Napoli, accordi e disaccordi alla kermesse di Forza Italia

Napoli, accordi e disaccordi alla kermesse di Forza Italia
di Emiliano Caliendo
Sabato 21 Maggio 2022, 00:21 - Ultimo agg. 08:18
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I 1155 posti della Sala Europa del Palacongressi alla Mostra d'Oltremare risultano tutti più o meno occupati. Gli amministratori, i dirigenti e la base di simpatizzanti e militanti (convogliata da diversi bus da tutto lo Stivale) di Forza Italia rispondono presente all’appuntamento di due giorni di Napoli. Sono tremila, infatti, i pass rilasciati nel corso della giornata. L’aria che si respira è quella da tentativo di revival dei bei tempi che furono per i berlusconiani campani, con la macchina organizzativa del partito e della giovanile di Forza Italia Napoli a supervisionare sulla buona riuscita dell'evento come richiesto dall’organizzatore principale della kermesse, l’europarlamentare e vicecoordinatore regionale Fulvio Martusciello.

«L’Italia del Futuro – la forza che unisce», allora serve non solo a discutere di Europa, covid, Pnrr e  soprattutto Sud. Ma anche a fornire l’impressione di un partito forte e coeso nonostante la lotta tra correnti locali, e i mal di pancia del ministro per le autonomie Maria Stella Gelmini nei confronti della linea del partito, e del suo leader Berlusconi, sulla guerra in Ucraina. E dall’atmosfera gaudente e rilassata di Cicciotto a Marechiaro, l’ex premier conferma la sua visione «dialogante» ai fini della risoluzione del conflitto tra l’Ucraina e la Russia dell’(ex?) amico Vladimir Putin: «Io dico che inviare armi significa essere cobelligeranti, essere anche noi in guerra. Cerchiamo di far finire in fretta questa guerra e, se dovessimo inviare armi, sarebbe bene non farne tanta pubblicità». E poi, sempre il Cav: «Per portare Putin al tavolo delle trattative non bisogna fare le dichiarazioni che sento da tutte le parti, dalla Gran Bretagna alla Nato».

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Una posizione originale se si considera quella del presidente in pectore del Partito Popolare Europeo (famiglia politica a cui Fi appartiene), in attesa del congresso di Rotterdam, Manfred Weber, potente capogruppo dei popolari europei a Bruxelles, presente alla Mostra d’Oltremare e introdotto sul palco dall’amico e collega Antonio Tajani. Per Weber il dialogo con la Russia potrà essere ripreso dopo la guerra ma «avendo ben in mente che la Russia e Putin sono responsabili dei crimini di guerra come a Bucha, per esempio». Il politico bavarese si è detto pessimista sulle relazioni euro-russe in futuro: «Putin sta distruggendo un paese innocente come l’Ucraina. È difficile pensare che possiamo tornare alla normalità con questa Russia e questa leadership russa». Sui tempi di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, Weber prospetta uno scenario realistico, non di breve termine: «Gli ucraini stanno combattendo attualmente la nostra battaglia europea a difesa della democrazia, dello stato di diritto e della libertà, ed è per questo che voglio dare loro un chiaro segnale: sì, possono unirsi all’Ue, e credo dovranno diventare membri dell’Unione Europea. Certo non in tempi brevi perché stanno affrontando comunque una guerra. Ma ovviamente saranno i benvenuti».

Tra un panel e l'altro, sulla gestione del partito, i forzisti di alto rango non si sbilanciano troppo nelle dichiarazioni rilasciate ai cronisti. Va (quasi) tutto bene, dunque. Lo conferma Licia Ronzulli, factotum del cerchio magico di Silvio Berlusconi e neo-coordinatrice degli azzurri in Lombardia, nonostante l'irritazione manifestata da Maria Stella Gelmini sulla nomina. «C'è stato - dice Ronzulli - un tempo in cui alle manifestazioni non partecipava così tanta gente, invece, in questa fase ci sono un sacco di persone che hanno voglia di partecipare e mettersi al servizio di un bene comune. Oggi ci saranno state duemila persone, vuol dire che c'è tanta voglia di partecipare, tanto entusiasmo. Direi che lo stato di salute di Forza Italia è ottimo. Non penso mai che le polemiche possano aiutare un partito a crescere, anzi». Più espansivo il senatore Maurizio Gasparri che rassicura: «Si possono esprimere idee, confrontandosi liberamente, l’importante è che non ci siano astio e riserve mentali». Il parlamentare azzurro non risparmia poi una stilettata al capo delegazione di Fi nel Governo Gelmini. «Nessuno può lamentarsi perché tutti hanno ruoli e compiti di responsabilità. Chi al governo, chi nel partito». Dello stesso parere, seppur più sfumato, il ministro per il Sud Mara Carfagna: «La presenza di Berlusconi è un segnale molto bello, nessuno vuole sciuparlo alimentando polemiche interne».

