Insurgencia, ora si indaga sui tre blitz anti De Luca

Insurgencia, ora si indaga sui tre blitz anti De Luca
di Mary Liguori
Mercoledì 11 Dicembre 2019, 07:30 - Ultimo agg. 14:38
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Le indagini sul centro sociale Insurgencia non riguardano solo il lancio di sacchetti contro il governatore De Luca avvenuto ad Aversa il 30 novembre. Non ci sono solo i due «lanciatori» di immondizia, di cui uno minorenne, sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti, ma anche altri attivisti del centro sociale.

Sono tre, al momento, le Procure al lavoro per stabilire se dietro gli attacchi al presidente della Regione ci sia un'unica regia. A Palazzo di Giustizia di Napoli Nord il cerchio si è chiuso due giorni fa con l'identificazione dei dieci facinorosi che hanno innescato i disordini ad Aversa e la posizione del 17enne vicino a Insurgencia, che ha materialmente scagliato una delle due buste di rifiuti contro De Luca, è ovviamente passata al vaglio della Procura per i minori. Contro di lui, e contro il suo complice maggiorenne, la Procura diretta da Francesco Greco ipotizza il reato di violenza e minaccia a corpo politico dello Stato. Ma ci sono sul piatto anche le altre denunce che il governatore ha sporto nel tempo, per episodi che lo hanno avuto suo malgrado per protagonista, e che si sono verificati nel territorio di competenza della Procura di Napoli.

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Il primo caso sul quale si lavora è quello dell'aggressione che il governatore subì all'ospedale La Schiana di Pozzuoli nel 2018, quando un gruppo di attivisti pure lo bersagliò con sacchi di spazzatura. Anche in quel caso, trapela in questi giorni, dietro i cartelli di Stop Biocidio si celavano alcuni esagitati di Insurgencia. E visto il comune «modus operandi», la polizia sospetta che gli autori del gesto fossero animati da una comune «ideologia». Come, sempre secondo gli accertamenti in corso, c'erano alcuni di loro alla manifestazione di Stop Biocidio terminata sotto Palazzo Santa Lucia nel marzo 2018 e allo show nel piazzale della Cumana al Dazio, quando De Luca, dopo l'ennesima contestazione, rispose per le rime a disoccupati e centri sociali. Frizioni che non hanno mancato di avere risvolti politici, con clamorosi black out con il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che peraltro proprio in questi giorni si è detto pronto a correre per le Regionali per «far perdere» De Luca. Tornando agli attacchi al governatore, negli ultimi due anni sono state diverse le occasioni in cui il presidente della Regione è stato preso di mira da centri sociali, Lsu e disoccupati. E diverse le volte in cui De Luca ha dichiarato che contro di lui è in atto una strategia della provocazione, ha parlato di «delinquenti» e «camorristi», di «regia unica» e di «attacchi squadristi».

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Se è come sospetta il governatore, se davvero le contestazioni sfociate in violenza sono opera di un'unica mente e di una pluralità di mani, saranno le indagini della Digos a chiarirlo. E quale ruolo abbia avuto Insurgencia pure lo stabiliranno le verifiche in corso. Ché, non lo si può escludere, le degenerazioni potrebbero essere frutto delle condotte di singoli attivisti e non di una strategia vera e propria con tanto di mandanti ed esecutori sul campo. Qualsiasi ipotesi, al momento, sarebbe azzardata. L'unica certezza è quella che viene dall'identificazione dei dieci soggetti protagonisti dei disordini di Aversa. Tre in particolare. I due «lanciatori» di sacchetti, come detto considerati attivisti del centro sociale, e una donna, il cui nome compare tra quelli dei denunciati per manifestazione non autorizzata, che era presente anche all'ospedale La Schiana quando su De Luca si abbatterono le buste di spazzatura. Sia durante i disordini puteolani che nel corso delle contestazioni aversane, la donna ha lasciato una firma. È stata identificata grazie al cartello che esibiva in entrambi i casi sul quale si legge: «Munnezza, per te oro, per noi veleno: De Luca, vattenne».

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