Partecipate a Napoli, deficit da 5 miliardi: in aula è sfida sui debiti record

Partecipate a Napoli, deficit da 5 miliardi: in aula è sfida sui debiti record
di Luigi Roano
Lunedì 25 Novembre 2019, 07:30 - Ultimo agg. 13:49
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A due giorni dalla mancata sfiducia al sindaco Luigi de Magistris, torna a riunirsi il Consiglio comunale, il primo test per la maggioranza che ha respinto sì l'attacco delle opposizioni, ma che ha perso pezzi ed è stata molto critica con l'ex pm. Laura Bismuto del gruppo demA è arrivata a dire che «la città è al collasso, facciamo qualcosa» rivolgendosi al sindaco. Mentre l'ex fedelissimo di de Magistris Carmine Sgambati la maggioranza l'ha lasciata proprio collocandosi nel gruppo misto. Lo stesso Nino Simeone di Agorà ha annunciato che «da oggi in avanti voterò gli atti della giunta solo se li considero veramente al servizio della città». Insomma, il sindaco si è salvato dalle opposizioni, ma gli resta il compito più difficile da affrontare: salvarsi dai suoi che se vogliono effettivamente possono porre fine alla consiliatura con quasi due anni di anticipo. L'ex pm si è assunto le sue responsabilità dicendo che «farà tesoro della critiche ricevute. C'è la necessità di ascoltare anche le opposizioni per un piano di rilancio». Il rimpasto e il cambio di 4 assessori dovrebbe dare nelle sue intenzioni la sterzata per il rush finale. Ci riuscirà? Per ora non ha messo nemmeno a fuoco un programma di fine consiliatura come gli chiedono gli arancioni, sarebbe il primo passo. Tant'è, oggi si capirà se l'indice di gradimento di de Magistris è tornato accettabile, perché all'ordine del giorno del Consiglio comunale ci sono delibere pesanti che valgono centinaia di milioni per la città e posti di lavoro. Vedremo se la maggioranza sarà presente in forze - servono almeno 21 consiglieri per aprire la seduta - e soprattutto convinta di portare avanti i lavori. Si tratta del vero battesimo per i 4 nuovi assessori Rosaria Galiero, Luigi Felaco, Eleonora De Majo e Francesca Menna. E per i tre nuovi consiglieri al centro di un caso amministrativo nel giorno della sfiducia. Si tratta di Elena De Gregorio e Sergio Colella (demA) e Chiara Guida di Sinistra in comune.

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In questo contesto il Consiglio comunale è chiamato ad approvare una serie di atti importanti, come l'accordo di programma con la Città metropolitana sul piano strategico. Una variazione di bilancio in entrata - una volta tanto - dal valore di circa 100 milioni che arrivano dalla ex Provincia scaricati su tre grandi obiettivi: risanamento delle strade, scuole e verde. Oggi ci dovrebbe essere anche la nomina del responsabile dell'accordo. Chissà cosa farà il Pd al Comune atteso che in Città metropolitana l'accordo istituzionale con de Magistris - nella qualità di sindaco metropolitano - regge alla grande tanto che sugli oltre 90 comuni della provincia i sindaci si sono divisi la bellezza di 300 milioni e molti enti locali sono a guida Pd. Lo stesso discorso vale per Fi e per tutti quelli che - fatta eccezione per il M5S - siedono nei banchi di Santa Maria la Nova. Voteranno contro un atto che porta 100 milioni alla città oppure si regoleranno diversamente?

L'atto più significativo all'attenzione dell'Aula di oggi è la ratifica del bilancio consolidato. Di cosa si tratta? Della fotografia dello stato finanziario del Comune declinato assieme alle sue aziende partecipate. L'Anm essendo in procedura concordataria non è presa in considerazione. Il bilancio consolidato è quello del 2018: la consistenza patrimoniale è di poco meno di 9 miliardi, ma ben 4,8 miliardi, sostanzialmente la metà, sono i debiti. «Il dato del patrimonio - fanno sapere dal Comune - dà conferma della solidità dell'ente, cioè la capacità di far fronte a tutti i propri debiti con il patrimonio». Questa la lettura di Palazzo San Giacomo, va da sé che fino a oggi il patrimonio non è servito a pagare il debito storico dell'ente di 2,7 miliardi. Cifre da capogiro in ogni caso. Come quelle che spendono le due aziende più grosse e strategiche del Comune: Asìa paga in stipendi 102,5 milioni l'anno, mentre NapoliServizi 50,3.

Di poco distanziata Abc Acqua pubblica che spende 30 milioni ma ha un credito verso palazzo San Giacomo di 60 milioni.

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