Napoli, l'ultima mossa di DeMa 60 milioni per i premi ai dipendenti comunali

Napoli, l'ultima mossa di DeMa 60 milioni per i premi ai dipendenti comunali
di Luigi Roano
Domenica 27 Dicembre 2020, 12:14
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Il regalone di fine anno - e di fine mandato - del sindaco Luigi de Magistris ai dipendenti comunali è scintillante. L'esultanza tracimante dei sindacati è il termometro di quanta soddisfazione abbia dato il pacco regalo di Natale con dentro circa 60 milioni. Una montagna di soldi per garantire il salario accessorio - cioè la premialità - ai 5200 comunali e un aumento secco in busta paga di un centinaio di euro per almeno 2500 dipendenti. In più, nasce una nuova indennità oltre a quella di risultato. Una indennità ad personam a chi fa front office. Quella di de Magistris è una mossa politica il cui senso più o meno è questo: ottenere in questi ultimi 6 mesi di consiliatura il massimo da una macchina comunale stanca, avvizzita, demotivata e troppe volte lontana dall'esercitare con criterio la sua parte di pubblico, dei servizi più accettabili dai cittadini.

Non è l'unico motivo che ha spinto il sindaco a chiudere la partita del salario accessorio.

In questo modo sancisce un patto di non belligeranza della durata di sei mesi con le maestranze così da potersi dedicare con maggiore serenità all'attività politica, che è il vero centro dei suoi interessi. Nel suo futuro prossimo c'è da affondare il colpo sull'ipotesi di candidarsi alla presidenza della Regione Calabria, l'unica autentica chance di non uscire dal giro della politica attiva e ricucire con il centrosinistra.

Lì in Calabria è difficile - ma non impossibile - reclutare personale politico che abbia appeal verso i calabresi non essendo di centrodestra in breve tempo, perché nessuno si aspettava la tragica scomparsa della governatrice Jole Santelli. De Magistris, invece, in Calabria è di casa, il culmine della sua carriera da magistrato si è svolto lì. E anche gli affetti familiari sono di origini calabresi. Il centrosinistra allargato al M5S ha necessità di mettere in campo una candidatura che abbia visibilità e anche spericolata. Nella consapevolezza che l'immagine del sindaco, se a Napoli è molto appannata per la qualità della vita dei napoletani che è a livelli veramente bassi, fuori dalla città resiste. I tanti ossessivi passaggi televisivi a livello nazionale degli ultimi mesi in questo senso hanno aiutato a decriptare il personaggio de Magistris fuori dalle mura napoletane. Se l'ex pm passasse la mano anche questa volta senza considerare l'opzione Calabria, correrebbe davvero il rischio di farsi un paio di anni in panchina in attesa delle elezioni politiche del 2023. E due anni sono lunghi in politica quanto una vita.

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LA DELIBERA
Fermo restando che gli stipendi dei comunali sono i più bassi di tutta Europa e perfettamente simmetrici ai servizi che ricevono i napoletani, e che Palazzo San Giacomo è un ente in predissesto, da dove sono spuntati fuori questi soldi, la bellezza di 60 milioni? E come è possibile che si trovino nell'anno in cui è stato definitivamente stabilito dalla Corte Costituzionale che il debito del Comune di Napoli è di 2,7 miliardi invece che 1,7 e con il benestare dei Revisori dei Conti e di tutta la dirigenza di Palazzo San Giacomo? Le chiamano «economie» in delibera e anche in Municipio, dove se la cantano e se la suonano. Ma queste economie da dove sono venute fuori? Innanzitutto dal risparmio derivante dal fiume in piena di pensionati che ha investito l'ente negli ultimi 5 anni e poi dallo smart working. Circa 1800 comunali sono in telelavoro e non incassano indennità, straordinari e buoni posto, solo queste voci valgono all'Ente una decina di milioni. Che danno un senso alla delibera ma non soddisfano tutti gli interrogativi. Se si ragiona sulla prospettiva del Comune i dubbi crescono e quei 60 milioni somigliano sempre di più a un pacco natalizio con il fioccone rosso. Perché sono la pietra tombale sulle assunzioni. Nel rendiconto approvato a inizio mese è vero che c'è la stabilizzazione degli Lsu, circa 300, ma non sono più previste assunzioni e concorsi. Le 500 unità che entreranno a Palazzo San Giacomo sono quelle provenienti dal concorsone della Regione. Al massimo il Comune potrà aggiungere qualche contratto a termine per le maestre. La prospettiva per il Comune è buia perché dal primo gennaio e fino al 31 dicembre scatterà l'esodo di altri 1100 dipendenti, gli ultimi che sono rientrati in Quota 100. Ai quali vanno aggiunti gli altri pensionamenti e le uscite volontarie. Tra 12 mesi di questi tempi il terzo Comune d'Italia al massimo avrà 4mila dipendenti in organico. Il fabbisogno stimato ne prevede almeno 7mila.
 

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