La legge del caos che frena il rilancio

di Vittorio Del Tufo
Martedì 5 Giugno 2018, 10:00
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Diventa sempre più difficile trovare argomenti validi per replicare agli aspiranti medici che preferiscono cercare fortuna all'estero anziché rinfoltire la pattuglia degli specializzandi sottopagati (o non pagati affatto) in Campania. Difficile rispondere allo scoramento, alla rabbia, alla frustrazione di chi da sei mesi non percepisce lo stipendio e vede ancora lontana la realizzazione di un sogno per il quale ha studiato tanto. Il caso degli specializzandi in medicina generale, che lottano per veder riconosciuto il sacrosanto diritto all'erogazione di uno stipendio, esprime in modo piuttosto eloquente il disordine amministrativo e un certo caos burocratico che ostacola i progetti di rilancio della Sanità in Campania, nonostante gli sforzi messi in campo negli ultimi mesi. È un disordine amministrativo che si riverbera quotidianamente su funzioni di straordinaria importanza per la popolazione, ostacolando il funzionamento di servizi essenziali.

Un disordine che tocca dunque non solo i nervi scoperti dei medici, ma anche la carne viva dei cittadini, già parecchio esposta a disservizi di vario tipo. A questo caos la Regione sta cercando proprio in queste ore di porre rimedio, sbloccando i decreti di pagamento di gennaio e febbraio. Ma il pasticcio è servito.

Il danno perpetrato nei confronti dei giovani medici non è solo economico ma anche professionale. In un contesto già difficile, dominato dal blocco del turn over, dalla fuga dei medici dai pronto soccorso degli ospedali più esposti, dal dramma degli ospedali sovraffollati spesso oltre il limite della decenza, dai ritardi sul fronte delle diagnosi precoci, l'apporto fornito dagli specializzandi è prezioso. Lo è soprattutto nel periodo estivo, quando nelle strutture sanitarie i giovani medici, spesso con famiglie a carico, devono occuparsi praticamente di tutto, marcando la presenza con abnegazione. Le visite agli ammalati, il dialogo con i familiari dei degenti, l'organizzazione delle attività di reparto, le prestazioni in day-hospital, l'assicurazione dei servizi di emergenza: agli specializzandi, schiacciati da una macchina burocratica che fa acqua da tutte le parti, si chiede molto ma si offre poco, e quel poco diventa sfiducia, incertezza, avvilimento e paura. Sullo sfondo di una sanità campana che sconta disastri antichi e che sta cercando lentamente di risalire la china. E la classifica dei livelli essenziali di assistenza (Lea).

Negli ultimi anni, l'attenzione al solo rientro dagli eccessi di spesa e alla copertura dei disavanzi di Asl e ospedali è stata accompagnata solo in minima parte da un'adeguata attenzione al superamento delle disuguaglianze sul fronte del diritto alla salute. Il trattamento riservato agli ottanta specializzandi - al lavoro per otto ore al giorno, costretti a chiedere i soldi ai genitori e messi in ginocchio dalla burocrazia - è l'altra faccia della medaglia. Il fermo immagine di una sanità che tra inefficienze e ritardi sconta decenni di incrostazioni. E nodi irrisolti che a dispetto delle buone intenzioni rischiano di bloccarne il rilancio.
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