Napoli, i “Giovani contro la Meloni” in piazza: «Non vediamo un futuro»

Napoli, i “Giovani contro la Meloni” in piazza: «Non vediamo un futuro»
di Alessio Liberini
Martedì 18 Ottobre 2022, 22:59
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Chiedono uguaglianza e diritti per tutti. Ma soprattutto di essere ascoltati. Sono giovani e giovanissimi napoletani, alcuni persino minorenni, in dissenso verso il nuovo governo – guidato da Fdi - che si sta formando in questi giorni.

All’alba della tornata elettorale, lo scorso 26 settembre, hanno affisso uno striscione sulla facciata principale di Palazzo Giusso, la storica sede dell'Orientale, dove compariva un verso della celebre «Bella ciao», il canto dei partigiani: «Una mattina mi son svegliato» si leggeva sul manifesto e tutti sappiamo come continua la canzone. Da allora hanno così fatto quadrato scendendo più volte nelle piazze di Napoli per ribadire il proprio disaccordo verso il nascente esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Inscenando, nei fatti, una “resistenza” che parte dal basso, dalla città delle “Quattro Giornate”, ma soprattutto parte da ragazzi e ragazze che rappresentano una generazione, in grandi linee, totalmente sfiduciata dalla politica italiana in generale. E a dirlo è stato anche il boom astensionismo che si è registrato alle urne.

Così questo pomeriggio, a pochi giorni dalle elezioni di Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, rispettivamente neo presidente del Senato della Repubblica e neo presidente della Camera, sono tornati nuovamente in piazza per far conoscere a studenti, lavoratori o semplici cittadini i percorsi, e le storie, che hanno animato le vite dei politici che oggi rivestono i ruoli di vertice del nuovo governo.

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Tornando proprio dove era partita la primissima forma di protesta, all’esterno di Palazzo Giusso.

Qui i ragazzi, circa una trentina, hanno inscenato un particolarissimo «Indovina chi?» citando alcune frasi o dichiarazioni rilasciate nel tempo proprio dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni e dai due neo eletti presidenti di Camera e Senato. Citazioni, al limite della decenza, che i giovani hanno affisso, attraverso dei cartoncini colarti, su uno striscione che indicava i nomi dei tre politici di destra. Non prima di ironizzare, in pieno stile da quiz televisivo con tanto di conduttore del gioco, su a chi apparteneva ciascuna delle uscite poco felici. Il premio-richiesta scelto per il quiz? Le dimissioni di Meloni, Fontana e La Russa.

«Ha portato il saluto ai neo nazisti di Alba dorata in Grecia», «Sono stato favorevolmente impressionato da tante dichiarazioni di Putin» e fino a «Usate il saluto romano per proteggervi dal Covid». Queste solo alcune delle tante frasi indecenti che i ragazzi hanno letto in piazza prima di divertirsi ad indovinare il politico a cui facevano riferimento simili uscite. 

«Molti di noi, il giorno dopo le elezioni, hanno riscontrato tanta preoccupazione per la formazione di questo nuovo governo di estrema destra. C’era tanta frustrazione nel veder salire idee che non ci rappresentano. Così abbiamo pensato di prenderci uno spazio del dibattito pubblico per incontrarci e per confrontarci insieme su temi in cui abbiamo posizioni ben diverse da quelle di questi personaggi». A spiegare la nascita dei “Giovani contro la Meloni” è la portavoce, Marta Di Giacomo, 24enne studentessa di Scienze storiche alla Federico II.

Marta, come i suoi coetanei, nel commentare con dissenso la vittoria di Fdi ribadisce un grido di allarme e di dolore che tocca un’intera generazione di italiani: ovvero la totale mancanza di un futuro sereno per giovani e giovanissimi, quelli che troppo spesso sono costretti ad emigrare, per non dire proprio scappare, dalle proprie città al fine di cercare fortuna altrove, lontano da casa.

«I giovani – spiega Marta - vogliono riappropriarsi del loro futuro. Un futuro che non è fatto di sfruttamento ma di lavoro tutelato, con un salario minimo. Un futuro fatto di politiche ambientali che garantiscano la vita su questo pianeta. Ed è fatto di istruzione e sanità pubblica. Tutti diritti che già attualmente sono precari, dal momento che non sono garantiti a tutti e a tutte in questa società, e che Giorgia Meloni minaccia ancor di più con la sua coalizione».

«Il problema è che si confonde, troppo spesso, l’astensionismo con il non aver nulla da dire – osserva Simone, 25enne studente di relazioni internazionali all’Orientale – Quello che stiamo vedendo in questi giorni è che i ragazzi hanno invece tantissimo da dire, anche se al momento non c’è un partito che li rappresenta in parlamento».

«I giovani vogliono organizzarsi – prosegue Simone – perché sono quelli più schiacciati da una retorica colpevolizzante. Quella di una politica che si è completamente dimenticata di loro. Ma i giovani però ci sono e vogliono dire cosa pensano».

Ma cosa chiedono i giovani napoletani alle istituzioni, nazionali o locali che siano, da cui oggi non si sentono rappresentati? «Nell’immediato – risponde Michele, 24enne – ci sono migliaia di studenti fuori sede che pagano affitti altissimi. Altrettanti vivono in condizioni di lavoro iperprecarie, sfruttati e sottopagati, a due o tre euro l’ora. Nel parlamento europeo si parla di salario minimo, la politica italiana? Forse come primo step dovrebbe partire proprio da questo».

Michele, come tutta la sua generazione, è un fiume in piena: «Tanti giovani sono costretti ad emigrare per lavoro. Poi c’è il disagio psicologico: non esistono investimenti sulla salute mentale, non esiste una sanità pubblica incentrata sulla salute mentale e sui servizi essenziali, quelli che la pandemia ha solo scoperchiato. Possiamo partire da questi primi punti per poi arrivare ad alternative sociali e di spazi: a Napoli non esistono degli spazi culturali dove i giovani possono trascorrere serenamente una serata. Attaccano la movida ma se vediamo non ci sono posti per socializzare o bere qualcosa insieme senza dover pagare un costo altissimo di un’uscita di un sabato sera qualsiasi dovendo spendere quei 20 euro che spesso sono il frutto di un’intera giornata lavorativa di otto ore».

Irene, 23 anni, non ha neanche un filo di tentennamento se pensa al nuovo esecutivo: «Mi sento preoccupata da questo nuovo governo ma soprattutto non mi sento rappresentata. Credo che abbiamo fatto un passo indietro sotto tutti i punti di vista».

A ribadire il dissenso giovanile e l’aria elettrica che si respira in città da quando Fdi ha trionfato alle urne sarà anche la giornata del prossimo venerdì, 21 ottobre. Quando da piazza Garibaldi partirà un grande corteo antifascista, promosso dai ragazzi e dalle ragazze di Kaos e UDS Napoli, a cui prenderanno parte anche i “Giovani contro la Meloni”.

«L’estrema destra – scrivono in una nota gli organizzatori della mobilitazione - è maggioranza e governo di questo Paese. Un Paese che a noi giovani offre da anni solo precarietà e repressione. Come studenti di questa città siamo tagliati fuori dalle scuole e dalle piazze, vediamo ogni giorno sotto attacco ogni spazio di resistenza. Dopo i risultati elettorali ci siamo lasciati con una promessa: ci rivedremo per le strade».

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