«Io mi sono vergognato, lo ripeto vergognato nella trattativa con Palazzo Chigi quando mi sono sentito dire che “Napoli non manteneva le promesse”. Ho un testimone che è Baretta, all’epoca era sottosegretario al Mef. Il tempo delle favole è finito. Ora è il tempo della serietà amministrativa, di un governo trasparente che guarda ai bisogni dei cittadini». Così il sindaco Gaetano Manfredi al tramonto di un Consiglio comunale movimentato sul salva Napoli. Il riferimento è a un paio di anni fa e il primo cittadino era Luigi de Magistris. L’ira di Manfredi arriva sull’ultimo passaggio in Consiglio comunale del salva Napoli, vale a dire la relazione dell’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta. Su questo si consuma il primo strappo politico dell’era dell’ex rettore. Ed è con le opposizioni di sinistra cioè con Alessandra Clemente - ex assessora, candidata a sindaco ed ex pupilla di de Magistris - e Antonio Bassolino.
Un sodalizio politico nato per le elezioni in Città metropolitana e che sta trovando punti di convergenza anche in Sala dei Baroni. L’oggetto è la relazione dell’assessore, vale a dire gli obiettivi che il Comune deve raggiungere per far fruttare il salva Napoli e che finiranno di qui a qualche ora all’attenzione del premier Mario Draghi.
In questo contesto Nino Simeone e Gennaro Rispoli riescono a bloccare una delibera rinviata nella commissione competente - di due anni fa - con la quale beni immobili di pregio dovrebbero andare all’Asl Napoli 1: «In un periodo come questo - dice Simeone - con i grandi sacrifici economici che stiamo chiedendo e che chiederemo ai napoletani, mi chiedo come sia possibile “regalare” alla Asl immobili così prestigiosi dal punto di vista storico, culturale e soprattutto economico- sociale? Tra questi l’ospedale Annunziata e gli Incurabili».
Baretta per quarta e probabilmente ultima volta relaziona sul salva Napoli e quello che viene fuori è un dato - come anticipato da Il Mattino nell’edizione del 6 febbraio - drammatico sul fronte dell’evasione fiscale: «La volta scorsa abbiamo prestato attenzione all’innaturale “equilibrio” tra i quartieri, per cui le differenze tra i quartieri cosiddetti “alti” - non nel senso geografico - e quelli “popolari” sono così ingiustificatamente esigue per quello che riguarda il pagamento delle tasse». Quindi l’assessora affonda il colpo: «Nel frattempo abbiamo aggiornato il dato assoluto, per cui possiamo dirci che il Comune ha oltre 800 milioni di crediti verso i cittadini per multe non pagate; oltre 700 milioni di Tari non riscossa, e così via, per 2 miliardi complessivi; ma credo che sia un dato per difetto».