Napoli in deficit, stop alla manutenzione di beni comunali e giardini

Napoli in deficit, stop alla manutenzione di beni comunali e giardini
di Luigi Roano
Giovedì 28 Febbraio 2019, 07:30
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Napoli Servizi è in affanno, basta pensare che a oggi in cassa ci sono meno di 50mila euro. In buona sostanza, se non si risolve la crisi di liquidità dell'azienda, e questo non avverrà prima di un paio di mesi, anche i servizi che eroga - tra questi la manutenzione del patrimonio immobiliare e dei giardini - si paralizzeranno del tutto. Come in effetti già sta avvenendo visto che si affrontano solo le emergenze. Per capire bene la gravità della situazione giova sottolineare che sono stati pagati gli stipendi ai dipendenti, con il Comune che ha versato 2,2 milioni, ma non quelli più alti, vale a dire i dirigenti. Per loro l'erogazione delle spettanze slitterà di un paio di settimane. Complessivamente la situazione dell'azienda è al limite. Napoli Servizi ha il contratto in scadenza a giugno e servono 25 milioni per rinnovarlo, a questi si devono aggiungere altri 25 milioni derivanti dal pagamento dei fornitori e a ratei che il Comune non ha versato all'azienda tanto che non si è ancora approvato il bilancio del 2017. Ieri il sindaco Luigi de Magistris ha incontrato i sindacati e ha assicurato che per marzo la situazione si sbloccherà. Tuttavia i dipendenti di Napoli Servizi restano in stato di agitazione e chiedono un contratto di 10 anni.
 
Il ritardo dell'erogazione degli stipendi ai dirigenti è stata una scelta del management della Napoli Servizi «per dare un segnale» ai fornitori. Vale a dire «soffriamo noi, adeguatevi anche voi e veniteci incontro». Basterà a placare le ire di chi si aspetta di essere pagato? No, perché le forniture saranno comunque limitate al minimo e di gran lunga inferiori a quelle di cui ha bisogno un'azienda che ha circa una quindicina di compiti istituzionali. Tra questi, i più importanti riguardano la manutenzione del patrimonio immobiliare e il verde. Significa che alcune linee di produzione, come appunto la manutenzione del patrimonio, saranno erogate solo a fronte di emergenze o c'è lo stop. Se non cade un tetto, giusto per fare un esempio, difficilmente si potrà intervenire. Perché a disposizione c'è solo la piccola riserva di liquidità che si sta costituendo con il ritardo dell'erogazione degli stipendi ai dirigenti più qualche minima economia. E visto lo stato del patrimonio immobiliare - soprattutto quello delle case di Edilizia pubblica residenziale - per essere più chiari gli alloggi popolari che si trovano nei quartieri più poveri come Scampìa, Ponticelli, Pianura, Barra e via dicendo, saranno ancora di più in sofferenza. Stesso discorso per quello che riguarda il verde cittadino, i giardini in particolare. Con ripercussioni anche sui cimiteri.

Il San Carlo è un bene demaniale e la sua eventuale alienazione dipende dal ministero dell'Economia e Finanze. È questa la frenata che arriva da fonti del ministero dei Beni Culturali nel processo di acquisizione del teatro lirico partenopeo da parte del Comune di cui hanno discusso il sindaco Luigi de Magistris e il ministro per i Beni e le Attività culturali Alberto Bonisoli nel corso di una riunione della scorsa settimana. Da fonti Mibac si apprende - infatti - che non è escluso il parere favorevole del ministero in caso di alienazione del Massimo napoletano, ma che questo dipenderà da una serie di fattori tra cui, prima di tutto, il parere del ministero dell'Economia e Finanze, e poi la sostenibilità finanziaria dell'operazione da parte del Comune. Nel percorso di alienazione dovrebbe essere inserita una clausola di salvaguardia, prevista dalla legge sull'alienazione dei beni demaniali, sull'eventuale restituzione del bene se la gestione non dovesse rientrare nel progetto di valorizzazione stabilito. «Nessuna pregiudiziale ideologica ma siamo ancora in una fase molto preliminare», fanno sapere dal Mibac.
 
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