Il governo a Napoli per salvare de Magistris ed evitare il crac del Comune

Il governo a Napoli per salvare de Magistris ed evitare il crac del Comune
di Adolfo Pappalardo
Sabato 10 Novembre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 13:10
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Nel Consiglio dei ministri a Napoli di lunedì 19 novembre (ma potrebbe slittare anche al giorno successivo) ci sono due ordini del giorno a cui, in queste ore, stanno lavorando i tecnici di palazzo Chigi. Non solo a quello sui rifiuti ma anche a un decreto che vada in soccorso dei comuni in predissesto. A cominciare dal capoluogo campano con i conti in rosso. È il risultato dell'asse tra il sindaco di Napoli e l'ala grillina che fa riferimento al presidente della Camera Roberto Fico. Misure, quest'ultime, che varrebbero, è chiaro, anche per gli altri comuni di grandi dimensioni nelle stesse situazioni che sono circa una decina. Ma il pacchetto di norme verrebbe varato anzitutto per Napoli.
 
Bisogna tornare a più di dieci anni fa per trovare un'altra assise di governo a Napoli. Siamo a fine maggio del 2008 e Silvio Berlusconi, allora premier, arriva in città per varare una serie di norme sull'emergenza rifiuti che in quelle settimane è particolarmente gravosa: 8 nuove discariche per alleviare la morsa soffocante. E arriviamo a oggi con il governo giallo-verde deciso a un Cdm in trasferta su Napoli, deciso sull'onta di un'emergenza rifiuti che è ben diversa da quella degli anni passati: una serie di incendi sospetti che hanno interessato, da giugno ad oggi, gli impianti del ciclo di smaltimento. In queste ore i tecnici sono al lavoro in vista del Cdm e dagli uffici regionali sono partiti alcuni dossier che palazzo Chigi ha chiesto di visionare. In particolare, quasi sicuramente verrà previsto l'invio di 200 militari, per aumentare la sorveglianza sui siti (pubblici e privati) del ciclo. Non solo perché nel decreto (e da qui la richiesta di dossier e documenti a Roma da palazzo Santa Lucia) dovrebbe prevedere anche un riordino delle competenze in materia che ora sono divise (troppo frastagliate, pensano a palazzo Chigi) tra Regione, comuni e i vari Ato sul territorio. Senza contare i privati. Da qui, da questo universo in cui troppo spesso enti pubblici e privati lavorano su piani diversi e spesso sovrapponibili, l'idea che bisogna mettere mano ai vari compiti per ognuno. Per evitare da un lato accentramenti, dall'altro dispersioni.

Ma se il decreto sui rifiuti sarà squisitamente tecnico, quello sui comuni in rosso è prettamente politico. Da mesi infatti c'è un ponte tra il sindaco di Napoli e i 5 Stelle, frutto di un canale aperto tra de Magistris e il presidente della Camera Roberto Fico. Con i grillini che in questo momento insistono per salvare Napoli dal dissesto finanziario a cui sembra destinato. Norme chieste a gran voce dal primo cittadino partenopeo ma ora avallate dai 5 Stelle che intendono salvare Napoli dal precipizio attraverso l'Anci, di cui de Magistris è vicepresidente nazionale. La norma, una specie di salva-comuni, dovrebbe valere almeno per i capoluoghi (una decina in tutta Italia) a partire da Napoli che si trovano nella stessa situazione di pre dissesto. Non finanziamenti o esborso di quattrini ma la possibilità di spalmare il debito su un tempo più ampio. Dagli attuali trent'anni si potrebbe passare a 45 permettendo alle casse dei capoluoghi di avere più risorse e, quindi, ossigeno per andare avanti. Non solo una questione di conti in rosso perché oltre all'allungamento dei pagamenti verso il futuro ci sarebbe la possibilità di assumere il personale la cui entrata in servizio era stata bloccata proprio dalle norme imposte ai comuni in dissesto. E, quindi, palazzo San Giacomo, nel caso di un via libera dal decreto in Cdm di Napoli potrebbe procedere nonostante il precedente divieto di assumere per il 2019. Parliamo di circa 400 nuovi ingressi in servizio (di cui 60 vigili urbani) già previsti secondo la pianta organica comunale.

Norme di cui il governatore De Luca sarebbe già a conoscenza. E da qui il timore che la Regione, nel caso di un riordino, possa essere danneggiata. Da qui, ieri, quasi una difesa dello staus quo e di quanto fatto. «Premesso che di terre dei fuochi ve ne sono tante in Italia, anche nel nord Italia dove ci sono fabbriche che preferiscono mandare al rogo i rifiuti invece che smaltirli, non vedo un'anomalia casertana. Il problema - è il suo ragionamento nel corso della suo consueto appuntamento settimanale su una tv locale - abbiamo tante piccole imprese che lavorano in nero, senza autorizzazioni, che accendono roghi per non mandare in discarica i rifiuti perché c'è un costo. Per quel che riguarda la Campania - tiene a chiarire - abbiamo acquistato droni, e ne prenderemo altri per una cifra di 4,5 milioni, e aperto centri operativi interforze a Giugliano, Massa di Somma e Marcianise. Va benissimo, come ha detto il ministro Costa, altri militari ma noi, su questo versante, abbiamo fatto quello che non ha fatto nessuno negli anni precedenti».
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