Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ha incontrato a Palazzo San Giacomo, sede istituzionale del Comune, il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
Un «proficuo confronto - si legge in una nota - sulle priorità di Napoli e della sua area metropolitana, sul ruolo dei Comuni nella dinamica politico-istituzionale e sulle politiche necessarie per lo sviluppo economico-sociale del Mezzogiorno».
Alla riunione ha partecipato anche il sindaco di Bari e presidente dell'Anci, Antonio Decaro. Molti, si apprende dal Comune di Napoli, i temi su cui si è registrata una convergenza.
In particolare «il confronto necessario sulla riforma dell'autonomia differenziata, nell'ottica di superare il principio della spesa storica e di garantire una rinnovata e rafforzata centralità alle città; la gestione - nel confronto con il Governo - dei possibili effetti sociali delle misure di riduzione del Reddito di Cittadinanza con particolare attenzione al Sud; l'elaborazione di efficaci politiche attive per la formazione ed il lavoro da mettere in campo a Napoli, in Campania ed in tutte le regioni meridionali; il rafforzamento dei poteri dei Comuni per potenziare l'erogazione dei servizi pubblici ai cittadini».
Dopo l'incontro con Manfredi, il candidato a segretario del Pd si è recato al Pan per visitare la mostra permanente sul giornalista del Mattino ucciso dalla camorra Giancarlo Siani.
«Credo - ha risposto circa le recenti dimissioni del dirigente casertano - che questo sia accaduto in molte parti d'Italia negli anni recenti. Io non ho ancora nessun ruolo per poter prendere decisioni o dare indicazioni, vengo qui come in tutta Italia per dire qual è il Pd che ho in mente. Ho in mente un Pd che parli meno di nomi e cognomi, cioè della sua classe dirigente, perché rimarrebbe più tempo per parlare di contenuti. Credo comunque - prosegue - che siano i territori che debbano prendere decisioni, tant'è che come ho già detto se divento segretario non accadrà mai più quello che è accaduto ora, non è possibile che una classe dirigente non si candidi nei collegi, ma soprattutto se rimarrà questa legge elettorale saranno i campani ad esempio a decidere chi saranno i candidati al Parlamento. Faremo le primarie se non cambierà la legge elettorale. Non perché sia lo strumento perfetto ma perché se dobbiamo sbagliare meglio che sbagliamo tutti insieme e non qualcuno da solo a Roma»