Emergenza rifiuti, i veti incrociati paralizzano il piano: «Ora tocca a de Magistris»

Emergenza rifiuti, i veti incrociati paralizzano il piano: «Ora tocca a de Magistris»
di Daniela De Crescenzo
Venerdì 23 Agosto 2019, 08:00 - Ultimo agg. 12:31
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Chi firmerà le ordinanze per aprire i tanto contestati siti di stoccaggio? Mentre si avvicina la data di chiusura del termovalorizzatore di Acerra (che rende necessario utilizzare delle aree per conservare i rifiuti in attesa di poterli esportare o bruciare), anche su questo tema si annuncia un rimpallo di responsabilità. Il 9 agosto, al termine dell'incontro con Ato, società provinciali e Città Metropolitana, il vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola aveva spiegato ai media:
 
«Dopo la conferenza dei servizi del 26 agosto, i vertici della Città Metropolitana di Napoli (Luigi de Magistris, ndr) e delle Province potranno emanare l'autorizzazione dei siti, visto che l'urgenza consente di non usare le complesse procedure ordinarie». Ma al Comune di Napoli ritengono che il tema sia ancora tutto da discutere visto che il problema coinvolge l'intero territorio regionale. Non sarà comunque facile per nessuno firmare l'apertura degli stoccaggi di fronte alla dichiarata contrarietà dei sindaci e alle proteste delle comunità locali.

Ma mentre il conto alla rovescia va avanti, ieri, su richiesta della Samte, la società che si occupa dei rifiuti del Beneventano, è slittata la conferenza dei servizi necessaria per decidere come andare avanti: si doveva tenere lunedì ed è stata spostata a martedì. In quella sede bisognerà decidere se andare avanti sulla strada indicata da Sapna (la società che smaltisce i rifiuti della Città Metropolitana) che sembra, in verità, assai impervia. Nell'incontro del 9 agosto erano stati scartati i siti di Giugliano ed Acerra individuati in prima battuta. Il 21 luglio il responsabile tecnico dell'azienda pubblica, Gianfranco Del Giudice, ha inviato a tutti gli amministratori coinvolti una relazione tecnica in cui si propone di utilizzare l'area dell'Ex Igica attualmente gestita dalla Di Gennaro Spa di Caivano che si trova proprio accanto al capannone della piattaforma andata in fiamme lo scorso anno che appartiene allo stesso proprietario. Fino a qualche mese fa lo spazio scelto da Sapna era ingombro di balle, poi è stata liberato: secondo Iodice, dunque, sarebbe possibile sistemare nelle piazzole e nel capannone complessivamente 42mila tonnellate di rifiuti, ma il piano ne prevede 10mila; altre 20mila andrebbero presso lo stir di Casalduni e 5mila a Marigliano nel sito di Boscofangone, anche questo appena liberato dalle balle. La relazione non è nemmeno arrivata sulle scrivanie degli amministratori che già è scoppiata la protesta. Ieri il consigliere delegato alla Città Metropolitana di Napoli, Giuseppe Jossa, dopo un incontro con il capo di gabinetto Pietro Rinaldi, ha spiegato in una nota: «È stata trasmessa la documentazione relativa alle condizioni del sottosuolo del sito di stoccaggio evidenziando le criticità delle matrici ambientali. In conclusione si è formalizzata la richiesta di escludere Marigliano. Sono fiducioso del buon fine di questa vicenda che ci impone comunque di rimboccarci le maniche e trovare soluzioni». Intanto il sindaco di Marigliano Antonio Carpino aveva inviato una lettera alla Regione e al sindaco metropolitano in cui si sottolinea che la Regione aveva già reso noto con un provvedimento del 22 febbraio di aver accertato «il superamento delle soglie di contaminazione sia con riferimento alle acque di falda che alla matrice suolo» disponendo la caratterizzazione del sito. Ma, sottolinea il primo cittadino, «al momento non risulta adottata alcuna misura per prevenire l'aggravarsi dell'inquinamento». Quindi, secondo il sindaco, l'utilizzo della piazzola non può essere autorizzata nemmeno in via provvisoria. E poi Carpino passa al contrattacco e avverte di aver inviato copia della missiva anche alla polizia municipale per valutare gli eventuali reati connessi alla mancata caratterizzazione. Non si è espresso con minor durezza il presidente della Provincia di Benevento, Antonio Di Maria, che ha respinto l'ipotesi di ospitare la frazione secca proveniente da Napoli nel tritovagliatore di Casalduni e in una lettera inviata, tra gli altri, al prefetto diffida la Sapna ad «assumere iniziative che interessino aree ed impianti del nostro territorio». Da Caivano invece, dove al momento l'amministrazione è retta da una commissione prefettizia, sono già scesi in campo don Maurizio Patriciello e i comitati che da anni si battono per la bonifica della Terra dei Fuochi.
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