Napoli ostaggio della babygang: cinque poliziotti in fuga al Borgo Sant’Antonio Abate

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Sabato 18 Gennaio 2020, 18:51 - Ultimo agg. 19 Gennaio, 09:02
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«Cinque agenti di polizia costretti a indietreggiare e difendersi con gli scudi da oggetti e petardi lanciati nella loro direzione da ragazzini inferociti e invasati nell'indifferenza degli adulti, alcuni addirittura sorridenti di fronte a una scena allarmante e raccapricciante al tempo stesso. È accaduto a Napoli, nel Borgo Sant'Antonio Abate, nel centro storico della città, dove si è verificato un assalto in piena regola alle forze di polizia». Lo ha detto Francesco Emilio Borrelli, consigliere campano dei Verdi, al quale è stato inviato un video.

Protagonisti della vicenda, a leggere quanto scritto da Borrelli, «una manciata di ragazzini, intenti a nascondere alberi e legnami per il fuocarazzo di Sant'Antonio Abate, a cui bisognerebbe spiegare che non è questo il modo in cui la gente civile vive».



​La sera del 17 gennaio, quando si festeggia sant'Antonio, protettore degli animali, c'è l'abitudine di fare dei falò per strada - sia in alcune strade del centro che della periferia - che però, in alcuni casi, rappresentano un pericolo. Da qui l'intervento delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco che provvedono a spegnere le fiamme. «Questi messaggi non possono passare, non possono essere consentiti - evidenzia Borrelli - bisogna rispondere con severità. Alcuni territori non sono agglomerati urbani bensì polveriere a cui va sottratta la miccia. I ragazzini di Borgo Sant'Antonio Abate hanno dato un assaggio di quanto pericolose possano essere le baby gang».

Le immagini di quanto accaduto, intanto, hanno fatto il giro del web. Sul fatto sono intervenute anche quattro sigle sindacali della polizia - Siulp, Coisp, Silp Cigl e Fsp - che, in una nota firmata da rispettivi segretari provinciali - dicono che i colleghi «vanno plauditi in quanto fermi e professionali nel loro intento di prevenzione senza alcuna indole di belligeranza». I sindacati di polizia, inoltre, chiamano in causa tutte le istituzioni - Comune, assistenti sociali e tessuto sociale - affinché si provveda a creare «dei circuiti di conoscenza e divulgazione che aiutino a sradicare la malerba e portare la nostra città all'attenzione delle istituzioni centrali» e chiedono più risorse e mezzi per le forze dell'ordine.

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