Napoli, l'annus horribilis dei trasporti tra caos e malattie immaginarie

Napoli, l'annus horribilis dei trasporti tra caos e malattie immaginarie
di Paolo Barbuto
Mercoledì 28 Novembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 14:44
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Le funicolari di Napoli, lo sa bene chi le usa quotidianamente, non rappresentano il massimo dell'affidabilità. Gli stop imprevisti e improvvisi sono frequenti, le difficoltà sono all'ordine del giorno, così quando ai guai strutturali s'aggiungono pure le epidemie del personale, il mondo del trasporto via fune va definitivamente in tilt. Gli impianti, lo sanno bene tutti i napoletani, sono quattro: la funicolare Centrale, quella di Montesanto, quella di Chiaia e la cenerentola di Mergellina che viene sacrificata non appena ci sono difficoltà di personale.

L'avete letto spesso negli ultimi giorni e vi sarà capitato di scoprirlo anche in occasione degli altri momenti di difficoltà: il funzionamento di una funicolare è legato alla presenza di un caposervizio che è la persona sulle spalle della quale grava la responsabilità di ogni singolo percorso di ogni funicolare. Ogni giorno ne servono almeno otto, quattro per impianto, divisi in due turni. A disposizione dell'azienda ce ne sono 15 per le differenti turnazioni e per subentrare in caso di malattia dei colleghi: esiste infatti un turno di «disponibilità» per i capi servizio che non sono al lavoro i quali, però, hanno la possibilità di aderire o meno alla richiesta di subentrare in servizio. Il vero guaio delle funicolari scatta quando la malattia colpisce uno degli otto capi che sono di turno.
 
La prima volta nel 2018 è accaduto a febbraio. La tensione sindacale era solo sullo sfondo, non pressante. Ci fu un surplus di malattie e, come avviene sempre quando ci sono problemi di personale, tutte le forze vennero sottratte alla funicolare di Mergellina che rimase chiusa senza preavviso, ma almeno le altre riuscirono ad effettuare servizi regolari.

Il primo, prepotente, scontro sulla malattia dei capi servizio delle funicolari s'è sviluppato a cavallo tra la fine di giugno e l'inizio di luglio. Era venerdì 22 giugno quando uno sciopero paralizzò il servizio di trasporto cittadino: al giorno di sciopero seguirono momenti di tensione sindacale. Nelle due giornate successive tutte le funicolari della città vennero travolte dalle difficoltà per via della malattia di troppi addetti, tutte confermate da certificati medici e quindi senza nessuna ombra di dubbio, sia ben chiaro. Furono giorni di crisi profonda per il trasporto delle funicolari e di polemiche furibonde fra azienda, amministrazione comunale e personale in malattia. In molti dall'Amministrazione comunale gridarono allo scandalo ipotizzando malattie fittizie e il vertice dell'Anm, Nicola Pascale che era alla guida dell'azienda da meno di cento giorni, tuonò con vigore «Andremo fino in fondo a questa vicenda, se dovessimo scoprire un utilizzo scorretto della malattia da parte di qualche dipendente, agiremo sia sul piano disciplinare interno che sul fronte legale con denunce formali alla magistratura». Annunciò anche una diffusione a tappeto delle visite fiscali per chi era in malattia nei giorni del caos funicolari. Quelle visite, però, accertarono la correttezza del comportamento dei dipendenti e il polverone si abbassò per qualche ora.

Sì, appena qualche ora perché i problemi si ripresentarono nel week end successivo quando pagò le spese della malattia dei capiservizio la funicolare di Chiaia: impossibile convogliare lì il personale della cenerentola Mergellina perché era già iniziata la lunghissima chiusura estiva di quell'impianto che avrebbe riaperto i battenti solo a
settembre.
Siamo ai giorni d'oggi.

Altri due giorni di caos e difficoltà a causa dell'improvvisa malattia di tre dipendenti lunedì e di altri tre diversi dipendenti ieri, il tutto nel bel mezzo delle trattative per i prolungamenti festivi della funicolare Centrale fino alle due di notte. Anche in questo caso tensione e annuncio di visite fiscali a tappeto, anche in questo caso nessun dubbio sulle malattie fino a prova contraria.

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