Mara Carfagna a Napoli: «Il 40% del Pnrr è a rischio se la destra vince elezioni e rinegozia»

Mara Carfagna a Napoli: «Il 40% del Pnrr è a rischio se la destra vince elezioni e rinegozia»
Lunedì 12 Settembre 2022, 15:05 - Ultimo agg. 16:10
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«Su Bagnoli non ci siamo mai fermati. Ricordo la prima cabina di regia che ho presieduto da ministro per il Sud, mi misi le mani nei capelli e pensai: o rinuncio alla delega o cambio tutto. Ho scelto la seconda strada e stiamo raccogliendo i frutti. Abbiamo sbloccato il dossier, abbiamo nominato il sindaco commissario, lo abbiamo dotato dei poteri necessari per incidere in maniera determinante e lo abbiamo dotato di una struttura tecnica di supporto»: così il ministro per il Sud, Mara Carfagna, al termine della cabina di regia su Bagnoli che si è riunita questa mattina a palazzo San Giacomo, sede del comune di Napoli. «Oggi abbiamo preso delle decisioni importanti, abbiamo azzerato un contenzioso che durava da 20 anni, abbiamo liberato il comune da 80 milioni di euro e abbiamo liberato quel sito che finalmente è pronto per l'attività di riqualificazione e bonifica. Penso sia un atto molto simbolico perché riassume bene il metodo Draghi: fare le cose, farle presto, farle bene, affrontare i problemi per risolverli e non per utilizzarli per fare propaganda e polemica per 20 anni».

Il ministro ha detto che il contratto istituzionale di sviluppo ha registrato una «partecipazione straordinaria» dagli enti locali. Su 158 comuni, circa 130 comuni hanno partecipato con 225 proposte progettuali. «Chiuderemo il cis e finanzieremo tantissimi progetti per un valore di circa 200 milioni. La cosa importante è realizzare cose concrete, opere pubbliche e iniziative di sviluppo del territorio indipendentemente dalla concezione proprietaria che qualcuno ha delle istituzioni».

Per il ministro, «non abbiamo bisogno di fare né la carta di Taranto né la carta di Napoli, perché in questi 18 mesi abbiamo lavorato per utilizzare il Pnrr e gli investimenti a esso collegati come un grande piano di rilancio del Sud e di riduzione dei divari territoriali. Il vero grande Piano Sud è quello scritto nel Pnrr, il 40% che ora tutti si affannano a difendere. Mi fa piacere che ieri De Luca era accanto a Letta mentre Letta diceva che il 40% andava difeso, mi ha fatto sorridere molto. Ho immaginato la sofferenza del governatore perché per mesi ha sbraitato negando l'esistenza del 40% e si è trovato accanto a Letta che rivendicava il 40% e lo difendeva. Ho sentito anche il figlio ergersi a paladino della difesa del 40%, almeno in famiglia si mettessero d'accordo. Questo 40% c'è o no? Quel 40% è molto più di un manifesto. Noi non abbiamo bisogno di fare un manifesto, perché in quel 40%, che abbiamo voluto, rivendicato, ottenuto e blindato per il Sud, significa cose concrete, significa alta velocità Napoli-Bari, Salerno-Reggio Calabria, Palermo-Messina-Catania, modernizzazione delle ferrovie regionali, riqualificazione delle grandi stazioni del Mezzogiorno, infrastrutturazione delle zone economiche speciali, fare del Mezzogiorno quella piattaforma del Mediterraneo che molti raccontano di voler fare e che noi abbiamo iniziato a realizzare grazie alla pianificazione del Pnrr. Nel Pnrr ci sono anche iniziative per le reti idriche e sappiamo quanto questo problema sia sentito al Sud, ma ci sono anche interventi per scuole, asili nido, palestre, mense per garantire pari diritti e dignità ai cittadini meridionali».

Su un rischio di revisione del Pnrr in caso di vittoria del centrodestra alle elezioni, ha detto: «Il rischio è nei fatti. È scritto nero su bianco nel programma della destra, che il Pnrr va riscritto. Lo ha detto bene il ministro Franco, rinegoziare il Pnrr significa bloccare quel piano. Il negoziato con Bruxelles prenderebbe molto tempo, il cronoprogramma è molto rigoroso e non rispettare gli obiettivi significa perdere delle rate di finanziamento. Bloccare il Pnrr significa bloccare cantieri, opere già programmate e finanziate, in alcuni casi già avviate, che al Sud servono per aprire i cantieri per l'alta velocità, per la modernizzazione delle ferrovie regionali, per la riqualificazione delle grandi stazioni, per la modernizzazione dei porti, per l'infrastrutturazione delle zes, ma anche per la costruzione di nuove scuole, asili nido, per la dotazione di mense e palestre scolastiche per garantire il tempo pieno nelle scuole che al Nord è un diritto e al Sud è invece un miraggio. Quando leggo sul programma della destra 'rinegoziare il Pnrr', penso che i cittadini di Napoli vogliono sapere se la Napoli-Bari si farà, se la zes verrà infrastrutturata e dotata delle opere pubbliche necessarie, se i porti di Napoli e Salerno verranno riqualificati e se gli asili nido verranno costruiti e soprattutto fatti funzionare.

