Natale e i divieti di De Luca, De Giovanni: «Misure anti Covid sacrosante, ma non si insulta la tradizione popolare»

Natale e i divieti di De Luca, De Giovanni: «Misure anti Covid sacrosante, ma non si insulta la tradizione popolare»
di Ugo Cundari
Venerdì 17 Dicembre 2021, 12:51 - Ultimo agg. 18 Dicembre, 07:45
4 Minuti di Lettura

Il governatore Vincenzo De Luca ha commentato il suo decreto che ferma il cibo in strada con parole forti, ciom'è in linea con il linguaggio del personaggio in particolare in alcuni momento. Come a sottolineare con certa fraseologia la gravità e l'importanza di una situazione. Come appunto quella di queste ore. Frasi che fanno storsece il naso a molti. Chissà cosa pensa del decreto e di questa, diciamo così, riflessione a margine di De Luca, lo scrittore napoletano, orgoglioso di esserlo, Maurizio De Giovanni, del quale oggi arriva in libreria la versione a fumetti di un altro suo romanzo, «Il metodo del coccodrillo».

De Giovanni, se dovesse mangiarsi una pizza a portafoglio a Port'alba, per strada, si sentirebbe un cafone?
«Facciamo una premessa, anzi due».

Prego
«Le misure per contrastare il Covid sono sacrosante e non si discutono, soprattutto quando le persone che non si vaccinano continuano a pensare di stare dalla parte della ragione e ogni tanto spuntano medici o sedicenti tali schierati dalla loro parte.

E poi in Campania non si può non prendere atto che i contagiati aumentano, come d'altra parte in tutta Italia, e allora non c'è da prendere alla leggera la situazione, anzi, è giusto intervenire. Una vita normale come prima del Covid ancora non la vedo possibile».

Seconda premessa?
«Io personalmente odio mangiare in piedi. Dico sempre che i cavalli lo fanno, ma gli uomini devono stare seduti. Una quindicina di anni fa, sull'argomento, ho anche scritto un libro, Le beffe della cena, mettendo per iscritto questa mia convinzione. Qui confessavo, e sottoscrivo tuttora a maggior ragione che tengo un'età più avanzata, che ritengo preferibile rimanere digiuni piuttosto che consumare cibi veloci e senza calore fra uomini molesti e inopportuni, in un miscuglio di odori e rumori».

Fatte queste premesse?
«Devo dire che De Luca si sbaglia quando dice che chi mangia all'aperto è un cafone. Mi permetto di ricordare che le nostre tradizioni culturali sono profondamente popolari e tutt'altro che cafoni, e affondano le radici in un modo di essere e di vivere tipico non solo della nostra città ma anche di altre, di tutte quelle che hanno un clima che consente di mangiare all'aperto».

Non siamo una civiltà inferiore, allora?
«Pensi che nell'Ottocento si mangiavano gli spaghetti per strada».

Quindi non dobbiamo sentirci in colpa se mangiamo panzarotti e palle di riso per strada?
«Che male c'è? Non ci trovo niente di cafone in questo, anzi ci trovo una piacevolissima usanza legata a una tradizione conviviale di lunga data che probabilmente è nata proprio a Napoli. Diciamolo, lo street food l'abbiamo inventato noi e ce ne dovremmo vergognare?».

De Luca invidia Barcellona, dove mangiare per strada è sempre vietato.
«E io potrei fare altri cento esempi di grandi città dove invece si mangia tranquillamente all'aperto, da Londra a Mosca per non parlare di quanti manager mangiano fuori ai famosi chioschetti di hot dog a New York. Sono civiltà cafone? La visione del governatore mi sembra, per usare una parola leggera, un po' eccentrica, frutto di una estremizzazione generalista che non capisco».

Quando passa vicino agli esercizi che vendono cibo da consumare in strada non storce un po' il naso?
«No, parliamo di pizzetterie, pasticcerie e rosticcerie che fanno girare l'economia e permettono spesso una piccola imprenditoria, anche giovanile, alla quale non sono pregiudizialmente contrario. Ogni anno sfamano migliaia di napoletani, e turisti, e tra i turisti di sicuro ci sono anche i barcellonesi che non mi pare si rifiutino di mangiare in strada. Certo, spesso il livello di civiltà, o di educazione, di chi mangia all'aperto e poi butta per strada le carte o lascia sul marciapiedi le bottiglie dovrebbe essere più elevato ma non mi va di criminalizzare la categoria di chi vende cibo a questi signori. E poi c'è un'altra considerazione da fare».

Quale?
«Queste orde di cafoni che vede De Luca sono solo a Napoli o in tutta la Campania? Perché le sue ordinanze non valgono solo per il centro storico della nostra città».

© RIPRODUZIONE RISERVATA