Napoli, l'accusa dei giovani dem: «Pd partito autoreferenziale, noi usati solo per i selfie»

Napoli, l'accusa dei giovani dem: «Pd partito autoreferenziale, noi usati solo per i selfie»
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 21 Dicembre 2018, 11:00
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«Beh, la domanda ricorrente è chi te lo fa fare...». Ilaria Esposito, ha 26 anni ed è segretaria regionale dei giovani democrat da un anno e mezzo. Ed ha un solo rammarico: «Io sto da 8 anni nel Pd e mi domando quando sarò abbastanza giovane da essere ascoltata da una comunità che è ormai autoreferenziale». Laureanda in ingegneria edile, ripetizioni il pomeriggio, un lavoro in un pub e, ancora, l'impegno in politica tra Napoli e Torre del Greco dove vive.

Praticamente un massacro.
«Ora sto tornando da un'assemblea a Roma (dell'area Zingaretti, ndr) ma l'importante è lavorare per cercare di riportare la politica in un partito ormai autoreferenziale».

Beh, ora c'è il congresso.
«La maggior parte di noi si aspettava altro».

Tipo?
«Un congresso sui temi, sulle piattaforme politiche dopo una collezione interminabile di sconfitte. Occorrerebbe cambiare passo invece continuiamo a parlare di noi stessi perdendo di vista l'obiettivo. Eppure quest'anno ci saranno Europee e Amministrative e se non iniziamo a mettere in campo proposte serie scompariamo. Specie se dall'altro lato abbiamo uno come Matteo Salvini che è in campagna elettorale permanente. Noi invece dovremmo raccontare l'Europa come un'opportunità e non come una minaccia secondo la declinazione di grillini e leghisti».
 
Chi dovrebbe farlo?
«I nostri dirigenti che un tempo, nemmeno non molto lontano, avanzavano proposte e pensieri politici. E ora? Nulla».

Ma quando, in vacanza o in viaggio, qualche coetaneo viene a sapere che sei un dirigente politico, come reagisce?
«Molti dicono chi te lo fa fare o, peggio, cosa significa o a cosa serve la tessera. Li capisco perché una iscrizione a qualsiasi associazione prevede di abbracciare una mission. Ma nel Pd, la maggior parte delle volte, non c'è o non si capisce».

I democrat a Napoli sono al minimo storico.
«Certo ma se volevano i dirigenti potevano intervenire. Noi stiamo ancora aspettando il lanciafiamme di Renzi anche se io sapevo sarebbe andata a finire così: tutto nell'oblio».

Potete contribuire voi giovani.
«E come? Il congresso è solo un nuovo ridisegno del potere, un nuovo risiko e basta. Io sto da otto anni nel Pd e mi domando quando sarò ascoltata».

In che senso?
«I giovani non sono ascoltati, poi superano i 30 e non possono parlare a nome dei giovani. Un paradosso. Noi, under 30, spesso serviamo come bandierine nei selfie e nient'altro. Ma nel frattempo la mia generazione è emigrata. Al Nord quando va bene, ma sempre più spesso all'estero per non tornare mai più in questo Paese. Mollano tutto, anche l'attività politica: in media ne saluto uno al mese. E li capisco: la vita altrove, che non sia Napoli o l'Italia, è più facile».

Cosa dovrebbe fare il partito?
«Offrire prospettive reali perché la vita non funziona con gli algoritmi di Facebook».

E se fosse una partita persa: tutti vogliono andare via da Napoli o l'Italia. Fortunatamente chi è giovane può farlo.
«Dopo il 4 marzo, quando nel Pd tutti erano afflitti, molti giovani si sono avvicinati alla politica. Hanno fatto la tessera perché nei momenti di difficoltà, le nuove energie rialzano la testa e cercano di mettere un argine al niente o alla paura. Ma noi del Pd a queste persone cosa offriamo? Non è una domanda che si fanno in molti».

Sogni di mollare anche tu?
«Io la nave non l'abbandono ma gli altri sì. La verità è che serve un partito di in cui contano le persone, non solo i grandi nomi».

Una laurea per un lavoro a Napoli?
«Studio ingegneria edile perché mi interessa recuperare spazi dismessi e dargli nuova vita. Solo a Torre del Greco ci sono 13 ville vesuviane abbandonate che aspettano...».

Altrove sarebbero già state recuperate.
«Appunto».
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