Debiti del Comune, governo in campo: «Attenzione per Napoli, pronte risorse e norme»

Debiti del Comune, governo in campo: «Attenzione per Napoli, pronte risorse e norme»
di Valerio Esca, Luigi Roano
Giovedì 18 Novembre 2021, 10:34 - Ultimo agg. 19 Novembre, 11:10
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Si muove il Governo sulla situazione di dissesto finanziario di fatto del Comune e lo fa con la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese stimolata da un'azione parlamentare, la prima di una certa concretezza, targata Leu. «La grave situazione finanziaria del Comune di Napoli è all'attenzione del Governo e ogni iniziativa, anche normativa, verrà effettuata con il necessario coinvolgimento dell'amministrazione comunale».

La titolare del Viminale viene stanata da una interrogazione parlamentare di Federico Conte, deputato salernitano, che porta alla Camera dei deputati il caso Napoli.

Conte è esponente di Leu, partito guidato da Nicola Fratoianni che tecnicamente non è firmatario del Patto per Napoli ma alleato dei firmatari del Patto cioè Pd, M5S e Articolo 1. Una mossa con la quale i sinistrosi smuovono le paludose acque in cui stanno nuotando i pentastellati, i dem e Articolo 1 del ministro Speranza che sostengono il sindaco Gaetano Manfredi. Nella partita per il rilancio di Napoli entra anche Forza Italia con i parlamentari campani che hanno firmato un documento ad hoc, la ministra Carfagna che è sulla stessa lunghezza d'onda e con il coordinatore degli azzurri Antonio Tajani: «Siamo pronti ad accettare la sfida sul rilancio di Napoli. Il ministro Carfagna è a Napoli per un impegno forte. Noi però vogliamo sapere la reale entità del debito e di chi sono le responsabilità».

E la ministra non è stata parca, si è espressa con chiarezza: «Abbiamo la piena consapevolezza che Napoli rappresenta un polo di straordinaria importanza per il Paese, il cui valore strategico si evidenzia nell'attuale fase di rilancio connessa all'attuazione del Pnrr e al ruolo in cui in tale contesto sarà chiamato il Mezzogiorno». La strada per una norma speciale per la terza città d'Italia si è aperta all'improvviso perché con la Lamorgese che si dice pronta anche a «interventi normativi» lascia immaginare che non si tratta più solo di finanziamenti ma di qualcosa di più. Di strumenti in grado di cambiare la struttura di bilancio in maniera radicale. La Lamorgese risponde - del resto - a un quesito esposto in maniera chiara dal parlamentare di Leu: «Napoli è la capitale del Mezzogiorno e ha un ruolo cruciale per fare della questione meridionale un obiettivo europeo. Per questo occorre un Piano straordinario per risanare il debito storico del Comune e promuovere una gestione che possa costruire il futuro della città».

Quale potrebbe essere lo strumento? Su cosa potrebbe essere incentrato normativamente l'intervento straordinario? Una delle opzioni potrebbe essere l'alleggerimento del Fondo crediti di dubbia esigibilità. Che oggi supera i due miliardi. Si tratta di soldi che il Comune non può spendere e che comunque ha incassato perché servono a coprire circa la metà dei crediti non riscossi che ammontano a 4,5 miliardi. Se il Fondo fosse meno capiente si libererebbero molte centinaia di milioni che Palazzo San Giacomo ha già sui suoi conti correnti. Non l'unico strumento.

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Per capire ben come stanno le cose bisogna analizzare la struttura del debito. E l'analisi la fa la stessa Lamorgese: «Il debito finanziario totale, con 750 posizioni aperte, di cui 700 con Cassa Depositi e Prestiti, ammonta a 3 miliardi, comprese le anticipazioni di liquidità, e genera annualmente una rata per quote capitali e interessi di 230 milioni. Il Comune è inoltre gravato da altri 175 milioni annui, per un totale di poco più 400 milioni all'anno».

A questi si aggiunga la questione dei crediti non riscossi derivanti dalle multe, dagli affitti, dal patrimonio immobiliare che sono due miliardi e si arriva sommando debito e disavanzo alla disarmante cifra di 5 miliardi. Come si compone complessivamente il debito? Tre miliardi il debito finanziario al netto dei residui attivi che vanno nella voce di bilancio disavanzo di amministrazione. C'è il debito storico frutto del commissariamento per il sisma del 1980, quello dei rifiuti che risale a 20 anni fa e per la bonifica di Bagnoli che vale complessivamente 300 milioni. E quello con Cassa depositi e prestiti. Con la scarsa capacità di riscuotere e le regole contabili che bloccano la spesa il Comune deve accendere mutui con Cdp - sono circa 700 per un valore di 2 miliardi - per erogare servizi. La compagine societaria di Cdp è composta dal Mef per l'84%. Vale a dire che il Comune è indebitato con il Ministero delle Finanze, lo stesso che dovrebbe aiutare Napoli a risollevarsi. Il tasso di interesse dei mutui con Cdp è fuori mercato è tra il 4 e il 5%. Se calasse di mezzo punto ci sarebbero risparmi per 140 milioni. Se il tasso fosse del 2% i risparmi sarebbero la bellezza di 800 milioni. Si dimezzerebbe il debito.
 

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