Su questo non vedo nessuna chiarezza». 

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«La nostra autonomia differenziata garantirebbe il Sud e non alimenterebbe discriminazioni e disuguaglianze»: Carfagna ha commentato le dichiarazioni del leader della Lega, Matteo Salvini, che ha parlato di autonomia differenziata da approvare nella prima riunione del prossimo consiglio dei ministri, in caso di vittoria del centrodestra. «Se Salvini non avesse fatto cadere il governo, l'autonomia differenziata sarebbe già stata approvata dal consiglio dei ministri. Faccia propaganda su altro. Il ministro Gelmini aveva ultimato tutto il lavoro, al quale io avevo dato il mio contributo per approvare un'autonomia differenziata nel rispetto però della Costituzione, cioè con l'istituzione di un fondo di perequazione per compensare i territori con minore capacità fiscale e con l'individuazione dei Lep. Noi ne abbiamo approvati tre: per gli asili nido, per il trasporto scolastico degli studenti con disabilità e per gli assistenti sociali. Significa abolire il principio della spesa storica, che penalizza le regioni del Mezzogiorno, e stabilire che i trasferimenti statali ai comuni avvengono non solo sulla base del principio della spesa storica ma di un livello minimo di servizi che deve essere garantito su tutto il territorio nazionale. L'autonomia differenziata del ministro Gelmini avrebbe rispettato questi due criteri previsti dalla Costituzione e sarebbe stata già approvata».

Ai cronisti che chiedevano un commento all'allarme del presidente di Confindustria, Carfagna ha risposto: «Viviamo in questi mesi una crisi energetica drammatica che sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese. Ogni volta che arriva una bolletta le famiglie si chiedono se ce la faranno a pagarla e le imprese si chiedono se saranno costrette a chiudere, a licenziare. Io mi chiedo se sia stato giusto, corretto e intelligente far cadere il governo Draghi, un governo di pacificazione nazionale, di salvezza nazionale che stava dando risposte ai bisogni del Paese, che stava proteggendo le famiglie e le imprese in un momento come questo. Bonomi ha ragione, è un Paese in grande sofferenza. Mi chiedo cosa ci sia di patriottico nel far cadere il governo Draghi il 21 luglio non perché il governo Draghi non stanzia i soldi necessari per far fronte al caro bollette, non perché il governo Draghi non si batte in Europa per ottenere il tetto al prezzo del gas, che è l'unica vera misura per abbassare il prezzo delle bollette, ma farlo cadere solo per consentire a Salvini di agganciare la Meloni nei sondaggi e perché Conte non ce la faceva più a sopportare l'idea di vedere Draghi seduto a palazzo Chigi al suo posto. Queste sono le ragioni per cui è caduto il governo Draghi in un momento drammatico per i cittadini».

Sull'idea del leader della Lega, Matteo Salvini, di spostare a Milano il ministero dell'Innovazione, il ministro ha detto: «Si vede che Salvini ha lavorato poco al Ministero. Io ho lavorato molto e so che spostare un ministero significa isolarlo dal governo, dal rapporto con gli altri ministri e le altre istituzioni, quindi significa renderlo meno efficiente. Per chi ci lavora poco, questo fa poca differenza. Cosa deve fare un ministro ogni volta che deve parlare con un suo collega, con il presidente del consiglio, ogni volta che deve presiedere e partecipare a un tavolo tecnico o a una riunione istituzionale, ogni volta che deve recarsi a Roma, dove c'è tutta la rete delle istituzioni? Deve prendere un treno e andare lì, con un dispendio di tempi e di costi che gravano sull'efficienza del lavoro. Sono parole in libertà pronunciate per avere un titolo su un giornale, poi chi fa il ministro e lo fa seriamente sa benissimo che questo comporta un aggravio di costi e di tempi che ricade sull'efficienza del mandato».

Alla cabina di regia era presente anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che in merito a possibili rallentamenti sul processo di bonifica, qualora dopo il 25 settembre ci fosse un governo di centrodestra, ha detto: «Non sono assolutamente preoccupato. Noi dobbiamo lavorare nell'interesse della città, mettendo al centro le nostre competenze, la qualità amministrativa, la nostra capacità di interlocuzione istituzionale. Credo sia nell'interesse di qualsiasi governo che Bagnoli vada avanti e che si faccia il massimo possibile per la città, per l'ambiente e per l'economia. Non possiamo perdere tempo per questioni politiche oppure danneggiare i nostri cittadini: dobbiamo lavorare nell'interesse della città al di là di qualsiasi schieramento politico». In una zona già bonificata, nel parcheggio attiguo alla struttura attualmente in funzione«abbiamo definito la nuova localizzazione di Città della scienza e adesso abbiamo la possibilità di indire la Conferenza dei servizi per rilasciare il titolo autorizzativo, quindi sbloccando anche la situazione di Città della scienza».

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