Napoli, candidato della Lega posta manifesto con Luciano De Crescenzo. È bufera: «Ci hanno insultato per anni»

Napoli, candidato della Lega posta manifesto con Luciano De Crescenzo. È bufera: «Ci hanno insultato per anni»
Domenica 19 Luglio 2020, 18:09 - Ultimo agg. 20 Luglio, 07:54
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Bufera sui social per un manifesto pubblicato sulla pagina Facebook di Severino Nappi, l’ex assessore al Lavoro della giunta di centrodestra guidata da Stefano Caldoro tra il 2010 e il 2015, ora candidato con la Lega alle Regionali in Campania. 

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Nappi ha pubblicato la foto dello scrittore e una citazione di De Crescenzo (« Napoli, l'ultima speranza dell'umanità») accompagnate dal logo Lega-Salvini Premier, oltre che dai loghi «Prima gli italiani» e «Campania il nostro posto», quest'ultimo dal nome del movimento civico fondato dallo stesso Nappi. L'associazione tra Luciano De Crescenzo e il simbolo con Alberto da Giussano non è piaciuta ai tanti che hanno manifestato il loro dissenso nei commenti al post, da chi parla di «orrore e blasfemia» a chi ritiene l'idea «un'offesa al maestro» ricordando come De Crescenzo fosse «lontano anni luce dalle idee della Lega». Il post è stato quindi sommerso dalle critiche di chi ha rimarcato come De Crescenzo, simbolo della napoletanità, non possa essere utilizzato per la propaganda elettorale della Lega.



«Dalla famiglia De Crescenzo, in merito alla comparsa di un manifesto firmato Lega col volto di Luciano: «Non autorizziamo e ci dissociamo da qualsiasi utilizzo a fini politico-elettorali dell'immagine di Luciano De Crescenzo che tuteleremo in tutte le sedi opportune». (chiediamo a tutti gli amici di diffondere questo messaggio)» si legge sulla pagina facebook dedicata alla memoria dello scrittore. 

«Il post del candidato Severino Nappi che ricorda Luciano De Crescenzo con i simboli della Lega a corredo è un'indecenza. Quando si ricorre a questi mezzucci, vuol dire che i propri contenuti e la propria proposta politica sono pari allo zero». Lo dice in una nota il deputato Alessandro Amitrano (M5s), secondo il quale «la Lega per anni ha insultato i napoletani e ora ricorre ad una becera strumentalizzazione politica del Professore. La propaganda e il populismo non dovrebbero mai precipitare a livelli così bassi», ha concluso Amitrano.

Non si è fatta attendere la risposta di Nappi. «In questa settimana ho ricordato, ad un anno dalla morte, Luciano De Crescenzo. Maestro di cultura, filosofia ma soprattutto, per noi napoletani maestro di vita. Eppure, pare che io non ne abbia più diritto, mentre fino allo scorso anno i miei post di omaggio al Maestro non suscitavano sdegno. Perché? Forse perché faccio parte della Lega di Matteo Salvini?». «Tra le cose che non potrei più fare, dunque - aggiunge Nappi - rientra anche difendere e ricordare il nostro patrimonio culturale che, a quanto pare, deve restare prigioniero degli stereotipi a base di pizza e mandolino e a disposizione solo di una certa sinistra ipocrita quanto superata persino da se stessa. Intanto però, nei giorni in cui abbiamo ricordato De Crescenzo, io ero con Matteo Salvini a Giugliano. Cosa c'entra direte voi? Ve lo spiego. In un mese, il leader della Lega è venuto quattro volte in Campania, e non certo a fare comode passerelle o a sedere in lussuosi salotti. Con lui abbiamo scoperchiato le bugie sui tamponi nascoste tra gli angusti palazzoni dell'ex Cirio di Mondragone, abbiamo incontrato famiglie in difficoltà a Castelvolturno, e poi abbiamo fatto un sopralluogo al campo rom di Giugliano: la réclame dell'ipocrisia dell'accoglienza dei detentori del bene che ritengono io non possa occuparmi più di cultura e di Sud». A Giugliano, ricorda Nappi, «le donne e gli uomini del posto, nonché i rom stessi, hanno chiesto una mano a noi, a Matteo, alla Lega. Non ci hanno guardato con rabbia ma con speranza. Sono stanchi di promesse e soprattutto stanchi di vivere in condizioni ai limiti della sopravvivenza tra sporcizia, roghi, rifiuti ed ecoballe. Il mix che si trova a Giugliano nella zona del campo rom è pericoloso ma identificativo del fallimento dei guerrieri del mandolino capitanati dal direttore d'orchestra De Luca. La nostra terra, il nostro posto va liberato subito da malgoverno e malafede. Tutti - prosegue Nappi - devono avere diritto a condizioni di vita normali e soprattutto tutti quanti hanno diritto di esprimersi liberamente senza rischiare per questo di essere linciati. In fondo, solo chi ha letto fino in fondo 'Così parlò Bellavista' può ricordare il significato più autentico del messaggio del maestro De Crescenzo. Cazzaniga era solo un simbolo, Cazzaniga non era diverso dai tanti napoletani onesti e perbene che vivono nella nostra terra, nel nostro posto».

Nappi infine si dice dispiaciuto «se la famiglia ha interpretato questo mio omaggio a Luciano come un tentativo di appropriarmi di un simbolo. Non era mia intenzione. Chi mi conosce, del resto - conclude Nappi - sa che non ne ho nè la necessità, nè il bisogno. Sono un uomo d'amore».

 

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