Mara Carfagna a Napoli: «No ai bonus qui serve occupazione»

Mara Carfagna a Napoli: «No ai bonus qui serve occupazione»
di Dario De Martino
Sabato 24 Settembre 2022, 08:00 - Ultimo agg. 19:05
4 Minuti di Lettura

Una mozione per blindare la quota del 40% del Pnrr al Sud. È la prima proposta che porteranno in Parlamento Azione e Italia Viva. Il documento è già pronto ed è stato presentato ieri dalle ministre uscenti Mara Carfagna e Mariastella Gelmini e dal numero due dei renziani Ettore Rosato. Nell'ultimo appuntamento della campagna elettorale la ministra del Sud uscente si presenta come difensore di un Mezzogiorno minacciato sia da destra che da sinistra. «Noi non consideriamo il Sud come serbatoio di voti. In vista delle urne c'è chi, come Giuseppe Conte, promette sussidi o chi, come Enrico Letta, sbandiera centinaia di migliaia di assunzioni. Io non ci sto a questa idea stracciona del Sud, da meridionale sono offesa. I cittadini del Sud vengono trattati come sudditi da tenere al guinzaglio», dice forte Carfagna. 

Nel dettaglio, per l'esponente del Terzo polo «il reddito di cittadinanza deve restare, ma va riformato.

Chi può lavorare deve essere preso in carico dalle agenzie per il lavoro, anche private, e deve essere formato. A quel punto gli si offre un lavoro dignitoso, almeno 9 euro all'ora che è la nostra proposta di salario minimo, e se rifiuta perde il sussidio». Per quanto riguarda le 300mila assunzioni nella Pa annunciate dal Pd: «Mi sembra una proposta che tratta i meridionali come stupidi. A Letta dico chiaramente che i cittadini del Sud non hanno l'anello al naso». Per Carfagna la creazione di posti di lavoro avviene attraverso il Pnrr: «I dati del Mef dicono che la sua piena attuazione porterebbe un aumento dell'occupazione giovanile al Sud del 4.9% e dell'occupazione femminile del 5%». Per questo arriva il secco «no» a chi pensa di mettere in discussione il Pnrr. Ed ecco il motivo della mozione parlamentare che impegna il prossimo Governo «a proseguire l'attività di monitoraggio per il rispetto della destinazione al Mezzogiorno di almeno il 40% delle risorse del Pnrr e e a non ridurlo, né direttamente, né indirettamente attraverso ulteriori atti legislativi». Carfagna insiste sul punto: «Vedremo chi avrà il coraggio di sottoscrivere e approvare questa mozione. Lo chiedo a Salvini, Conte, Meloni, a Fi: Volete metterci la faccia prendendo un impegno con i cittadini del Mezzogiorno? Così si delineerà la divisione tra chi vuole un Sud eternamente dipendente e grato a chi promette sussidi, e bonus perché è comodo tenere il Sud al guinzaglio, e chi invece vuole un Sud forte e libero». Sul punto anche il presidente di Italia Viva Ettore Rosato è molto chiaro: «Pensare di mettere in discussione il Pnrr, per privilegiare evidentemente qualche interesse di parte, è un atto grave nei confronti del Paese, non solo verso il governo precedente. Sarebbe ancora più grave se per dare un segno di cambiamento si finisse per tagliare risorse a chi le può utilizzare per chiudere i divari sociali che purtroppo ancora oggi ci sono nel Paese». Rosato, inoltre, rivendica gli investimenti fatti dal governo Renzi e da quello Draghi per Napoli e per il Sud e aggiunge: «Continueremo a lavorare sul Pnrr che ha le risorse stanziate e vanno spese. E poi bisogna combattere questa cultura che racconta un Sud in cui esiste solo assistenzialismo mentre abbiamo bisogno di creare occupazione e sviluppo».

Video

Si concentra su sanità e scuola, invece, Mariastella Gelmini, che però manda anche rassicurazioni rispetto al progetto di autonomia differenziata: «L'autonomia risente di un dibattito ideologico che nel passato l'ha rappresentata come una sfida all'accaparramento delle risorse. Noi l'abbiamo costruita con una logica costituzionale, garantire i livelli essenziali di prestazione e con un fondo perequativo per il Sud». Non manca una stoccata agli ex alleati. Gelmini, così, come Carfagna rivendicano l'uscita da Fi per abbracciare il progetto di Carlo Calenda. La ministra per il Sud, in particolare, non è tenera con il suo vecchio leader Silvio Berlusconi, nel mirino delle polemiche per la dichiarazione a Porta a Porta sul conflitto russo-ucraino. «È un'affermazione molto grave e personalmente mi dice due cose: che ho fatto bene a lasciare quel partito e che il sostegno alla politica estera del governo Draghi da parte di alcuni partiti era solo di facciata» conclude Carfagna. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA