Napoli, i bilanci dell'era de Magistris: incassi flop, più debiti e spese

Napoli, i bilanci dell'era de Magistris: incassi flop, più debiti e spese
di Sergio Beraldo
Martedì 18 Giugno 2019, 07:00 - Ultimo agg. 19 Giugno, 08:33
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Luigi De Magistris è sindaco di Napoli dal giugno del 2011. Come ebbe modo di sottolineare egli stesso non appena fu noto l'esito delle elezioni che ne sancirono l'ascesa, ha potuto in questi anni avvantaggiarsi di «un mandato popolare fortissimo», travalicante il sostegno delle forze che l'appoggiarono. Tale circostanza potrebbe peraltro non aver giovato alla sua causa, generando l'equivoco che una vittoria così larga potesse consentirgli il governo in solitaria.

In questi anni De Magistris ha catalizzato - a volte anche ingiustamente - le istanze, le frustrazioni, i rancori di una città che non riesce a riemergere dagli abissi nei quali la storia l'ha scaraventata; il suo carisma, la sua attitudine ad occupare da solo il palcoscenico, non hanno consentito, d'altro canto, il delinearsi di una classe dirigente capace, che potesse sostenerlo con continuità. Tra esoneri e allontanamenti, pretese immaginifiche e aspirazioni velleitarie, la carica propulsiva s'è pian piano esaurita senza che i nodi principali venissero sciolti. In particolare, senza che venisse sciolto il nodo della precarietà del bilancio comunale, divenuto ancor più traballante negli anni recenti a causa dell'espansione della massa debitoria; alla cui gestione necessariamente l'amministrazione è vincolata, e il cui onere impedisce che i volumi di spesa pur elevati si traducano in servizi a favore dei cittadini.
 
La prima domanda che occorre porsi è se davvero De Magistris abbia governato senza avere soldi, come a volte si sente dire, e dunque senza spenderne. Il grafico mostra l'importo della spesa complessiva del comune di Napoli e lo confronta con la spesa media di un gruppo di comuni comparabili per dimensione territoriale e popolazione. I dati, espressi in milioni di euro, mostrano che la spesa è stata sempre superiore rispetto a quella media del gruppo di riferimento nel periodo 2013-2017. Lo scostamento percentuale - linea grigia, scala indicata sul lato destro del grafico è stato, nel 2015, addirittura pari al 101,38%. In pratica la spesa del comune di Napoli in quell'anno è stata il doppio di quella media del gruppo di comuni comparabili.

Riveste chiaramente un notevole interesse il capire come i soldi dei cittadini vengano utilizzati. Lo studio si concentra su alcuni capitoli di spesa prendendo come riferimento il 2017, ultimo anno per cui sono disponibili dati affidabili (tabella 1 in basso nella pagina affianco). Fa un certo effetto constatare che il Comune di Napoli ha speso in quell'anno quasi due milioni di euro in «Giornali e riviste» (+657% rispetto al gruppo dei Comuni comparabili) e oltre un milione e mezzo di euro per «Pubblicazioni» (+456%). Anche la spesa per buoni pasto e per il servizio mensa è notevolmente al di sopra di quella del gruppo di riferimento (+134%), sebbene vi sia stata un'attenuazione delle differenze nel tempo (il divario di spesa era pari a +311% nel 2013).

Sul versante della spesa restano comunque irrisolte alcune questioni di maggiore rilevanza, riguardanti il contenzioso (+329% rispetto al gruppo di riferimento), i trasferimenti correnti alle imprese controllate o partecipate (+262%), gli interessi passivi sulle obbligazioni e sui prestiti della Cassa Depositi e Prestiti a medio-lungo termine (+236%). Si tenga presente che queste tre voci di spesa valevano da sole, nel 2017, circa il 7% delle riscossioni, e che ad esse andrebbero aggiunte diverse voci di minore entità concernenti rimborsi di ulteriori mutui e finanziamenti, chiusura anticipazioni a titolo non oneroso da parte delle amministrazioni centrali e così via.

Si noti peraltro che la voce «Chiusura anticipazioni ricevute da istituto tesoriere/cassiere», anticipazioni all'ente per fronteggiare temporanee esigenze di liquidità, da sola assorbe il 16% della spesa complessiva, finendo di fatto per produrre una notevole rigidità di bilancio. In sintesi: sul fronte della spesa non si è proceduto, in questi anni, ad una opportuna razionalizzazione tramite un unico centro di imputazione delle responsabilità; una parte notevole del bilancio è impiegata per il servizio del debito o per consentire alle società controllate o partecipate di sopravvivere; data la necessità di rincorrere i creditori, seppure le uscite complessive del Comune si siano attestate, nel corso della gestione De Magistris, ben al di sopra di quelle medie dei comuni comparabili, tali maggiori uscite non si sono tradotte in maggiori servizi per i cittadini. (Tabella 1 in alto a destra)

Per ciò che riguarda le entrate occorre riconoscere che l'amministrazione De Magistris non è riuscita a venire a capo di problemi antichi, connessi con la difficoltà di convincere i cittadini a pagare quanto dovuto. Non solo di tributi si tratta, ma anche di multe, canoni, tariffe. Nel grafico viene mostrata l'evoluzione dei residui attivi e del rapporto tra riscossioni e accertamenti per ciò che concerne le «Entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa» del Comune. Cosa sono i residui attivi è presto spiegato. Non è detto che un credito del Comune di Napoli, accertato in un dato anno, venga effettivamente riscosso in quell'anno. Se la riscossione non avviene, si forma appunto un residuo attivo; un credito pendente che sarà riscosso nei successivi esercizi finanziari e che concorre all' attivo di bilancio. Come mostra la figura 2, nel periodo 2012-2017, la massa dei residui attivi connessi alle entrate tributarie è quasi raddoppiata. Ciò rappresenta un problema, per il semplice motivo che al crescere della massa dei crediti e all'allungarsi dei tempi di riscossione, cresce la quota di tali crediti che mai saranno riscossi. D'altro canto, nel periodo 2012-2017, il rapporto riscossioni accertamenti s'è ridotto. Si è ridotta in altri termini la capacità dell'amministrazione di riscuotere i crediti venuti ad esistenza.

Ciò che è vero per le entrate tributarie è anche vero per quelle extratributarie. Nel complesso, se si guarda al «Totale generale delle entrate», si osserva che tra il 2012 e il 2017 si è ridotta la quota di crediti riscossi su quelli accertati, da 0,90 a 0,86. Inoltre - mentre i residui attivi esplodevano - è diminuita la quota di riscossioni in conto residui sul totale delle riscossioni (dallo 0,34 allo 0,28).

Ma quanto è indebitato il Comune di Napoli? Molto. La figura 3 mostra l'evoluzione del disavanzo da ripianare e i debiti fuori bilancio accertati nel corso degli esercizi finanziari considerati, a partire dall'insediamento della prima amministrazione De Magistris e fino al 2017. Si noti che a cavallo tra il 2014 e il 2015 sono state introdotte a livello nazionale importanti novità nella contabilità degli enti locali e si è reso necessario un riaccertamento straordinario dei residui. Ciò impone, per ciò che concerne il disavanzo da ripianare, una certa cautela nel comparare gli anni 2012- 2014 con gli anni dal 2015 in poi.

Non vi sembrano tuttavia essere grossi dubbi sulla tendenza complessiva, che è quella di un aumento rilevante del disavanzo, pari a un miliardo e 600 milioni di euro circa al 31 dicembre 2018. Nel 2012 erano di 747 milioni. Tale disavanzo si è marginalmente ridotto tra il 2016 e il 2018 (-14%), quando però sono aumentati in modo consistente anche i debiti fuori bilancio. In effetti, sembra di poter dire che la produzione di debiti fuori bilancio sia diventata, nel corso del periodo considerato, una modalità usuale (e non straordinaria) di gestione amministrativa. Probabilmente sono state, in sede di bilancio di previsione e dati i vincoli stringenti cui l'Amministrazione deve sottostare, regolarmente sottostimate le risorse necessarie per finanziare alcuni capitoli di spesa, con la conseguenza di produrre massa debitoria fuori bilancio nel corso degli esercizi finanziari di riferimento.

Per completezza, e per dare anche il senso delle gravi difficoltà in cui versa Napoli, occorre pure considerare che la per la grandissima parte (1.237 milioni di euro nel 2017), i debiti di finanziamento del Comune non sono assistiti da contribuzioni statali, regionali o altri enti delle amministrazioni pubbliche.

Nel complesso quando De Magistris ha vinto le elezioni nel 2011 la situazione del bilancio era critica. Come l'evoluzione dei principali indicatori dimostra, essa è però addirittura peggiorata successivamente. Quanto questo sia dipeso dall'Amministrazione, e quanto da cause su cui essa non ha dominio, è molto difficile a dirsi. Di sicuro c'è che guardando ai principali indicatori di bilancio dal 2011 in poi, non si evincono gli effetti di alcuna rivoluzione. Né arancione, né d'altro tipo. 
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