«Temo che chi oggi approfitta della caduta del governo Draghi per rimettere in discussione il patto per Napoli, un domani metterà in discussione anche la quota Sud al 40% del Pnrr, per la quale ho fortemente combattuto. Azione-Italia Viva è pronta a difendere euro per euro quanto il governo Draghi ha stanziato per Napoli e per il Mezzogiorno, è stata la più grande azione di ricucitura tra Nord e Sud mai fatta, non in una logica assistenziale, ma dando al meridione le risorse per competere con il resto del Paese». Mara Carfagna ha fatto partire la sua campagna elettorale a Napoli nel comitato elettorale di Azione e Italia Viva, cavalcando i suoi cavalli di battaglia: il patto per Napoli e la quota di Pnrr destinata al Sud. «Una città che amo - ha detto - e che mi ha permesso in questi anni di essere eletta e rappresentare i napoletani sia in Parlamento che in Consiglio comunale». Al fianco della ministra del Sud il fedelissimo renziano Ettore Rosato. Se Rosato sarà capolista nel proporzionale, Mara Carfagna corre, oltre che nel listino, nell'intricatissimo collegio uninominale di Fuorigrotta-Chiaia dove sfida il suo collega di governo Luigi Di Maio, l'ex ministro Sergio Costa e l'ex plenipotenziaria di Fi, Mariarosaria Rossi. «Non ho la sfera di cristallo perché - si schermisce Carfagna quando le chiedono se la spunterà nel collegio dei big - lo decideranno gli elettori». Ma Rosato, dandole di gomito, con ottimismo, spiega che per lui «Carfagna quel collegio può vincerlo, noi siamo la vera sorpresa di questa tornata elettorale».
Sala gremita nel piccolo appartamento al corso Umberto dove è stato allestito il comitato elettorale del terzo polo. Presenti anche gli altri candidati dei collegi napoletani, l'immarcescibile - pronta a lottare come una leonessa per portare voti a Iv - Graziella Pagano, ma anche i parlamentari uscenti Paolo Russo e Gigi Casciello. In sala anche il consigliere regionale Giuseppe Sommese e quello comunale di Azzurri per Napoli-Italia Viva, Massimo Pepe. Quest'ultimo era responsabile giovanile di Forza Italia ai tempi del coordinamento De Siano-Cesaro, è stato tra i primi a fare il passaggio con i centristi. Ma Carfagna preferisce non commentare le diatribe interne del suo ex partito. «Per ragioni di stile - racconta sollecitata dai giornalisti - non commento le scelte personali, ma quella che un tempo era la casa dei liberali e dei moderati, una volta che è stata occupata ed egemonizzata dagli estremisti, è diventata inospitale per molti. Per ragioni di stile mi sono imposta di non commentare ciò che accade dentro Fi, mi limito a fare questa riflessione che riguarda anche me e che ha determinato la mia scelta sofferta e dolorosa di abbandonare». Più duro Rosato che, riferendosi a Fi, lo definisce «un partito che non c'è più, una cellula che sta dietro ad una destra sempre più radicale».
Non c'è però voglia di guardare indietro, ma da parte di Carfagna c'è la volontà di rivendicare quanto già fatto all'interno del governo Draghi. «Noi corriamo per vincere pur sapendo che la battaglia elettorale nei collegi uninominali per il terzo polo è molto difficile, ma per me la vera vittoria è fare una campagna elettorale a testa alta potendo rivendicare e difendere quello che io ho fatto con il governo Draghi per Napoli. Se io fossi rimasta in un partito che ha contribuito alla caduta di questo governo avrei avuto molte difficoltà ad andare in giro e a dire che avevamo fatto delle cose straordinarie però, per il capriccio e gli interessi personali di qualcuno, dovevamo farlo cadere». Altolà anche sulle richieste di autonomia differenziata avanzate dalla destra. «Chi oggi - dice - si straccia le vesti sulla mancata approvazione dell'autonomia deve sapere che questo governo, se non fosse stato fatto cadere, l'avrebbe già approvata, ma nel rispetto del dettato costituzionale». E poi, riferendosi alla Lega, colpisce in punta di fioretto: «Chi immagina un'autonomia slegata dal fondo di perequazione e dall'approvazione dei livelli essenziali delle prestazioni immagina un'autonomia che spacca in due il Paese». Per poi rivendicare il lavoro compiuto a Bagnoli «non più un miraggio, ma una realtà di sviluppo sulla quale finalmente si sta tornando ad investire e che ora può ripartire». Quando poi le hanno chiesto degli interventi legislativi da porre in essere sui cosiddetti abusi di necessità, ha spiegato: «Non sono per fare sanatorie o condoni, ma di certo non tutti gli abusi compiuti sono per forza dovuti a speculazioni edilizie, su questi bisogna fare una differenziazione senza fare di tutta un'erba un fascio».
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