La ministra, originaria di Salerno, ma legatissima a Napoli dove è stata eletta in diversi tempi parlamentare, consigliere comunale e consigliere regionale, alla fine archivia anche il battibecco a mezzo social con il governatore Vincenzo De Luca sul meeting istituzionale da lei organizzato a Sorrento. «Per me è una questione chiusa – chiarisce - anche se la polemica innescata dal presidente De Luca mi dispiace. La stagione dell'isolamento e della protesta questo territorio l'ha già conosciuta quando de Magistris era sindaco e non ha portato bene a questa città. Mi auguro che quel modello non venga trasferito alla Regione». Nel corso della giornata, sulla questione, l’ex governatore Stefano Caldoro ha apostrofato De Luca come un bullo. Mentre il coordinatore nazionale del partito Antonio Tajani ha consigliato al presidente di Regione di «prendersi un altro Maalox».

Tiene sempre banco anche il futuro della coalizione di centrodestra, dopo il recente vertice dei leader ad Arcore, conclusosi con un duro comunicato della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che lamenta «l’unità di forma e non di fatto» dell’alleanza.

Tant’è che i tre principali partiti di centrodestra corrono da soli in molti comuni alle prossime amministrative e non hanno trovato un accordo per una candidatura unitaria in Regione Sicilia. «Il centrodestra lo ha inventato Berlusconi, proiettato verso il futuro. Ha un suo idem sentire, l’importante è che i protagonismi individuali dei leader si armonizzino con lo spirito inclusivo che la coalizione deve avere», taglia corto Gasparri che non mette in discussione l’alleanza. Dello stesso avviso Caldoro: «Dove vinciamo tutti insieme, poi governiamo bene insieme».

In una riflessione sull’Europa – «l’Ue sta dando grande prova di sé sulle sanzioni e la strategia energetica del RepowerEu. Sta nascendo l’Europa di Draghi e Macron» – il ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta sbarra la strada ad ogni forma d’ideologia sovranista all’interno della coalizione: «L’unica sovranità è dell’Europa, una sovranità di un Paese non ha senso. Lo abbiamo visto con i vaccini. All’inizio c’era confusione, poi quando l’Europa ha iniziato a comprare i vaccini direttamente, abbiamo fornito prova al mondo di efficienza ed efficacia. Per questa ragione il sovranismo nazionale è una contraddizione in termini. Meloni – conclude caustico - è all’opposizione e fa il suo mestiere di opposizione, Salvini è al governo quindi penso sia assolutamente d’accordo, visto che ha votato tutto finora».

A proposito di Europa, nel corso della kermesse non sono mancate diverse riflessioni sul Pnrr. Sul tema, tra i presidenti di Regione  – presenti tra gli altri Donato Toma per il Molise, Alberto Cirio per il Piemonte, Vito Bardi per la Basilicata – ci pensa il governatore della Calabria Roberto Occhiuto a dire la sua: «Il nostro Paese è arrivato tardi all’appuntamento col Pnrr. Come se avessimo riempito dei vagoni di risorse senza costruire i binari. È un problema che appartiene a tutto il Paese e soprattutto alle Regioni del Sud dove ci sono problemi nelle amministrazioni locali dei tanti comuni in dissesto o predissesto che a volte non hanno nemmeno il segretario generale, figurarsi l’ingegnere capo o la struttura tecnica per partecipare ai bandi del Pnrr. Le Regioni purtroppo sono poco considerate: a volte svolgono solo la funzione di aggregatori di progetti». Occhiuto chiede quindi una «riforma dell’attuale governance» del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, «altrimenti rischiamo di perdere un appuntamento con la storia che il Paese e il Mezzogiorno non possono permettersi di perdere».

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