Lo stato dell'arte in Calabria - dove l'11 aprile si rivoterà per la Regione dopo la morte di Jole Santelli - è questo: Pd e M5S sono al palo, il tavolo dell'alleanza di fatto non c'è e i dem iniziano a far circolare un nome loro, quello di Nicola Irto. Il M5S fa trapelare invece quello di Nicola Morra, senatore e presidente della Commissione Antimafia. Il centrodestra è ancora stordito dalla perdita della Santelli ed è sostanzialmente fermo. In questo contesto il sindaco Luigi de Magistris è riuscito a chiudere il ticket con Carlo Tansi, e quindi parte con un 7,5%, e a piazzare una serie di adesioni e candidature non di poco conto, l'ultima quella di Mimmo Lucano, bandiera della sinistra ex sindaco di Riace, salito agli onori della cronaca politica per la sua strenua difesa degli immigrati che lo ha portato addirittura a essere inquisito e a sfiorare il carcere. È l'epoca di Salvini ministro dell'Interno anche lui finito sotto processo per la vicenda Open Arms. Prima di approfondire la questione Lucano vale la pena sottolineare che de Magistris in questo momento sta vivendo a livello politico la stessa condizione che lo ha portato a vincere a Napoli nel 2011 e nel 2016 contro il Pd e il centrodestra. Due schieramenti allora come oggi in Calabria allo sbando. Il Pd in Calabria è commissariato e il commissario è il casertano Stefano Graziano.
Dunque, Mimmo Lucano scenderà in campo per le regionali in Calabria ed è proprio l'ex primo cittadino a spiegare come è maturata la sua decisione. «La mia possibile candidatura in Calabria con de Magistris - racconta - è stata una cosa spontanea, nata dopo un'intervista in una radio di Napoli. Non c'è stato nulla di premeditato, di studiato. Ero incerto, poi quando è arrivata la conferma di de Magistris in corsa per la presidenza della Regione, ho ragionato: può essere una grande occasione per i calabresi, per la lotta contro le disuguaglianze e contro le mafie». Dopo Ugo Vetere sindaco di Santa Maria del Cedro, Vincenzo Voce primo cittadino di Crotone ecco Mimmo Lucano.