Napoli, de Magistris rilancia: «Non lascio e vinco in Calabria», ma perde altri pezzi

Napoli, de Magistris rilancia: «Non lascio e vinco in Calabria», ma perde altri pezzi
di Luigi Roano
Mercoledì 12 Maggio 2021, 10:00
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Ovatta i boatos, mette fine alle indiscrezioni e lancia segnali alla sua maggioranza sempre più snella e soprattutto dubbiosa sul futuro del mondo arancione. Il sindaco Luigi de Magistris stoppa - nella sostanza - le voci su possibili dimissioni in vista della difficile approvazione del bilancio del mese prossimo - non ci sono soldi e nemmeno una maggioranza - e lancia l'ennesima sfida: «È destituita di ogni fondamento la voce falsa di mie possibili dimissioni. Arriverò alla fine del mandato per poi diventare presidente della Regione Calabria». Implicitamente fa capire di essere sicuro di scavallare anche questa volta lo scoglio del documento finanziario e di non temere il dissesto all'ultima curva, cioè a 5 mesi dalla fine del mandato. E in effetti spiragli per scansare l'ultimo fosso ce ne sono, Napoli è nel calderone degli enti in predissesto - circa 800 - che senza un intervento dello Stato rischiano di non approvare il bilancio. In virtù della sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato lo spalmadebiti. Prima di approfondire il lato tecnico di questa vicenda c'è da sottolineare che per de Magistris in queste ore si sta profilando un altro grosso intoppo politico nella sua scarna maggioranza. 

Il gruppo demA di sua diretta emanazione rischia la scissione per posizionarsi in Consiglio comunale sotto la bandiera di Sinistra in comune, una sigla dietro la quale ci sono Rifondazione, Sinistra italiana e altri.

Tutta gente che è già fuori dalla maggioranza. Procediamo con ordine e cioè dalla norma salva conti dei Municipi predissestati allo studio del Governo. 

Una corsa contro il tempo che nasce dalla sentenza della Corte Costituzionale che sostanzialmente obbliga i Comuni a chiudere il loro deficit in 3-5 anni, cioè nell'arco di una consiliatura. Il caso di Napoli è emblematico visto che il debito è di 2,7 miliardi ma la consiliatura sta finendo, cosa si fa? Non solo Palazzo San Giacomo è in queste condizioni, teoricamente dovrebbe abbattere entro la metà di giugno l'intera cifra, impossibile per Napoli, Torino e altri 800 comuni. Il Governo in queste ore starebbe studiando come inserire nel decreto ristori bis una norma che consentirebbe per questo giro di ignorare la sentenza della Consulta per poi entro un paio di mesi fare una norma strutturale per sanare il debito dei Comuni. Nella sostanza mettere soldi, tanti soldi perché il default degli enti locali metterebbe a dura prova una decina di milioni di italiani già in difficoltà per la crisi economica dovuta alla pandemia. La questione è quindi anche politica se si considera che al voto non ci va solo Napoli e in queste condizioni c'è per esempio pure Torino dove Chiara Appendino ha passato la mano e non si ricandida. Una questione che non poteva non coinvolgere l'Anci. Così il presidente Antonio Decaro ha scritto al ministro delle Finanze Daniele Franco perché «è indispensabile trovare il più rapidamente possibile una soluzione, dopo l'abrogazione da parte della Corte Costituzionale degli articoli di legge che ponevano al riparo i Comuni a rischio dissesto. Insieme con il presidente dell'Unione delle Province, Michele de Pascale, ho scritto una lettera al ministro Franco per rappresentare questa urgenza. Siamo fiduciosi che l'impegno annunciato dagli esponenti delle diverse forze politiche e l'impegno dello stesso Governo non lasceranno tanti Comuni soli davanti a questo pericolo. Siamo altrettanto certi che si possa e si debba contemperare l'esigenza di ripianare il debito dei Comuni e di mantenere gli enti in equilibrio finanziario». 

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Dunque, se sul fronte bilancio per de Magistris qualche spiraglio di luce si intravede, su quello politico invece le acque si agitano ancora di più. Con lui in Calabria - dove sta correndo per la presidenza della Regione - e l'avventura al Comune che si avvia a scadenza, le motivazioni tra gli arancioni scarseggiano e invece crescono i malumori. Il sindaco rischia di perdere pezzi del suo stesso gruppo, infatti a ore si potrebbe consumare una scissione di demA che complicherebbe in maniera paradossale l'approvazione del bilancio. Perché lo scenario che si potrebbe configurare è questo: il Governo vara il salva-conti ma in Consiglio non ci sarebbe la maggioranza per sfruttarlo. Tutta la sinistra è in movimento alla ricerca di un progetto alternativo alla candidatura di Alessandra Clemente. Così al tavolo del centrosinistra con Pd e M5S si è seduto il presidente del Consiglio comunale Alessandro Fucito che ha firmato il preambolo politico e quindi sosterrà il candidato sindaco che dovrebbe essere Gaetano Manfredi. Il quale come è noto non vuole il default di Napoli e potrebbe essere lui a chiedere di votare il documento agli ex rosso-arancioni.

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