Le associazioni napoletane scrivono
al Parlamento: stop ad aiuti al Comune

Le associazioni napoletane scrivono al Parlamento: stop ad aiuti al Comune
Venerdì 17 Novembre 2017, 15:25
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«Riteniamo che il nuovo pacchetto di aiuti ai Comuni in predissesto non siano assolutamente auspicabili se concessi anche alle amministrazioni comunali che manifestamente hanno fallito gli obiettivi dei piani di riequilibrio e che non hanno avviato alcun percorso di risanamento, come il Comune di Napoli». Lo si legge in una lettera inviata ai parlamentari e ai senatori da parte di una serie di associazioni civiche napoletane come Assoutenti, Cittadinanza Attiva, Comitato Porto Salvo, Associazione Mario Brancaccio, Comitato Civico Posillipo e dal Coordinamento delle Associazioni civiche. Il documento chiede che non venga accolta la richiesta del Comune di Napoli di splamare il debito nei confronti dello Stato su 30 anni.

«Siamo preoccupati - si legge - per alcune misure allo studio nelle commissioni parlamentari che rischierebbero di determinare un ulteriore grave peggioramento per la condizione delle nostre famiglie, delle nostre imprese, dell'economia cittadina. Ci riferiamo agli emendamenti alla Legge di Stabilità scaturiti da alcune proposte elaborate dall'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani». I comitati si riferiscono agli «interventi a sostegno dei Comuni che riscontrano gravi difficoltà economico-finanziarie e in particolare per quei Comuni che hanno già dichiarato il predissesto. A quanto ci risulta, questi emendamenti sarebbero finalizzati a sostenere i percorsi di risanamento in atto, permettendo alle amministrazioni comunali di riformulare i piani di riequilibrio, di ridefinire il volume del disavanzo complessivo, di spalmare il ripianamento dei buchi di bilancio su un arco temporale più ampio, forse anche di ottenere nuovi prestiti statali oltre a quelli in molti casi già ottenuti».

I Comitati giudicano «positivamente» le misure «a favore delle amministrazioni comunali che hanno dato prova di rispettare i piani di riequilibrio e stanno concretamente risanando la condizione dei Comuni» ma che non debbano essere concessi alle amministrazioni comunali inadempienti. «Gli aiuti - si legge - non sono a costo zero ma gravano sempre sulle spalle delle famiglie e delle imprese dei Comuni interessati. Riaprire le procedure di definizione dei Piani, concedere più tempo alle amministrazioni comunali per ripianare i debiti, attribuire più risorse, significa infatti costringere i cittadini e le imprese di quei Comuni, a rimborsare debiti ancora maggiori, sostenere per un tempo ancora più lungo una pressione fiscale locale ai livelli massimi, scontare la presenza di servizi pubblici del tutto inadeguati e costosi, con tutto ciò che significa per le condizioni delle città e soprattutto per i cittadini meno abbienti. Questo è certamente ciò che accadrebbe a Napoli, dove l'amministrazione in carica è stata censurata dalla Corte dei Conti, che ha evidenziato a più riprese le inadempienze rispetto al piano di risanamento, lo spreco di risorse pubbliche, la scarsa trasparenza delle procedure amministrative».

I comitati evidenziano le cifre: «buco di bilancio triplicato dalla stima del 2012 (da 850 milioni a circa 2,5 miliardi)» e «del tutto sprecati i prestiti statali (poco meno di 1,5 miliardi)».
I comitati sottolineano «la mancanza di qualunque azione riformatrice che ha gettato il Comune nella bancarotta e nuovi aiuti non darebbero alcun beneficio alla Città, ma determinerebbero solo un ulteriore spreco di risorse pubbliche»
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