«Donazioni alla figlia per non pagare le tasse», condannata Boldoni

«Donazioni alla figlia per non pagare le tasse», condannata Boldoni
di Viviana Lanza
Venerdì 24 Maggio 2019, 07:30
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Un anno e quattro mesi è la sentenza di condanna che ha chiuso in primo grado il processo a carico di Patrizia Boldoni. Al centro del dibattito tra accusa e difesa ci sono due atti di donazione a favore della figlia. Patrizia Boldoni, la ex moglie del patron del Napoli Corrado Ferlaino e consulente del governatore Vincenzo De Luca ai Beni culturali, ha sempre sostenuto che si trattava di atti programmati da tempo. Ma la Procura le ha contestato un comportamento penalmente rivelante, ipotizzando che le donazioni siano state una manovra per sottrarre i propri beni alla vicenda fiscale in cui gli inquirenti indicavano Boldoni debitrice dell'amministrazione finanziaria dello Stato per un importo quantificato in oltre 11 milioni di euro, relativo a imposte dovute con interessi e sanzioni, per le annualità dal 2002 al 2010.
 
​In pratica per l'accusa, la Boldoni avrebbe compiuto sui propri beni «atti fraudolenti idonei a rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva», si legge nel capo di imputazione. Alla figlia, Francesca Ferlaino, totalmente estranea ai fatti, avrebbe donato, il 27 dicembre 2011 e il 29 dicembre dello stesso anno, denaro, crediti, strumenti finanziari e immobili per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro. Fin qui nulla di strano, se non fosse che gli atti di donazione sono avvenuti a pochi giorni dell'avviso di accertamento datato il 23 dicembre 2011. Questo ha insospettito gli inquirenti, spingendo il nucleo speciale di polizia valutaria a svolgere accertamenti e la Procura di Napoli (pm Sergio Raimondi e procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli) a sostenere l'accusa in giudizio. La sentenza è stata emessa dal giudice Sandra Ciampaglia. La vicenda giudiziaria nasce da una costola dell'inchiesta che nel dicembre 2012 travolse lex marito della Boldoni, Corrado Ferlaino, il patron che rese celebre il Napoli con Diego Armando Maradona.

«L'accusa che la dottoressa Boldoni ha dal primo momento respinto è contestata in riferimento a due atti pubblici di donazione posti in essere nel dicembre 2011 in favore della figlia. Atti - spiega l'avvocato Lucio Majorano, difensore della Boldoni assieme all'avvocato Lelio Della Pietra - programmati da tempo e che avevano un precedente in una prima donazione, non oggetto di contestazione, eseguita nell'ottobre 2010». «La sentenza - aggiunge il penalista, annunciando ricorso - ha ritenuto che tali atti siano idonei a integrare il reato imputato. Ovviamente la impugneremo, fiduciosi in una sua riforma in Appello, poiché manca qualsivoglia atto ingannevole nei confronti dell'amministrazione finanziaria. L'atto di donazione - conclude - è atto notarile caratterizzato da pubblica fede, i beni sono stati effettivamente trasferiti e sono rimasti da allora nella sfera giuridica esclusiva del donatario».
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