Napoli da rifondare, il futuro è una sfida civile

di Lucio d'Alessandro
Martedì 12 Maggio 2020, 17:15
3 Minuti di Lettura
Sul «Mattino» del 1° maggio Titti Marrone ha lanciato una sfida decisiva per tutta la società civile: elaborare una nuova idea di Napoli, «realistica, praticabile, adeguata al cambiamento epocale imposto dal Covid-19». Si tratta di una sollecitazione non solo opportuna, ma necessaria: una città che è stata e che intenda restare il punto di riferimento socio-culturale e il centro propulsore del Mezzogiorno non può infatti accontentarsi di ricette di piccolo cabotaggio e di corto respiro. Titti Marrone ha opportunamente ricordato che Napoli ha già mostrato più volte di sapersi ripensare e rifondare dopo l'emergenza, ad esempio con il Risanamento seguito alla tragica epidemia di colera del 1884 che costò quasi ottomila morti, e che accese un dibattito culturale, tuttora oggetto di studi e di ricerche, tra intellettuali del calibro di Benedetto Croce, Bartolomeo Capasso, Matilde Serao.

E un rinnovato e diffuso dibattito su Napoli che veda impegnati intellettuali, politici, imprenditori, amministratori pubblici, associazioni ed esponenti del terzo settore servirebbe anche oggi, tanto più nella città che seppe impartire all'Europa, con la scuola di Antonio Genovesi, quelle lezioni di «economia civile» che tornano a essere considerate un valido modello alternativo alla concezione smithiana della massimizzazione del profitto, poiché mai come in questo tempo ci stiamo accorgendo che la «felicità» o, detto in termini più moderni, il benessere, o è pubblico o non è. Questa «nuova idea» ad un tempo etica ed economica, capace di dare nuova spinta e verticalità alla città dovrebbe tener conto e fare sintesi positiva dei molteplici aspetti della sua varia e problematica orizzontalità. Vi sono, certo, i nodi problematici, primo tra tutti il rapporto tra la città e quel che Nitti definiva la «sua corona di spine», ossia il suo hinterland, in realtà sempre culturalmente vivace e generoso: un rapporto che dovrebbe essere reso più naturale e agevole dall'istituzione della città metropolitana. Ma soprattutto va evitata la dispersione di quanto di buono è stato sinora e con fatica conquistato.

Penso, per fare solo pochi esempi, all'immagine positiva a livello mondiale che Napoli ha conosciuto durante l'epidemia in virtù di un'eccellenza sanitaria, che dovrebbe condurre a potenziare e a investire in presidi medici diffusi, strettamente connessi ai luoghi della ricerca più avanzata; all'esplosione del turismo culturale degli ultimi anni, che rende urgente (pena la perdita delle posizioni conquistate) pensare a nuovi modi di essere del turismo, anche avvalendosi delle tecnologie (ricordo che Napoli è sede di due Cluster tecnologici nazionali, entrambi cruciali per lo sviluppo locale e di sistema, dedicati al Patrimonio culturale e all'Economia del mare); alla risposta esemplare data nell'emergenza dal sistema universitario, che ha saputo innervare il suo essere comunità di docenti e studenti in una singolare forma di socializzazione a distanza, e che potrà costituirsi quale polo d'attrazione per studenti e ricercatori di tutto il mondo, specie dell'effervescente bacino del Mediterraneo. 

Alla sfida del Mattino vorrei allora rispondere con una proposta concreta: dedicare alle idee sulle prospettive di Napoli un numero speciale di «Napoli Nobilissima», proprio la rivista che Benedetto Croce e Salvatore di Giacomo fondarono con spirito militante nel 1892, nel mezzo delle vicende del Risanamento post-colera, oggi portata avanti dall'Università Suor Orsola Benincasa e diretta da Pierluigi Leone de Castris.

Sarebbe bello infatti se la rivista che è stata il centro di molte delle battaglie culturali e civili e, per questo, autenticamente politiche per Napoli, possa ancora una volta offrire un suo contributo fattivo, nel quadro della dialettica per molti versi inedita che si instaurerà tra la città che ha forse mantenuto la maggiore cifra identitaria al mondo e i nuovi assetti della globalizzazione, profondamente ridisegnati da questa terribile pandemia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA