Marcia per la pace a Napoli, ​De Luca divide la politica

Marcia per la pace a Napoli, De Luca divide la politica
di Valerio Esca
Martedì 11 Ottobre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 12 Ottobre, 07:27
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È nata sotto una cattiva stella la manifestazione per la pace promossa dal governatore campano Vincenzo De Luca. Tante le adesioni, ma altrettante le stilettate riservate al presidente della Regione. Parole indigeste quelle pronunciate dall’ex sindaco di Salerno durante la presentazione dell’iniziativa, che si terrà a Napoli il prossimo 28 ottobre. «Non entreremo nel merito del conflitto e di valutazioni più politiche – ha detto De Luca -, vogliamo che la manifestazione sia aperta a tutti. Se entriamo nel merito qualcuno potrà sempre dire che nel Donbass sono stati violati gli accordi di Minsk, o che l’allargamento della Nato è una violazione degli accordi non scritti presi dopo la caduta del Muro di Berlino». Diversi i leader politici a bollare la posizione di De Luca come «ambigua» e in alcuni casi addirittura «filorussa». 

Chiede chiarezza Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale, che a “Il Mattino” spiega: «Vedo che autorevoli esponenti del Pd stanno dando sostegno all’iniziativa di Vincenzo De Luca. C’è un modo per dissipare ogni ambiguità sulla convocazione della piazza pacifista: De Luca porti la sua marcia della pace sotto il consolato o l’ambasciata russa e chieda a Mosca di fermare la guerra che ha iniziato e che sta portando avanti con il bombardamento di città e civili inermi. Siamo tutti ansiosi di vedere finalmente le parti intorno a un tavolo, ma al momento manca qualsiasi riscontro dal versante russo, anzi si assiste a un’escalation di attacchi e minacce: è sul Cremlino, non su altri, che bisogna fare pressione». Si unisce al coro il leader di Azione Carlo Calenda: «Credo che le manifestazioni per la pace che mettono tutti sullo stesso piano sono in realtà manifestazioni che hanno una componente di immoralità, perché non dicono con chiarezza “c’è un aggressore, c’è un aggredito, vogliamo trovare una via d’uscita?”.

Se noi non riconosciamo questo perdiamo la bussola morale, ma anche la bussola in politica internazionale». Poi incalza: «Il sostegno all’Ucraina ogni giorno viene messo in dubbio dai 5 stelle, da Salvini, Berlusconi e da un pezzo del Pd. La linea di Letta è chiara, ma per un pezzo del Pd non è così». 

L’obiettivo indicato da De Luca è quello di chiedere «un immediato cessate il fuoco»: un messaggio che evidentemente non è riuscito a convincere tutti. «Le manifestazioni per la pace – aggiunge il segretario del Psi, Enzo Maraio - sono giuste se hanno un messaggio di fondo: fuori la Russia dall’Ucraina. Non è il tempo di lasciare spazio a diverse interpretazioni». L’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini invece evidenzia: «Qualcuno si ostina a dire che Putin è stato provocato e cerca di fornire nuove giustificazioni ad un atto di criminalità comune come quello di questa mattina che ha portato il terrore nelle città ucraine. Mi auguro che le preannunciate manifestazioni per la pace sappiano distinguere con chiarezza gli aggrediti e gli aggressori, i carnefici e le vittime. Ogni equidistanza sarebbe inaccettabile». 

Il punto di ritrovo fissato per la manifestazione sarà a piazza Matteotti, con tanto di palco, casse e microfoni. Sono attesi i bus delle scolaresche, ma anche una forte partecipazione che arrivi dal mondo religioso, sindacale, delle università, delle scuole, del volontariato e chiaramente istituzionale. Di due giorni fa l’adesione dell’Anci Campania, attraverso le parole del presidente Carlo Marino, sindaco di Caserta: «Non c’è più posto per le armi nella storia dell’umanità!». Una piazza dove però De Luca si auspica di vedere «più bandiere della pace, che bandiere di partito». E proprio un riferimento alle bandiere arriva da Filippo Sensi, attraverso Twitter. «Non credo che nessun democratico possa scendere in piazza oggi se non in una manifestazione sbandierata di gialloblu, al fianco dell’Ucraina, contro la dittatura sanguinaria di Putin e per una pace giusta, quella dell’Ucraina libera, democratica, indipendente». Un’altra ministra ad entrare a gamba tesa nel dibattito è Mariastella Gelmini, alla guida del dicastero degli Affari regionali: «L’unica manifestazione per la pace possibile è a sostegno del popolo ucraino aggredito. Oggi, domani, sempre, con il popolo ucraino». Lo stesso De Luca ieri ha tentato di fare chiarezza: «La manifestazione sarà una bella giornata di mobilitazione e un invito fortissimo ai giovani e alle forze politiche ad impegnarsi davvero per un’iniziativa di pace. Il primo momento è sempre quello più difficile, c’è un clima ovviamente di preoccupazione, di dubbi, di sospetti che un cessate il fuoco possa avvantaggiare qualcuno. Ma il cessate il fuoco significa congelare la situazione per quella che è, ed avviare concretamente un’iniziativa». 

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Tra i dem c’è chi, come Lia Quartapelle, responsabile Esteri del Pd, mette in risalto che «senza solidarietà a chi subisce in prima persona gli effetti della guerra, manifestare per la pace diventa un esercizio buono solo per la polemica interna». Marco Miccoli, membro della direzione nazionale del Pd, sembra invece – senza nominarlo – correre in difesa del governatore campano: «La quasi totalità delle persone che sentono il bisogno di manifestare per la pace non ha nulla a che spartire con il fascista guerrafondaio Putin. C’è bisogno di un cessate il fuoco immediato. Chi etichetta le mobilitazioni pacifiste che hanno questo obiettivo come filo-Putin, fa un’operazione di sciacallaggio politico. Chiunque cerca divisioni sulla pace è un irresponsabile. Vale per gli scettici e per i duri e puri. E vale soprattutto per chiunque tenti di metterci sopra il proprio cappello».  

Alla chiamata alla pace di De Luca risponde invece presente la Uil Campania: «Aderiamo alla manifestazione lanciata dal presidente della Regione - ha fatto sapere il segretario generale del sindacato regionale Giovanni Sgambati -, perché crediamo che oggi più che mai è necessario unire le nostre voci e vedere la partecipazione di tutta la collettività per fermare un conflitto che ha messo in ginocchio l’Ucraina con tante pesanti ricadute economiche anche sull’Europa». Intanto Arci e Acli lavorano con i sindacati per mettere a punto la manifestazione pacifista del 5 novembre, preceduta dalla tre giorni dal 21 al 23 ottobre della Rete per la pace e il disarmo.

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