C'è un documento con una bella copertina blu che fa bella mostra da qualche ora a Palazzo San Giacomo: si tratta del biciplan, la svolta che porterà la città nel futuro della mobilità a pedali. Cinque milioni a disposizione per consentire a Napoli di diventare capitale delle biciclette; 60mila già investiti per ottenere la consulenza di una società specializzata la quale, però, dovrà rigorosamente rispettare i dettami del Comune che su certe cose è stato intransigente: Napoli dovrà essere piena di ascensori per biciclette.
D'accordo, qualcuno adesso penserà che si tratta di una burla perché oggi, a Napoli, nessuno può pensare che sia urgente costruire ascensori per biciclette. E invece non è così, non è una burla: se non ci credete andate a leggervi la determinazione dirigenziale k1078_291220_006 dell'area programmazione della mobilità - servizio pianificazione strategica della mobilità e Pums. Se non avete voglia o tempo per leggere quel documento ve ne facciamo un breve riassunto.
Ma prima c'è una premessa da fare. Forse il progetto non è del tutto inedito e c'è una parte che puzza di copia/incolla: si tratta del punto in cui si ipotizza di coinvolgere «i cittadini livornesi» nelle decisioni. Secondo voi bisognerà davvero parlarne con i simpatici toscani o qualcuno ha prelevato un documento già utilizzato proprio a Livorno? Noi non abbiamo certezze sicché restiamo con il nostro dubbio.
I DISLIVELLI
Napoli, spiegano da Palazzo San Giacomo, è troppo piena di dislivelli per essere considerata agevole dai ciclisti, anche perché il progetto intende coinvolgere tutti, non solo gli esperti, per cui bisogna cancellare i dislivelli e far diventare la città totalmente utilizzabile a chi si muove in bici.
Pensa e ripensa, gli esperti hanno trovato l'idea: per evitare le poderose salite, piazziamo in giro ascensori dedicati esclusivamente alle biciclette. Così dal Comune hanno chiesto alla società che progetterà la nuova, lunghissima (163 km), mobilità ciclistica napoletana, di provvedere.
QUOTA MARE
Se un ciclista si trova tra Bagnoli e Fuorigrotta e intende risalire verso Posillipo come fa? O s'inerpica sulla poderosa salita di Coroglio oppure, nel futuro immaginato dal Comune, si avvierà verso la zona del Poligono a via Campegna dove ci sarà almeno un ascensore (forse due) che risalirà dritto dritto fino a via Manzoni, all'altezza dell'ospedale Fatebenefratelli. Questa porzione del progetto è la più audace perché a via Campegna sarebbe previsto anche un grande parcheggio di interscambio destinato a chi giunge a Napoli da occidente. Secondo le idee del Comune, chi viene dalle aree flegree, la mattina per andare al lavoro in zona collinare a Napoli, scende di casa, carica la bicicletta sull'automobile, percorre qualche chilometro, posteggia, scarica la bici e si infila nell'ascensore che lo porta a via Manzoni dove la pedalata sarà agevole fino al Vomero.
LA RIVOLUZIONE
E chi viene in bici dalla zona di Pianura e Soccavo, come fa a salire in cima alla collina del Vomero? Attualmente i percorsi sono due: via Pigna o via Piave, entrambe decisamente ripide. Nel prossimo futuro ipotizzato a Palazzo San Giacomo, invece, il ciclista che proviene da Soccavo, arrivato alla rotonda in fondo a via Epomeo troverà un avveniristico ascensore inclinato che arriverà fino a via Caldieri. L'ascensore inclinato è una via di mezzo fra una funicolare e un impianto di risalita: insomma, una funicolare piccola-piccola nella quale potranno entrare i ciclisti.
Un progetto analogo è previsto anche al tondo di Capodimonte, laddove la strada inizia a salire con pendenze esagerate per un ciclista non esperto: anche lì, secondo il documento di palazzo San Giacomo ci sarà un impianto (probabilmente un altro ascensore inclinato) che scaricherà il ciclista direttamente a via di Miano. A proposito, per i ciclisti che si trovano nell'area del centro storico e desiderano risalire verso Capodimonte, sono previsti anche nuovi ascensori al ponte della Sanità da affiancare a quelli già esistenti.
Ecco, Napoli aveva davvero bisogno di un po' di ascensori per le bici: alla città non mancava altro, serviva solo questo.