Movida a Napoli, duello in aula sulla parola “bivacco”: regolamento rinviato

Dalla Sinistra lo stop al documento «Evoca il discorso di Mussolini del ’25»

Movida a Napoli, duello in aula sulla parola “bivacco”: regolamento rinviato
di Luigi Roano
Mercoledì 16 Novembre 2022, 00:01 - Ultimo agg. 17 Novembre, 07:27
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Dopo sette mesi di scrittura e riscrittura del testo il «Regolamento di sicurezza urbana» - proposto dall’assessore alla Legalità Antonio De Iesu ex questore di Napoli - si blocca in Consiglio comunale. L’inciampo è sulla parola «bivacco» utilizzata all’articolo 10 del Regolamento. «È vietato - si legge - il bivacco, ovvero lo stazionamento, anche occasionale, consumando cibi e o bevande, ove presenti sui sagrati dei luoghi di culto, dei monumenti e in prossimità di palazzi ed edifici di interesse artistico-monumentale».

Lo stop arriva da Sergio D’Angelo e Rosario Andreozzi di Napoli solidale, cioè la sinistra: «Si tratta di una forzatura lessicale - racconta Andreozzi - evoca in qualche modo il discorso di Mussolini del 1925 dopo l’assassinio di Matteotti, bisogna trovare un altro vocabolo e mettere mano anche ad altri aspetti del Regolamento». D’Angelo chiarisce: «È vero che sono passati 7 mesi, ma il “Regolamento di sicurezza urbana” è arrivato in Commissione da pochi giorni e non c’è stato tempo per discuterlo come abbiamo fatto con quello che abbiamo approvato su proposta dall’assessora Teresa Armato sul commercio. C’è il problema della parola bivacco che si porta con sè il ricordo del fascismo, tuttavia è anche un termine molto vago, cosa si intende per bivacco va definito meglio anche per aiutare i vigili urbani che poi devono sanzionare chi sgarra.

Detto questo, i primi a volere il regolamento siamo noi perché ne ha bisogno la città e siamo convinti che si possa approvare già nella prossima seduta del Consiglio il». 


Questo il quadro ieri in Sala dei Baroni dove il Regolamento aveva già subito una robusta dose di emendamenti che si è caricato il Pd con il consigliere Pasquale Esposito a fare da arbitro. «La parola bivacco va cambiata - racconta il dem - noi pensavamo di potere fare in Aula questo lavoro. Quel termine è equivoco per tanti motivi anche storici». Insomma, nella città delle “Quattro giornate” è plausibile che quella terminologia - soprattutto di questi tempi dove il dibattito sul fascismo è molto accesso a livello nazionale e non solo - vada temperata e spiegata meglio. Però è anche vero che dopo 7 mesi di lavoro di per cercare di stoppare la degenerazione della movida, vanno trovate soluzioni rapide. Nel Regolamento ci sono articoli che De Iesu rivendica come «innovativi» come quello sulla stretta per chi vende alcol ai minori. «Noi proponiamo - racconta De Iesu - un Regolamento che è dentro una legge nazionale e non va oltre. Sull’alcol ai minori il Regolamento prevede la prima volta la chiusura per sette giorni, alla seconda recidiva la chiusura per trenta, alla terza il ritiro della licenza». E qui da sinistra e non solo sono molti quelli che vorrebbero annacquarlo. C’è chi sostiene che esiste già la norma che prevede l’arresto per chi vende alcol ai minori. Ma a memoria nessuno ricorda - almeno a Napoli - un arresto per i somministratori di alcol ai minori, mentre si contano ricoveri e morti tra i giovanissimi che bevono decine di cicchetti a prezzi stracciati. In questo senso Esposito sembra categorico: «Se togliamo la norma del ritiro del titolo - dice - non avremo armi contro chi vende alcol ai minori».

Altro punto non risolto dal Regolamento sono gli assembramenti di migliaia di giovani che provoca la movida. Il sindaco Gaetano Manfredi inquadra così la situazione: «Il problema principale della movida napoletana è la concentrazione delle attività in luoghi molto angusti e questo fa sì che ci sia anche una concentrazione di utenti». L’ex rettore pensa alla delocalizzazione e a disincentivare l’apertura di nuovi bar, baretti e simili nei luoghi della movida. De Iesu nell’immediato punta a nuove regole: «Le amministrazioni non hanno strumenti per contenere gli assembramenti. È imminente la visita in città del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al quale assieme ad altre città, attraverso l’Anci chiederemo norme al riguardo». Al momento il Comune nello stesso Regolamento si è lasciato la possibilità di emanare con il sindaco un’ordinanza - non rinnovabile - in caso di emergenza in determinate strade di Napoli. Non una misura strutturale ma solo emergenziale. Altro nodo da sciogliere è quello degli orari. De Iesu ha proposto lo stop alla vendita di asporto dell’alcol in vetro e lattina dalla mezzanotte . Si può vendere se in contenitori di carta. Ma qui il tema è se poi si può consumare in strada cioè in luogo pubblico. 

Il via libera dell’Aula arriva per Teresa Armato sul «Regolamento per la serena convivenza tra cittadinanza e le attività commerciali, di pubblici esercizi e di svago nelle aree private e pubbliche». Che si porta con sè due strumenti molto importanti. In tema di occupazione di suolo pubblico un codice Qr Code per misurare gli spazi destinati ai tavoli, con questo metodo è facile verificare chi esonda. E la “Consulta della notte” che dovrà eleggere un “delegato della notte”. Nella sostanza un patto tra operatori, residenti e popolo della notte per autoregolamentarsi in chiave movida. 

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