza è uno solo: non manterrà nella squadra tecnica capo di gabinetto, segretario generale, direttore generale e staffisti. Nessuno degli uscenti - tutti in quota del suo predecessore Luigi de Magistris - sarà riconfermato. Lo spoil system sarà rigoroso. Si tratta di incarichi fiduciari e in quanto tali Manfredi vuole gente di cui fidarsi. Anche perché la Città metropolitana - e il Comune - sono i due enti che gestiranno i fondi del Pnrr. Non si tratta dei fondi strutturali dell'Unione europea che passano per la Regione. Questa montagna di soldi arriverà direttamente nelle casse di Palazzo San Giacomo e della ex Provincia. Quindi, Manfredi vuole persone di alto profilo e che conosce. Le sue frequenti telefonate con il ministero dell'Interno e della Funzione pubblica sono tese ad avere semaforo verde per reclutare supertecnici che abbiamo dimestichezza con i ministeri romani e con gli uffici della Ue per non fare impantanare i progetti nella palude della burocrazia napoletana.

Non sarà riconfermato Pietro Rinaldi, capo di gabinetto della Città metropolitana, che arriva nella ex Provincia grazie a uno scambio fatto in Consiglio comunale per risarcire la Sinistra. All'epoca fu un mezzo scandaletto politico: Rinaldi lasciò la sinistra (Come Ciro Borriello oggi nel M5S) e il sindaco per non perdere altri pezzi in Aula fece dimettere Rinaldi dal Consiglio e lo piazzò in Città metropolitana al suo posto subentrò Rosaria Galiero nel gruppo Sinistra in Comune, che poi fu dirottata in Giunta. Oggi Rinaldi è tornato in Napoli Solidale, la lista della sinistra, che ha eletto due consiglieri comunali. Potrebbe rientrare nel giro del Comune se Manfredi nominasse Sergio D'Angelo, primo degli eletti, assessore. Ipotesi abbastanza remota. Veniamo al ruolo del segretario generale Antonio Meola che de Magistris portò a Napoli scippandolo nientemeno che al Comune di Firenze, ovvero a Matteo Renzi nel 2015, nel pieno dell'ascesa del giglio magico. Napoletano, avvocato e docente universitario - al netto del curriculum stellato - godeva all'epoca dell'amicizia del potente direttore generale del Comune e braccio destro del sindaco Attilio Auricchio. Non c'è più de Magistris, non c'è più Auricchio e Manfredi vuole i dirigenti apicali nuovi di zecca. Il terzo non riconfermato sarà Giuseppe Cozzolino, già dipendente del Comune ed è destinato a tornare a Palazzo San Giacomo.

In Città metropolitana de Magistris gli assegnò la delega al Piano strategico, vale a dire la gestione di oltre 600 milioni da assegnare ai comuni dell'area metropolitana. Cozzolino in Comune era nella categoria C1 con stipendio lordo poco meno di 20mila euro l'anno. In Città metropolitana sommò più deleghe inclusa quella di Capo di gabinetto fino ad arrivare a circa 78mila euro l'anno. Anche per gli staffisti, 12, non ci sarà rinnovo di contratto, l'ultima infornata provocò molto scalpore per le dimensioni degli stipendio, ma a quella infornata tutti i partiti anche di opposizione ebbero il loro staffista. In questo contesto Manfredi non ci vuole proprio entrare, di qui l'ineludibile decisione di tagliare tutti quelli che si possono tagliare.

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Da questo punto di vista Manfredi non potrà tagliare i 18 dirigenti della Città metropolitana, una autentica casta. La media dello stipendio è di 5000 euro al mese netti senza considerare le indennità. Sono divisi - giusto per avere una idea - in dirigenti e coordinatore di dirigente. La stelletta da coordinatore dà origine a nuove indennità. Così la stelletta gira tra tutti e 18 con la singolarità che anche quando il grado di coordinatore cessa, i benefit restano. Una cosa unica nel panorama della burocrazia italiana che pure in quanto a benefit non la batte nessuno. 

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