Catacombe di San Gennaro, in campo la Clemente: «Dialoghiamo per allontanare le ombre»

Catacombe di San Gennaro, in campo la Clemente: «Dialoghiamo per allontanare le ombre»
di Giuliana Covella
Mercoledì 14 Novembre 2018, 12:30
4 Minuti di Lettura
«In questo particolare momento storico è fondamentale rompere i lucchetti di una burocrazia che rischia di minare esperienze straordinarie come quella della Paranza». Alessandra Clemente, assessore alle Politiche giovanili del Comune di Napoli, si schiera al fianco della Paranza.

Come ha reagito quando è scoppiato il «caso»?
«Ho seguito attentamente la vicenda e mi sono meravigliata molto che si tentasse di bloccare un'esperienza simile solo per una questione burocratica».

Quest'anno le Catacombe di San Gennaro si avviano a raggiungere il record di 150mila visitatori che arrivano ogni giorno da tutto il mondo. Lei le ha mai visitate?
«In realtà ho imparato ad apprezzare la bellezza di quel sito per troppo tempo rimasto abbandonato, prima ancora di diventare assessore e le amo come la maggior parte dei napoletani».

Conosce dunque il lavoro di riqualificazione che hanno svolto i giovani della cooperativa?
«Certo, è sotto gli occhi di tutti. Per questo dobbiamo intervenire per preservarne il valore».
 
Avete mai collaborato insieme?
«Come Comune e assessorato ai Giovani abbiamo partecipato a tutte le loro iniziative, in collaborazione con il presidente della III Municipalità Ivo Poggiani, che quotidianamente si adopera per lo sviluppo di quel territorio».

Cosa pensa dello scontro in atto con il Vaticano, che rivendica la metà degli incassi degli ultimi dieci anni?
«Non entro nel merito dell'amministrazione ecclesiastica, che è chiaramente diversa dalla nostra. Ma credo sia necessario trarre insegnamento da questo episodio, perché in ballo c'è una straordinaria esperienza di sviluppo partita da giovani. Occorre mettersi in maniera costruttiva intorno a un tavolo e allontanare ogni ombra dall'operato di quei ragazzi».

C'è un'esperienza simile in città?
«Ce ne sono diverse. Penso prima di tutto al Teatro Nest di San Giovanni a Teduccio, nato sulle ceneri di una vecchia scuola abbandonata. Anche in quel caso sono state create le condizioni di uno sviluppo esponenziale per il quartiere e i giovani di quel quartiere. Progetti come quello del Nest o delle Catacombe con «La Paranza» vanno incoraggiati, non bloccati».

I ragazzi della coop però sono stati accusati di autogestione e troppa autonomia, mentre propongono un modello virtuoso di valorizzazione di un bene comune rimasto abbandonato per 41 anni. Cosa ne pensa?
«Premesso che è importante svolgere qualsiasi attività nel massimo della trasparenza e secondo le regole, occorre creare condizioni idonee per il contrasto della precarietà e dell'assenza di lavoro. Sul lavoro svolto dalla cooperativa credo sia un esempio di gestione innovativa, che ha valorizzato un patrimonio storico-artistico attraverso il riscatto sociale e lavorativo dei ragazzi di quel territorio».

Ci sono però delle regole da rispettare quando si assegna un bene. Cosa propone?
«Creare nuovi codici. Come abbiamo fatto noi con le delibere sui beni comuni, prevedendo nuove modalità di utilizzo di quei beni, per i quali ci sono normative specifiche. Dietro «La Paranza» ci sono professionalità che devono essere accompagnate facendo il massimo sforzo per non renderle precarie. Dare sì autonomia a questi giovani, ma nel rispetto delle regole».

Il presidente della Camera Roberto Fico, in visita lunedì alle Catacombe, ha parlato di valorizzare il territorio sviluppando progetti per i giovani che ci vivono. Cosa fa il Comune in tal senso?
«Oggi abbiamo più di 400 persone tra i 18 e i 35 anni che hanno seguito questi percorsi. C'è poi un'esperienza gemella de «La Paranza», nata in collaborazione con la Curia nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, dove nel 2013 grazie al progetto di un gruppo di neo laureati, «Respiriamo Arte», si è creata una vera e propria start up che ha valorizzato il luogo e dato lavoro ai giovani».

Quali sono le attività in corso?
«Tirocini formativi, autoimprenditorialità con «Sviluppo Napoli» sostenuto dall'Anci, con cui sono state aperte 1.000 imprese in ogni zona della città, dal centro storico, a Chiaiano, a Soccavo. E ancora «Green network» destinato a 60 giovani dai 18 ai 24 anni che hanno avuto l'opportunità di lavorare nel verde nell'area nord e al Parco dei Camaldoli. Ma penso anche a realtà come «La pizzeria dell'impossibile» a Forcella con ex ragazzi dell'area penale o a «Benessere Giovani», una sfida per i giovani del Rione Traiano che offrono il loro sostegno ai malati di Alzheimer. Infine alla Sanità il bando Pon legalità da 5milioni di euro contro la dispersione».

Il sindaco ha detto che bloccare «La Paranza» sarebbe un delitto. Ne avete parlato?
«Proprio ieri abbiamo avuto una riunione con lui e il presidente della III Municipalità. L'intento è di riportare la questione in una cornice condivisa da tutti i soggetti, per far proseguire quell'esperienza».

Che significato ha per lei?
«Di grande resilienza, estro e talento nata in un rione difficile, dove i ragazzi si sono ingegnati nel riconvertire un bene».

Ha firmato la petizione?
«Lo farò oggi e andrò a far visita ai ragazzi».
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