Conti in rosso a Napoli, avanza la cessione dell'Albergo dei Poveri

Conti in rosso a Napoli, avanza la cessione dell'Albergo dei Poveri
di Luigi Roano
Giovedì 16 Maggio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 16:38
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Non è nel Contratto di sviluppo, ma il fantasma di Palazzo Fuga in piazza Carlo III è stato uno dei momenti più corposi del vertice in Prefettura. Si potrebbe definire un fuorisacco con il ministro per i Beni culturali Alberto Bonisoli che non ha chiuso la porta sull'Albergo dei Poveri. Nel senso che ha promesso «una sua riflessione da allargare a tutto il Governo» perché quell'immenso e storico monumento possa tornare a nuova vita. Una risposta dovrebbe arrivare entro fine mese. Sos partito dal sindaco Luigi de Magistris, dal capo di gabinetto Attilio Auricchio e dall'assessore all'Urbanistica Carmine Piscopo. Per chiudere l'anello del centro storico - il ragionamento del Comune - bisogna rifunzionalizzare il grande edificio settecentesco d'Europa e servirebbero un centinaio di milioni, soldi che si possono attingere risparmiando dai fitti passivi dello Stato. Palazzo San Giacomo in questo senso ha già in piedi un progetto di federal building con Cassa depositi e prestiti ma serve ora una spinta forte della politica per chiudere l'accordo. Non solo l'Albergo dei Poveri, anche la Regione ha tirato fuori il suo asso nella manica, vale a dire Palazzo Penne. Qui, accantonata l'idea di farne una sede per gli uffici, soprattutto per la Protezione civile, il progetto ora è quello di trasformarlo nella Casa dell'architettura e del design. Ma procediamo con ordine.
 
Cosa significa chiudere l'anello del centro storico? E perché ha catturato l'attenzione del ministro? A Bonisoli è stata prospettata l'idea della «via dei musei», una specie di foro napoletano delle arti, una passeggiata che inizia a Capodimonte arriva al Mann e ha il capolinea a Palazzo Fuga a piazza Carlo III. Con in mezzo una serie di tappe. Quella al quartiere Sanità, ormai assurto a modello di rinascita, con l'ascensore che collegherebbe le catacombe di San Gennaro che partono dalla Basilica di Capodimonte a quelle di San Gaudioso in piazza Sanità e la fermata della metro al cimitero delle Fontanelle, tutti progetti già finanziati. E due già inseriti nel Contratto che riguardano il Complesso del crocefisso in via Santa Maria Antesaecula a quattro passi dalla casa di Totò. Uno spazio molto ampio ridotto a rudere nel cuore della zona calda dello spaccio di droga che ospiterebbe attività e laboratori artigianali oltre che culturali come un argine contro quei traffici. E il Complesso dei Cristallini, un altro spazio molto grande e monumentale destinato a residenza pubblica per anziani in difficoltà con al piano terra altri laboratori. La seconda tappa della «via dei musei» è al Mann. Qui il progetto prevede la riqualificazione della Galleria Principe - inserita nel Contratto - che diventerà sede di laboratori artigianali ma soprattutto una costola dell'Accademia delle belle arti che lì dentro collocherebbe laboratori di restauro curati dai ragazzi dell'Accademia. E una nuova piazza pedonale a ridosso proprio del Museo nazionale con modifiche alla sede stradale. Da costruire è la terza tappa, appunto l'Albergo dei Poveri. Centomila metri quadrati dal valore di 122 milioni di proprietà del Comune. Che non ha i soldi per la rifunzionalizzazione di Palazzo Fuga. Di qui la richiesta al ministro di un'accelerazione sul federal building che risolverebbe il grave problema dei fitti passivi dello Stato. Lì dentro ci potrebbero andare le caserme, la Prefettura e molto altro, progetto che pure esiste. Con l'Albergo dei Poveri che diverrebbe per una parte un vero e proprio museo vista la sua vocazione. Gli spazi espositivi, al netto di quello che occuperebbero gli uffici, non mancano. Tutto questo ha affascinato il ministro Bonisoli che dunque non ha detto no e nemmeno sì ma ha aperto «a una riflessione».

Si trova nel cuore del centro storico, ai Banchi nuovi, vicino all'Orientale, al monastero di Santa Chiara e a Santa Maria la Nova. Qui l'ente di Santa Lucia ha deciso di riqualificarlo e farlo diventare la Casa dell'architettura e del disegn con annessi laboratori. Non una idea ma un progetto inserito nel Contratto che valorizzerebbe la gloriosa tradizione napoletana in questo settore. E la città quale luogo dove grandi architetti hanno sperimentato progetti e forme non convenzionali in ogni epoca.
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